Di GREGORIO DE FALCO

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alcuni giorni fa ha dichiarato che: ”è sconcertante quanto avviene in più luoghi ai confini dell’Unione. È sorprendente il divario tra i grandi principi proclamati e il non tener conto della fame e del freddo cui sono esposti esseri umani”.

In Polonia, da parte di alcuni, si fa riferimento ad un presunto “attacco ibrido” e si afferma che quel territorio sarebbe sottoposto al più grande tentativo di invasione, dai tempi della Germania nazista. Dunque il governo di Varsavia utilizza un gergo militaresco, pur riferendosi a bambini, a donne e a uomini che chiedono aiuto e asilo, mentre sono abbandonati al freddo al confine tra la Bielorussia e la Polonia. Quella gente non costituisce di certo una minaccia. Evocare impropriamente l’aggressione nazista non conferisce giustificazione  alcuna alla violenza e al respingimento effettuato con l’uso di lacrimogeni e idranti di circa 4000 disperati.

Già vi sono state 12 vittime, persone morte di stenti nei giorni scorsi, e tra essi un bambino curdo che è morto di freddo. Mentre il governo di Minsk, Lukashenko, spinge i migranti verso l’Europa, la Polonia chiede all’Unione europea di finanziare la costruzione di un muro da porre al confine della “fortezza Europa”, area geografica in cui 450 milioni di cittadini europei si teme siano sopraffatti da quei 4000 disperati. E non si tiene in alcun conto che ogni anno il bilancio demografico naturale registra una consistente diminuzione della popolazione europea. Nel 2019 infatti la differenza tra nascite e morti è stata di 500mila persone in meno.

Al confine Tra Bielorussia e Polonia ci sono persone che muoiono di fame e di freddo; su questa la situazione dobbiamo interrogare le nostre coscienze che non possono restare indifferenti. Non possiamo consentire che ogni giorno un mattone si aggiunga al muro che ciascuno costruisce nel proprio animo, sempre più freddo, solitario e cieco.

Non c’è un esercito, non c’è alcuna minaccia ai confini europei: da chi e da che cosa ci dovremmo difendere, se non da una visione del mondo incentrata sull’egoismo, che priva ciascuno della speranza e del futuro? Ignoranza, paura e rabbia sono terreno di coltura per forze totalitarie, e sono sintomo di involuzione della democrazia, la quale invece dovrebbe essere inclusione, giustizia e solidarietà.