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DI MARCO FERRARI
Un mondo di maghi e inventori ma anche di cultura e intelligenza. Per la prima volta l’editoria italiana indaga su se stessa con tre libri dedicati ad altrettanti editori di diverse generazioni: Filippo e Lucantonio Giunti nel 1400, Valentino Bompiani nel Novecento e Sandro Ferri nel Duemila. Solo quest’ultimo è ancora attivo con la sua formidabile E/O che, grazie ai libri di Elena Ferrante, ha trovato un livello di internazionalizzazione che l’editoria italiana aveva perso negli ultimi decenni.
Una firma importante come Alessandro Barbero dà alle stampe “Inventare i libri” edito da Giunti che ripercorre la pluricentennale avventura di una famiglia di editori. Dei due fratelli, fondatori di due tra le prime e più innovative imprese editoriali della storia, Filippo a Firenze e Lucantonio a Venezia, Barbero ricostruisce il percorso, la dinastia a cui danno vita, la rivoluzione di cui sono protagonisti, colmando le lacune che finora hanno accompagnato la loro storia. Filippo apprende la tecnica della fusione dei caratteri mobili alla bottega di un grande artista come il Pollaiuolo. E Lucantonio pubblica il primo libro, “L'Imitazione di Cristo”, tuttora presente nel catalogo Giunti, nel 1489, sei anni prima che Aldo Manuzio, che diventerà il rivale e rappresenterà la concorrenza, dia avvio alla sua attività. All'epoca Lucantonio aveva 32 anni, non pochi allora. "Forse non sa ancora che con questa novità il suo destino sta per cambiare radicalmente" racconta Barbero nel volume. Attribuita in quegli anni a Jean Gerson, cancelliere dell'Università di Parigi, mentre oggi si tende a ritenere più verosimile l'attribuzione al monaco tedesco Thomas à Kempis, o Thomas von Kempen, “L'Imitazione di Cristo”, spiega Barbero, “è stata definita 'un successo editoriale a livello europeo”, il libro più stampato dopo la Bibbia, un autentico best seller per l’epoca. Nati in una modestissima famiglia di pannaiuoli, Filippo e Lucantonio erano cresciuti in un mondo dove i "cartolai" erano iscritti all'Arte degli Speziali perché si occupavano di "carte di papiro, o pecorine, libri di carte bambagine o di capretto", ma avevano intuito le formidabili potenzialità della nuova arte della stampa e diventarono tipografi, editori e intraprendenti commercianti di libri tra la Serenissima, Firenze, la Francia e la Spagna. Dall’inizio del Cinquecento quel marchio è arrivato sino a noi con la stessa famiglia protagonista, prima Renato e ora Sergio.
Valentino Bompiani (Ascoli Piceno 1898 - Milano 1992) fondò nel 1929 l’omonima casa editrice lanciando autori quali Elio Vittorini, Alberto Moravia, Albert Camus e Umberto Eco. Era un uomo elegante, un po’ démodé, ma si una strabiliante intuizione. Fu lui, del resto, a portare nell’ambiente editoriale un altro mago del libro come Mario Spagnol che avrebbe poi fondato il gruppo Longanesi. Lui era solito riunire nella villa di Lerici in piena estate i suoi autori per decidere quale doveva essere strategia della stagione, i temi, i problemi, i titoli da proporre al pubblico. Ora con “Bompiani story” l’omonima casa editrice propone un excursus nella carriera di un intellettuale che ha influenzato la cultura e il modo di vivere degli italiani per alcuni decenni. Per questo amava circondarsi di uomini e donne di talento. “Anche il più sciagurato degli scribacchini - usava dire - ha lavorato tre o più anni per un libro. Come non rispettare questa fatica? Per un editore la sua vita è lì: egli cerca di fare un discorso scegliendo quelli che lo fanno meglio di lui.” Stile e vocazione, creatività e gusto si fondevano in quest’uomo che decise di diffidare il proprio talento al libro.
Luca Scarlini, autore del libro, ha scavato negli archivi cartacei e digitali, ha ascoltato testimonianze e ricostruito le tessere di un mosaico straordinario fatto di parole: la storia di Bompiani, della sua casa editrice che fu davvero casa per scrittori e intellettuali italiani e stranieri, emerge in queste pagine più viva che mai.
Molto dinamica e moderna è invece l’avventura editoriale di Sandro Ferri, nato a New York nel 1952, raccolta nell’autobiografico “L’editore presuntuoso” edito da E/O. Nel 1979 Ferri ha fondato le Edizioni E/O che da allora dirige con la moglie Sandra Ozzola. Nel corso degli anni sono poi nate: Europa Editions, nel 2005, con sede a New York, che pubblica in inglese romanzi provenienti dai paesi di tutto il mondo; nel 2007 Sharq/Gharb, casa editrice in lingua araba, e nel 2011 Europa Editions UK. moderna e dinamica è invece l’avventura editoriale di Sandro Ferri.
È dunque il più internazionale dei nostri editori, con redazioni a Londra e a Manhattan, ma gli piace essere annoverato tra i piccoli. Chi sospetta in lui un malcelato snobismo sarà felicemente smentito dal bel libro autobiografico in cui Sandro Ferri si mette per la prima volta a nudo. Una storia di successi raccontata con un accento sommesso e malinconico, la stesso che ne fa un personaggio diverso nella ristretta cerchia dei publisher più influenti. Il libro è pure un diario di una complessità esistenziale, che è il filo nascosto del libro. “Qui dentro - spiega Ferri - ci sono storie divertenti, consigli spericolati e giudizi poco diplomatici. C’è la storia di un editore – la mia ma anche quella della squadra in cui ho giocato. È un libro che può far arrabbiare, ma forse alcuni saranno felici. L’ho scritto per le ragazze e i ragazzi che lavorano o vorrebbero lavorare in campo culturale. Per me la cultura non è un bell’abito di cui farsi vanto, non è uno strumento per accrescere il proprio potere personale, non è qualcosa con cui gratificarsi. La cultura è invece un modo per mettere a rischio ciò che si ha o ciò che si crede di essere, per esporci agli altri, per capire come potremmo essere migliori”.