Su tutti i giornali del Bel Paese le più importanti richieste e offerte di lavoro, di case, e di servizi professionali si aprono con il triplo A. Il nostro AAA invoca invece un'improrogabile modifica costituzionale, assolutamente necessaria per salvare il moribondo rapporto di milioni di italiani all'estero con l'Italia. Giovedì scorso il Senato ha dato una dimostrazione di totale e volgare spregio per la trasparenza delle elezioni nella circoscrizione Estero. Infatti, malgrado la prova provata di migliaia di brogli, se si sommano gli inaccettabili 126 voti segreti (che volevano confermare Adriano Cario alla Camera alta) ai 6 opportunisticamente astenuti si raggiunge il totale di 132 voti, esattamente pari ai 132 voti che hanno decretato la decadenza di Cario e la sua sostituzione.

Ma la storia non è ancora finita, perché non si sa chi sarà né a quale compagine apparterrà il suo eventuale sostituto. Si vocifera, con un ulteriore gravissimo schiaffo alla legge e alla ragione, che potrebbe addirittura trattarsi del primo dei non eletti nella lista USEI, che candidò Cario nel 2018. Traduzione: migliaia di voti falsi, che fanno decadere il candidato Cario, si trasformerebbero in voti validi, in base a una possibile ignobile decisione della Giunta per le elezioni, al fine di mantenere un seggio all'USEI/MAIE/Gruppo Misto, contro ogni logica, evidenza e rispetto delle norme. Tutto ciò premesso, passiamo a un tema in certo qual modo correlato a quanto andremo a proporre.

Il giornalista Stefano Folli scrive, in un articolo su La Repubblica di venerdì 3 dicembre, che al Senato è stata presentata una "proposta di revisione costituzionale, che abolisce il semestre bianco e al tempo stesso vieta la rielezione del Presidente [della Repubblica] in carica". Folli continua: "Se ci fosse un accordo di massima sul disegno di legge che è già in Senato, Mattarella potrebbe essere votato per restare in carica fino al termine dell'iter, coincidente più o meno con la scadenza della legislatura nel 2023". Che c'entra? chiederete voi. C'entra, eccome! Ecco la nostra idea. Se questo dovesse succedere, essendoci i tempi per le quattro letture alla Camera e al Senato, si potrebbero presentare, "a cavalluccio", per così dire, di tale ddl, altri due progetti di riforma costituzionale ad ampio respiro per quanto riguarda le rappresentanze degli italiani all'estero.

Ferma restando la circoscrizione Estero, noi proponiamo di abolire l'ormai ridicola riserva indiana dei parlamentari eletti fuori d'Italia, passata dai già pochissimi 18 (12 + 6) agli insultanti 12 (8 + 4) a fronte di un totale di emigrati più che raddoppiato dai 3 milioni del 2006 ai 6.5 milioni di oggi. I connazionali residenti nella circoscrizione Estero voterebbero quindi nelle Regioni di loro ultima residenza e i partiti più seri e democratici potrebbero presentare e sostenere alcuni candidati  che vivono in diversi Paesi del mondo, eleggibili al di là dei limiti attuali. Inoltre, al Consiglio Generale degli Italiani all'Estero si deve finalmente attribuire dignità costituzionale, come "organo ausiliario dello Stato", con poteri uguali a quelli del CNEL – Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro che, ai sensi dell'art. 99 della Costituzione: "È organo di consulenza delle Camere e del Governo per le materie che gli sono attribuite dalla legge. Ha l'iniziativa legislativa...".  

Guardiamoci in faccia. La "storia Cario" ha dato la picconata mortale al sogno della rappresentanza diretta delle Comunità attraverso il pieno esercizio del diritto di voto all'estero, anche perché molto spesso il "melone è uscito bianco". I comportamenti di troppi eletti all'estero nelle quattro tornate politiche: 2006, 2008, 2013, 2018, sono stati a dir poco inconsistenti, privi di capacità propositiva e protettivi della propria ricandidatura. Gli italiani fuori d'Italia non hanno bisogno di un concorrente a "Ballando con le stelle" o di parlamentari che approvano leggi contrarie alle esigenze delle collettività. Oggi, sabato 4 dicembre, conosceremo anche le percentuali di partecipazione concreta alle elezioni per il rinnovo dei Com.It.Es., che finiranno per delegittimare la loro importanza, schiacciata dall'imposizione dell'opzione inversa, dalla mancanza di efficace informazione, dal COVID e dal malfunzionamento di FastIt e servizi consolari.

Il CGIE  (in cui su 63 Consiglieri, 43 sono residenti in Europa (compresa l'Italia), mentre fra i 43 esteri 20 sono espressi da 3 soli Paesi, 2 in Europa e 1 in America Latina) attualmente riflette un quadro inadeguato delle presenze in Nazioni anche di nuova destinazione della massiccia emigrazione di pensionati e persone alla ricerca di un lavoro qualsiasi, nonché degli osannati imprenditori, artisti e iperlaureati.  Nelle stanze dei bottoni si vorrebbero sostituire per sempre questi ultimi "glitterati" alla rompiscatole realtà dello zoccolo duro e numerosissimo dell'emigrazione tradizionale, che gode di certi diritti ed esige di vederli soddisfatti a fronte dei doveri, cui adempie con rispetto delle regole.  La stagione dell'adeguamento intelligente della nostra bellissima Costituzione al mondo che cambia è sempre aperta. Modifichiamola, quindi, per mantenere legati all'Italia i 150 milioni di italodiscendenti insieme ai 6.5 milioni di iscritti AIRE e non soltanto i dorati, perfettissimi transeunti del miraggio collettivo, politicamente corretto, della esaltata mobilità. Facciamocene carico, tutti insieme.   

(Carlo Cattaneo)