Gentile Direttore,

Ho avuto modo di leggere l'intervista alla consigliera in scadenza del Cgie Silvana Mangione; intervista nella quale la consigliera — evidentemente risentita per la mia recente proposta di legge, nella quale si prevede la sostituzione del Consiglio generale degli italiani all'estero con un'assemblea annuale dei presidenti dei Comites — mi cita senza citarmi. La prego di voler pubblicare questa mia risposta.

In primo luogo non si può che notare il basso e sconfortante livello di chi, riferendosi ad una parlamentare della Repubblica, non prova alcuna vergogna nell'appellarla «pischella». Mi chiedo sempre, in questi casi, se le parole usate sarebbero state le stesse nel caso si fosse rivolta a un uomo. Ma qui le aggravanti sono molteplici: non solo con quel termine si manca di rispetto a una donna, e al ruolo che questa ricopre in quanto parlamentare; è anche triste notare come queste offese giungano da un'altra donna. Di più: una donna che ricopre e ha ricoperto prestigiosi incarichi istituzionali, e dalla quale ci si aspetterebbe, come minimo, un poco di eleganza, e di correttezza.

Ora: io non ho, evidentemente, l'età della signora Mangione; così come non posso vantare i suoi numerosi anni di servizio in questa o quell'altra istituzione. Ma non sono nemmeno più — purtroppo — una ragazza; tantomeno, una «pischella». Ho trentacinque anni, e lavoro da quando ne ho venti. Ho una laurea in scienze statistiche ed economiche e, prima di essere eletta, stavo studiando (durante il lavoro) per una seconda laurea. Infine, come tanti giovani italiani, a ventisei anni, e senza l'aiuto di nessuno, sono partita per l'estero, dove mi sono tirata su le maniche; come sempre ho fatto nella mia vita.

Secondo punto: la mia elezione non è un miracolo. Come tutti gli altri parlamentari mi sono candidata in un partito, ho fatto campagna elettorale, e sono stata eletta. Esattamente come tutti gli altri. Per essere eletti bisogna candidarsi: non è un miracolo. Mi pare invece che la signora Mangione, dopo anni di esperienza nei Comitati degli italiani all'estero e nel Cgie, non sia nemmeno riuscita a presentare la sua lista per partecipare alle elezioni dei Comites.

Ma andiamo avanti. Come parlamentare, è mia prerogativa fare delle proposte. Che possono essere accolte o meno. La mia proposta vuole valorizzare i Comites. Negli anni ho sentito spesso membri dei Comitati chiedersi a cosa servisse il Cgie; e ho sentito anche membri dello stesso Consiglio affermare che, da quando esistono i parlamentari eletti all'estero, il loro ruolo era diventato marginale.

Nessuno dubita del grande ruolo rivestito da questo organismo negli anni passati. Ma ad oggi mi pare anacronistico. È la mia opinione, e può non essere condivisa: ma con un minimo di garbo, ribadisco. In ogni caso, io preferisco valorizzare le persone che sono riuscite a candidarsi e a farsi eleggere dai cittadini (i membri dei Comites), piuttosto che gli attuali membri del Cgie.

Comprendo, certo, che la mia riforma sbarrerebbe le porte alla Mangione, la quale, non essendo riuscita a candidarsi ai Comites, non potrebbe far parte nemmeno del Congresso dei presidenti dei Comites da me ideato.

Io, nelle mie proposte, penso sempre e solo a cosa sia più adeguato per i nostri connazionali all'estero. Mi auguro che anche altri facciano lo stesso, senza pensare alla propria posizione individuale.

Cordialmente,

Elisa Siragusa
XVIII Legislatura - Gruppo Misto

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Egregia deputata,

ho ricevuto le sue 44 righe di replica a 2 righe di un articolo (non un'intervista) sulla storica battaglia per ottenere il pieno esercizio del diritto di voto in loco per gli italiani all'estero. L'articolo è stato scritto da chi ha davvero fatto questa battaglia e l'ha vinta, consentendo a lei stessa di essere eletta alla Camera e di poter passare con nonchalance, in soli tre anni e mezzo di sua carica, dal Movimento 5 stelle, che l'ha candidata, al Gruppo misto/nessuna componente, poi al Gruppo misto Centro democratico italiano in Europa poi di nuovo al Gruppo misto/nessuna componente.

L'autrice dell'articolo è la Vice Segretaria generale del CGIE, dottoressa Silvana Mangione, laureata in giurisprudenza all'Università di Bologna, quando ci si poteva iscrivere soltanto con la maturità classica e i corsi di laurea prevedevano poderosi esami obbligatori. La dottoressa Mangione è l'elaboratrice non solo dell'attuale legge istitutiva del CGIE, presentata dal governo nel 1998 e approvata in tempi rapidissimi, ma anche di due proposte di riforma sia dei Com.It.Es. che del CGIE, approvate dal CGIE e inviate più volte a partire da novembre 2017 a tutti i membri del parlamento. In particolare, il suo articolato di riforma del Com.It.Es. è stato presentato alla Camera con alcune variazioni da più parlamentari. Due righe dell'articolo, nelle quali lei non è neppure nominata, hanno provocato tale e tanta reazione che lei ha ritenuto di dover profusamente insultare e accusare di secondi fini la dottoressa Mangione, sia come donna sia come espressione di una lunga vita di volontariato al servizio degli italiani all'estero, soltanto perché Silvana si è permessa di esercitare il diritto di qualunque cittadina italiana di dissentire e di esprimere le proprie opinioni in materia di proposte di legge, sia che provengano da deputati di lungo corso che da persone appena nate al lavoro parlamentare.

Fin dal suo inizio questo giornale ha dato spazio alle opinioni di tutti, perché ritiene che un dibattito intelligente e aperto serva a raggiungere risultati utili all'intera società. Per questa ragione, pubblico integralmente la sua "replica" che si condanna da sola per la sua intransigente e volgare volontà di ripicca, non si capisce contro che cosa. Un'ultima nota, anch'essa storica: l'idea di sostituire il CGIE con il Congresso dei Presidenti dei Com.It.Es. fu proposta dalla Democrazia Cristiana negli anni '90, dibattuta e bocciata, perché contraddice platealmente i compiti e i limiti delle diverse rappresentanze dei due organismi, territoriale e specifica quella dei Com.It.Es., generale e di sintesi quella del CGIE.

Ultimo ma importante chiarimento: lei dedica due paragrafi al termine usato dalla dottoressa Mangione, "pischella" usando parole forti, come "non prova alcuna vergogna nell'appellarmi «pischella».

Vergogna? Ma lei ha studiato, ha conseguito una laurea credo peró che avrá sempre conseguiti pessimi voti nella lingua italiana perché non conosce o forse simula di non conoscere il significato della parola "pischella"..... Che non é assolutamente un termine di cui vergognarsi... Non lo dico io ma il dizionario italiano...

"Ragazza. Fidanzata. Termine romano. Riferito anche al genere maschile: pischello.,,, Essere umano di sesso femminile nell'età dell'adolescenza o della giovinezza: una r. di 15, di 25 anni] ≈ adolescente, [...] , (lett.) fanciulla, (lett.) giovinetta, (scherz.) maschietta, (scherz.) monella, (region.) pischella, (lett.) pulzella, signorina, (region.) tosa o pivella «fidanzatina», a cui nel sassarese corrispondono rispettivamente crepato e pischella o pizzinna.... Essere umano di sesso femminile nell'età dell'adolescenza o della giovinezza..." lo scrive il dizionario Treccani....

Ma no, lei conosce il significato... perché nel paragrafo successivo "Non sono nemmeno più — purtroppo — una ragazza; tantomeno, una «pischella». Ho trentacinque anni..." Sa benissimo quindi che "pischella" si riferisce ad una giovane ragazza....Che c'entra la vergogna??????

Insomma non capisco perché questo suo rivolgersi a noi chiedendo la pubblicazione di un vero e proprio costante insulto verso una persona che ha espresso soltanto un parere, senza accusare nessuno ....ricevendo invece una serie di insulti vomitati con espressioni al limite della diffamazione...

Mimmo Porpiglia