pensione
Foto di euro (foto Depositphotos)

I giornali ci hanno fatto caso perché la cosa ha assunto la forma di un pettegolezzo, di un ascolto rubato. Il Presidente della Regione Lombardia Fontana e il sindaco di Milano Sala che si scambiano preoccupazioni e brutti auspici sulla fine che potranno fare i miliardi del Pnrr. Si dicono i due che di quei 220 miliardi troppi sono destinati al Sud. Non appena i giornali riportano, subito politici, amministratori, portavoce e rappresentanze varie del Sud si offendono, allarmano e mobilitano a rintuzzare.
Dei circa 220 miliardi del Pnrr e fondi similari il 40 per cento è ufficialmente destinato al Sud. Ma non è questo il "troppo" cui si riferiscono Fontana e Sala. Il troppo in questione non è quantitativo, è qualitativo. Nessuno o quasi discute la ripartizione, insomma la percentuale del 40 per cento. In discussione è la realizzazione, la "messa a terra", l'utilizzo di quel quaranta per cento. Quaranta per cento di 220 fa più o meno 88 miliardi. Sono in grado, sono capaci i Comuni e le amministrazioni del Sud d'Italia di trasformare quegli 88 miliardi in bandi fatti professionalmente, in cantieri veloci ed efficienti, in burocrazia che facilita e non rallenta?
Ci sono le professionalità nel pubblico e nel privato del Sud d'Italia per fare di quegli 88 miliardi cose fatte e concrete nei prossimi quattro anni e non oltre? La domanda non è retorica, tanto meno ostile al Sud e neanche figlia di luogo comune anti meridionalista. Al contrario è più che fondata, fondata sull'esperienza: le strutture amministrative e politiche del Sud da sempre o quasi non sono in grado di spendere i miliardi che già ricevono dai Fondi europei. Non sono professionalmente in grado di "mettere a terra " in opere concrete, la professionalità sviluppata è altra, quella della distribuzione di denaro pubblico. L'importante è assegnare, che il cantiere o il progetto partano davvero è optional, la vera missione del finanziamento pubblico è...la destinazione. Pompando 88 mld in 4 anni nelle strutture politico-amministrative (e sociali) del Sud si ottiene quasi sicuramente un effetto lavandino che si riempie a causa delle conduttore ingorgate. E allora, che problema c'è? Il problema è che il contratto firmato con la Ue che presta o regala i miliardi prevede e stabilisce che, se l'acqua ristagna, se i miliardi non vengono concretamente trasformati in strutture e riforme, i miliardi non te li danno più, anzi c'è il rischio concreto di doverli restituire. Il Sud inteso come struttura amministrativa e politica (e sociale) attende quei miliardi come l'ossigeno ma, a valutazione oggettiva, non è in grado di respirare a pieni polmoni.
Miliardi buttati nel secchio, nel secchio bucato del Sud è il malumore per così dire nordista. Malumore che assume una forma per così dire semi coloniale, quella del dateli al Nord i miliardi, al Nord che sa sfruttarli e il Nord che scatterà avanti trascinerà "l'intendenza" del Sud che seguirà. Malumore però fondato come detto sulla oggettiva e documentata e non rimossa incapacità di spesa utile delle amministrazioni, Comuni, enti pubblici, ceto amministrativo e professionale pubblico e privato esistente al Sud o almeno in alcune sua ampie porzioni. La "lite" sui miliardi del Pnrr purtroppo non è un pettegolezzo, è una lite-verità.

Lucio Fero