Di FRANCO ESPOSITO

La battaglia è in corso. Motivo del feroce contendere l'approvazione del Cispes dell'accordo tra il governo e Atlantia. L'oggetto è arcinoto ormai, il passaggio di Autostrade a un consorzio guidato dall cassa Depositi e prestiti. La conseguenza più lampate è reperibile nella valorizzazione di Aspi, circa 9,3 miliardi. Un clamoroso regalo dello Stato alla famiglia Benetton. Un regalo per cosa? Facile la risposta: aver contribuito al crollo del ponte Morandi, alle morti provocate da incuria nella manutenzione della struttura, al disagio degli sfollati costretti a lasciare abitazioni e negozi che occupavano, in alcuni casi, dalla nascita. Una pena infinita sul luogo della tragedia. 

Sull'accordo milionario l'ultima parola spetta però alla Corte dei Conti, che ha espresso un parere preliminare. Riassumibile così: permangono forti dubbi sull'accordo su cui è aperto anche un fascicolo d'indagine. Il Mims ha costituito intanto una commissione per rivedere la concessione, ma solo quelle autostradali. 

E proprio su Autostrade piomba la commissione ministeriale. L'ha nominata Enrico Giovannini, ministro delle Infrastrutture con lo scopo di “individuare le modalità di aggiornamento del sistema delle concessioni autostradali”. Commissione che mette in campo un forte schieramento, presieduto da Bernardo Giorgio Mattarella, docente di diritto amministrativo all'università Luiss, figlio del rieletto presidente della Repubblica e allievo di Sabino Cassese. Questi gli altri componenti: i professori di Diritto Giuseppe Caia, Marcello Clarich, Monica Del Signore, Giulino Fonderico, Barbara Marchetti, l'ex ministro Angelo Piazza, Lorenzo Saltari, e i docenti di Economia Cesare Pozzi, Carlo Gambini e l'ex componente dell'Autorità dei trasporti Barbara Marinali, ora presidente di Open Fiber (60% Cdp, 40% Macaquarie). E Luca Einarudi, della presidenza del Consiglio, il consigiere di Stato Paolo Carpentieri e Antonio Mazzera della Corte dei Conti. Almeno un paio di commissari sono vicini ai concessionari autostradali. 

Mattarella jr è socio di Irpa, l'istituto fondato dal maestro di diritto amministrativo Cassese, il quale è a sua voltsa vicino alle ragioni dei Benetton. Quando acquisirono Autostrade dall'Iri, i Benetton nominarono Cassese nel Consiglio di amministrazione, dove il profesore è rimasto due anni e mezzo, ricevendo per compensi e consulenze circa 700mila  euro.   

Un Cassese boy Solari, professore all'università di Palermo.  

Ma c'è già chi appiccica alla commissione l'aggettivo “strana”. La domanda è: esiste un collegamento tra lo stallo nell'esecuzione del contratto di vendita dell'88% di Autostrade per l'Italia in possesso di Atlantia al consorzio Cdp-Fondi Blackstone-McAcquaire e il varo della commissione? Una domanda chiama l'altra, ecco la successiva: perchè limitare il campo alle autostrade e non estenderlo ad altre, come aeroporti o energia? 

La commissione dovrà verificare, entro quattro mesi, la sostenibilità economico-finanziaria del modello di gestione pubblica diretta da parte dello Stato e “proporre un'efficace ridefinizione dei ruoli e delle attribuzioni, che consenta un miglioramento del sistema regolatorio autostradale”. Obiettivi indubbiamente importanti, molto alti. Ma non E mancano i sospetti, affiorati prepotentemente in queste ore. Sospetti maliziosi: non dipenderà dal fatto che la Corte dei  Conti ha sollevato fori obiezioni alle clausole che accompagnano la vendita id Aspi alla cordata, al prezzo di 8,2 miliardi di euro, e magari si sta lavorando sottacqua ad una soluzione diversa?

Doveroso comunque è il ritorno ai “maliziosi sospetti”. All'atto del crollo del ponte Morandi, Cassese ha difeso i caselli privati con artitcoli sui più importanti quaoitdiani nazionali contro la minaccia dell'allora premier Giuseppe Conte di revocare la concessione a Autostrade. Con questa tesi: lo Stato non ha competenze per gestire questa società. E anche il professore di Diritto Clarich ha scritto, sul“Sole 24 ore”, un articolo in cui piazzava dei paletti alla revoca. “Si fa presto a dire revoca (…) Una simile iniziativa non va presa tuttavia sotto l'emozione di un evento tragico (…), Essa richiede una serie di approfondimenti tecnici, giuridici ed economici da avviare con le dovute forme (…)”. 

E altre considerazioni del tipo “In primo luogo occorerà accertare nel modo più preciso possibile le attività concretamente svolte sia dal concessionario, sia dal concedente. L'esito potrebbe anche essere quello di un concorso nelle repsonsabilità”. 

Papale papale, scrive “Il Fatto Quotidiano”, la tesi difensiva     messa immediatamente in campo da Autostrade e dall'allora amministratore delegato Giovanni Castellucci. 

A voi lettori le considerazioni sull'eventuale obbiettività di giudizio di alcuni commissari “cari” alla famiglia Benetton.