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di Franco Esposito

Vende anche Silvio Berlusconi. Una delle sue televisioni o pezzi di Mediaset? Buttato giù dal cavallo pure in occasione dell'elezione del Presidente della Repubblica, il cavaliere disarcionato mette in vendita il bene che negli anni ha promesso sempre che non avrebbe mai venduto. Il Giornale, e il passaggio di mano del quotidiano che fu di Indro Montanelli segna la fine di un'era. Quello di quando Berlusconi ammoniva tutti con una frase entrata a pieno titolo nella cronaca e nella storia. “Potrei vendere tutto, ma Il Giornale no”. 

I compratori chi sono? In maniera chiara, ha espresso la volontà e la disponibilità a comprare l'attuale proprietario di Libero e del Tempo, Antonio Angelucci. Prepariamoci al cambiamento radicale del quotidiano milanese con sede in via Negri, un passo e mezzo dalla Borsa. Piazza Affari è a un sospiro. 

Grande passione di Berlusconi, Il Giornale fondato dal grande indimenticabile Indro Montanelli, prima che il Mitico scegliesse il divorzio dall'imprenditore che stava per lanciarsi nel limaccioso agone della politica. Montanelli giustificò la dolorosa scelta con parole che rimaste scolpite e tuttora ancora pregne di vita. “A questo punto non avevo più scelta. O rassegnarmi a diventare il, megafono di Berlusconi. O andarmene”. E se andò l'undici gennaio del 1994. 

Montanelli via dalla direzione del Giornale, da lui messo in vita venti anni prima. Oggi l'addio è decisamente di un altro tipo: non se ne va nessuno, succede semplicemente che Berlusconi ha deciso di vendere. Una decisione provocata 

 da molteplici ragioni, non una soltanto, identificabile questa nell'età avanzata e nei malanni fisici del padrone. Siamo al cospetto di un addio decisamente molto più doloroso, per chi, in quella testata, ha passato gli anni migliori e gli ultimi della vita professionale. 

Silvio Berlusconi in persona che, dopo trent'anni, dice addio al Giornale, considerata da sempre la sua creatura. Secondo alcuni, addirittura la prediletta. Il cavaliere è socio azionista dal 1977, allora con una quota di minoranza del dodici per cento. Ma dal 1992 Il Giornale è gestito dal fratello minore Paolo attraverso la Società Europa di Edizioni. 

L'acquirente Antonio Angelucci, imprenditore romano nel campo della sanità, parlamentare della Repubblica da tre generazioni, di Forza Italia ovviamente, edita il Tempo e alcuni giornali regionali. Quotidiani locali, i cosiddetti “corrierini”. La voci che circolano in questi gorni raccontano di un'idea di futuro dell'intero network. Voci che circolano e attraversano le redazioni: le pagine del Giornale verrebbero stravolte. E il quotidiano stesso sembra destinato alla fine a radicali cambiamenti. Forse rimarrà molto poco, quasi nulla, di questo foglio che ha ospitato a lungo i servizi di Marco Travaglio. Il megafono preferito e più usato da Vittorio Feltri.  

Pare certo l'abbraccio con lo “sfoglio” nazionale di un quotidiano che dovrebbe avere nel Tempo di Roma e di Libero a Milano i punti di riferimento. Ovvero “le cronache cittadine delle due grandi città”. I dorsi dei corrierini sembrano destinati a conservare totale autonomia. Almeno al momento, per poi trasformarsi in altrettante “cronache cittadine”. 

Ma non è questo l'aspetto più importante della vendita ormai inevitabile, praticamente acclarata. Le strategie  editoriali vanno tenute in considerazione, laddove però il cambio di proprietà del Giornale segna un capitolo storico di una fase. Quella del berlusconismo che ha marchiato gli ultimi tre decenni della storia politica italiana. 

Una storia fatta di vittorie politiche, scandali giudiziari, condanne, assoluzioni, fino all'audace scommessa di alcuni giorni fa. L'impossibile elezione al Quirinale. Il mancato obiettivo potrebbe avere accelerato il tempo di uscita di Berlusconi dall'informazione cartacea. La figlia Marina ormai non credeva più nei vantaggi che potessero derivare dall'essere proprietari di un quotidiano. 

Accadrà davvero? La verità è che si stenta a credere che Silvio Berlusconi abbia deciso di vendere il bene a cui tiene maggiormente. Invece è tutto tremendamente vero. L'amore è finita. Ma questa è un'altra storia. Come quella con Angelucci nuovo proprietario della testata. Nulla sarà più come prima.