di Franco Esposito

Il Parlamento come un ring. Sfiorato di un niente un match di pugilato alla Camera dei deputati. La singolar tenzone fra avversari di schieramenti politici opposti? No, semplicemente fra compagni di partito. Leghisti impegnati in una seduta di sparring partner. L'esplosione di un litigio scoppiato nei giorni scorsi "sul ring del Parlamento della Repubblica". 

Cristiano Invernizzi e Guglielmo Golinelli i quasi boxeur. Dio mio, sospirerete certamente sbigottiti e disgustati, amici nostri lettori, come siamo caduti in basso. Un livello così infimo forse mai raggiunto in passato. Ma qui bisognerebbe chiamare in causa gli storici cronisti parlamentari. Nell'impossibilità, ecco i fatti. A voi lettori i commenti. 

Cristian Invernizzi è quasi venuto alle mani con il compagno di partito Guglielmo Gabrielli. Quando questi ha criticato il super green pass, il collega ha alzato i toni. "Basta con queste stupidaggini, dobbiamo uscire da questa tragedia". Da qui la nascita e lo sviluppo di un acceso litigio sedato a fatica. Leghista no vax, Invernizzi ha gridato con forza, rivolto al collega e un po' a tutti i presenti, "mio padre si è salvato per un soffio". 

Il leghista Invernizzi il Covid l'ha visto da vicino. Il padre medico di base ed odontoiatra è finito in ospedale nella primavera del 2020. Un mese e mezzo, compreso quello trascorso in terapia intensiva. Malgrado fosse stato avvertito sulla pericolosità del virus.

Il deputato leghista, bergamasco, ha vissuto la tragedia della pandemia nella sua provincia, dove il virus ha causato più di seimila vittime. L'esplosione di rabbia di Cristiano Invernizzi è spiegabile con quello che lui ha visto e toccato con mano. Avrà perciò ritenuto intollerabili le parole del collega di partito. E va capito. 

I due sono quasi venuti alle mani. Guglielmo Gabrielli criticava con ironia e foga il green pass, ritenendolo una stupidità. Come condimento, l'espressione "avete rotto il ca...". Il deputato metteva in dubbio la validità dei vaccini e la necessità di doversi dotare, tutti gli italiani, del certificato verde nelle due versioni. Quella verde e l'altra in versione base o rafforzata. 

Quarantaquattro anni, persona decisamente brillante fuori dell'ambito politico, Invernizzi si è sempre adoperato tantissimo per la Lega. Sette anni come segretario provinciale a Bergamo, candidato a sindaco del suo paese natio, Arcese, sconfitto dal competitore al secondo turno per soli tre voti, assessore alla sicurezza del Comune di Bergamo. E infine, segretario della Lega Calabria nel 2009. 

A dispetto del curriculum di tutto rispetto all'interno del partito, il deputato Cristiano Invernizzi, sull'argomento covid, è stato più sulle posizioni di Massimiliano Fedriga e di Luca Zaia, che su quelle del numero uno leghista Matteo Salvini. "Sono per il green pass e ancora di più per il vaccino. Appena ho potuto sono andato di corsa a farlo". 

La spontaneità della scelta ribadita in un'intervista al Corriere Bergamo. Invernizzi, in qualsiasi occasione o circostanza, martella sulla tragedia virus che ha cambiato la vita nella sua provincia. Un tema da lui molto sentito. Senza bisogno di evocare scene strazianti, di morti, che hanno riguardato tanti parenti e amici. Invernizzi ritiene "inconcepibili e oltraggiose certe prese di posizione". Come quella leghista che mette in discussione la validità del vaccino e va contro il green pass. 

"Mio padre l'abbiamo preso per i capelli, per fortuna", ha ricordato nell'intervista al quotidiano locale. "Ma ho perso amici". Sfiorato dalla tragedia familiare, è svanita l'utilità di perdersi in discorsi politici e in posizioni che portano da tutt'altra parte. Quelle da aspiranti scienziati che sono il pane quotidiano di quasi tutti i colleghi di partito. In particolare di Claudio Borghi, più del segretario Matteo Salvini. 

Invernizzi ha un motto personale reperibile in tutte le sue azioni. "Primium vivere", fin dai tempi degli studi al liceo classico. Leghista convinto fin dalla prima, si è sempre allineato. In sede di discussione del decreto legge Zan, pronunciò quel saluto che arroventò l'atmosfera in Parlamento, rivolto a "colleghi, colleghe e a chi non ha ancora maturato una chiara identità sessuale..." 

La posizione politica di Invernizzi su vaccinazioni e green pass è condivisa da militanti, artigiani e tanti piccoli imprenditori del Bergamasco. Leghisti convinti, non capiscono e non giustificano l'atteggiamento ondivago del partito per il quale hanno pure votato. Il quasi match in Parlamento tra Invernizzi e Gabrielli è un ulteriore segnale di leghisti che non riescono a capire, fino in fondo, certi atteggiamenti all'interno del partito. C'è chi sotto sotto soffia sulla protesta dei no vax e no green pass.  

La quasi scazzottata tra compagni di partito potrebbe rappresentare un momento epocale. Clamoroso e senza precedenti (con i contendenti occupanti lo stesso settore della Camera dei deputati), le mani agitate in segno di minaccia possibile procuratrice di danni fisici, il litigio Innocenti-Gabrielli è il segno dell'esistenza di lesioni interne. Anche se poi all'esterno viene pubblicizzata la prevalenza "della fedeltà". 

Parole e punto. Espressioni persino vuote, se vogliamo. Dice tutto la pertinente osservazione di molti, tanti leghisti. "La Lega è un movimento, ma è il segretario a fare la sintesi". 

Invernizzi non condivide la sintesi salviniana. Almeno per quanto riguarda vaccinazioni e green pass. In Parlamento l'uscita del collega di partito Gabrielli l'ha mandato in bestia.