Chi prenderà dunque il posto di Adriano Cairo (Gruppo Misto), dieci giorni fa fatto decadere dall’Aula del Senato a seguito dei brogli elettorali avvenuti in Sud-America? Tra oggi e domani, in teoria, avremo la risposta. Che poteva anche avvenire quando Palazzo Madama ha deciso, a maggioranza, di detronizzare Cario. Ma a seguito di alcune strane prese di posizione (“La Giunta non è in grado di prendere decisioni serie sulla attribuzione del seggio”, ha spiegato incredibilmente il forzista presidente della Giunta delle elezioni Maurizio Gasparri) la presidente del Senato Elisabetta Casellati ha optato per dare qualche giorno in più di tempo per pensare al sostituto. Ore, probabilmente, trascorse a capire la scelta migliore da fare. Sperando che non diventi solo uno scambio di favori, un baratto, un ‘io ti do e tu mi dai’. Già, perché è quella l’aria di respira. Più che pensare al bene dei connazionali all’estero, si starebbe pensando ai voti utili in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica. A fare i ragionieri, più che i politici interessati al bene della collettività, sarebbero Forza Italia, MoVimento 5 Stelle e Lega. Ma chi potrebbe essere l’erede di Cario? Tutto porterebbe naturalmente e legalmente a pensare a Fabio Porta del Pd. Ma è forte la possibilità che alla fine ci sia una conta sul  nome di Francisco Nardelli, secondo più votato all’epoca nella lista dell’Usei (tre anni fa Cario faceva parte di questo gruppo). 

Lista che ricordiamolo capeggiata  dal deputato Eugenio Sangregorio (sempre dell’Usei come lo era Cario) che è ancora  sotto la lente dalla Procura di Roma sempre per questioni legate a schede fasulle ( come denuncia presentata a suo tempo da Alberto Becchi ). Dalla denuncia presentata  in Argentina si legge infatti che in 33 seggi elettorali il deputato Eugenio Sangregorio ha ottenuto 15.861 preferenze sulle 16.478 espresse in totale. «Il candidato per la Camera dei deputati dell’Usei ha ottenuto 38 mila voti in tutto il Sudamerica – sintetizza Becchi - E solo in alcuni seggi di Buenos Aires ha ottenuto 24 mila voti. Negli altri 500 seggi, 14 mila voti». Ma non solo. In Italia, nella città in provincia di Cosenza dove ha sede l’Usei, è in corso da tempo un’altra indagine della magistratura nella quale, seppur non indagati, si citano anche alcuni uomini chiave del movimento politico. Il fatto contestato è un lavoro all’hotel della famiglia Sangregorio assegnato e svolto in maniera irregolare. L’inchiesta va oltre: ipotizza l’esistenza di un vero e proprio sistema per assegnare illegalmente i lavori pubblici nei comuni del litorale cosentino.

Comunque vada a finire, è sotto gli occhi tutti che il voto all’estero va profondamente riformato perché così come è pensato oggi altro non fa che dare ‘prestigio’ ad alcuni potentati locali che pensano in pratica a curare il proprio orticello, prendendo tanto dall’Italia, rendendo praticamente zero. Una volta la politica estera del BelPaese era grandeur, oggi non lo è affatto. Basti pensare al flop delle elezioni dei Comites: il fatto che al voto ci siano andate pochissime persone fa capire bene come le ‘istituzioni’ si muovono per fatti propri, le persone idem. Non c’è quell’unità che dovrebbe esserci. I politici all’estero sembrano essere un perfetto ago della bilancia solo per l’italico esecutivo. Di certo le varie inchieste delle magistrature sugli intrallazzi elettorali non hanno che fatto aumentare il disinnamoramento della collettività verso i politici. Che, soprattutto nel nostro territorio sudamericano, sembrano vivere in un’altra dimensione. Basti pensare, per esempio, a quanto sta accadendo qui a Montevideo, dove sembra che il potere sia in mano agli ambasciatori, alla faccia della libertà di espressione (basti pensare alla cacciata di un nostro giornalista dallo spoglio elettorale per il rinnovo del Comites che si teneva in una costola dell’Ambasciata). O dove magari si pensa più che altro a costruire cattedrali nel deserto che non servono a nulla (vedere la nuova area consolare, un inutile sperpero di danaro pubblico denunciamo da tempo in quanto per esempio, il costo eccessivo siamo già a 2 milioni di dollari.… Un manufatto che servirá soltanto ad arricchire costruttori e simpatizzanti dei politici locali, gli stessi che promettono bufale del tipo tesserini sanitari, green pass per l’Italia e passaporti veloci…….

Crediamo - e non siamo i soli - che é ormai tempo di cambiare la legge di cittadinanza: vengono regalati tantissimi passaporti a tizi che non parlano l’italiano. Va modificata anche la politica territoriale, dando per esempio più spazio alla cultura e alla letteratura italiana tramite magari iniziative organizzate dalle istituzioni che invece sembrano più interessati a sponsorizzare pasta e parmigiano nella settimana della cucina. O meglio, che si programmino pure, magari però coinvolgendo strutture non governative, che hanno a che fare con la gastronomia. Gli ambasciatori, lo ripetiamo, hanno fatto un concorso che non prevede la conoscenza e l’eventuale sponsorizzazione di di prodotti gastronomici, quello lasciamolo agli chef di professione. Lo sapranno fare senz'altro meglio degli ambasciatori, o no?