Caro Direttore,

Se pensiamo che il nostro giornale sta raccogliendo in tutto il mondo piú firme che cittadini italiani che vogliono votare per il COMITES di Montevideo, ci rendiamo conto che noi, questa piccola isola tricolore nata nel secolo XXI, è riuscita a contribuire a raccontarci, ad unirci, a riflettere, ad abbellire i nostri pensieri, a farci sentire piú italiani, piú italiani di quanto ci puó far sentire il Console o l'Ambasciatore di turno. 

Capiamo benissimo che il fenomeno mondiale dei 6 milioni di cittadini italiani all'estero ha delle particolarità molto diverse a quelle che noi cerchiamo di promuovere. Di questi milioni, solo una ridicola parte è italiana "di cuore e anima", mentre il resto lo è per convenienza: VUOLE SOLO IL PASSAPORTO...... 

Siamo anche coscienti che il mondo è globale, soprattutto è comprensibile per noi italiani che, da tanti secoli, abbiamo portato in tutto il pianeta, i nostri naviganti, i nostri scienziati, i nostri artisti o i nostri medici.

Se di tutti gli aventi diritto a votare, al di là del fatto (anche ridicolo) che per votare per i COMITES dovevamo iscriverci come se non avessimo il diritto di per se, meno del 5% ha deciso di farlo, vuol dire che la comunità italiana, concepita come si é fatto fino ad ora, non esiste più. 

C'é nel mondo una perdita di valori ormai cronica, non solo per quanto riguarda "sentirsi appartenenti ad una nazione", ma in tutti i sensi. 

Ormai c'é molto più orgoglio appartenere alle minoranze LGTB che essere italiani o inglesi o francesi: quanto può sentirsi orgoglioso della Francia un francese, quando in tutto il paese, dei nati negli ultimi 20 anni, il 50% sono musulmani?

Il mondo é profondamente cambiato e continuerá a cambiare, non ci saranno presto più frontiere, diventate ultimamente più importanti soltanto per isolare una endemia. Ció che, fino a qualche decennio fa, era importante, quando ci cadeva qualche lacrima mentre ascoltavamo l'Inno di Mameli in un Campionato del Mondo o quando eleggevamo una Miss per una finale di Miss Italia nel mondo, o quando aspettavamo con ansia la cena mensile di un'associazione, giá non ha nessuna importanza. 

Siamo italiani "tecnicamente" ma ormai non piú con quell'orgoglio di essere i discendenti di Dante Alighieri, di Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Caravaggio o di Enrico Fermi. Oggi non guardiamo piú, con lo stesso orgoglio, la nostra Nazionale Campione d'Europa e non ci scuote più ammirare la bellezza della Pietá a San Pietro.

Quei pochi che ancora siamo i figli di una tradizione, di un costume, di un'idea abbiamo invecchiato troppo e non siamo riusciti a trasmettere quell'italianità a figli e nipoti. In parte è colpa nostra... Come rimediare????????

STEFANO CASINI