Giuseppe Conte (foto Depositphotos)

Lo spettro delle comunali agita i sonni del Pd. Con il calo dei consensi del M5S, partito sempre più in crisi d’identità, i dem temono per la tenuta della coalizione giallorossa. Non è una novità, d’altronde, che storicamente, i Cinquestelle non siano mai andati troppo forti alle amministrative. Tuttavia, tra ricorsi e lotte intestine, questa volta i pentastellati rischiano scomparire quasi del tutto dai territori. Il che per un partito come quello del Nazareno che sull’asse con i 5Stelle (e LeU) ha basato buona parte della sua (attuale) strategia politica, potrebbe anche rivelarsi una mazzata.

“Noi guardiamo con un po' di preoccupazione e soprattutto con rispetto alla discussione che è in atto nel M5S, ma immaginiamo che i problemi formali saranno risolti politicamente", ha detto a ilGiornale.it un fiducioso Nicola Oddati, coordinatore delle Agorà democratiche. "I 5S sono un alleato prezioso e né noi né loro abbiamo mai pensato che, per vincere le amministrative, basti un'alleanza a due", ha aggiunto l'esponente dem. Sullo sfondo, a tenere banco, è la questione legata all’ordinanza del tribunale di Napoli che ha riportato l’orologio della storia grillina indietro di due anni. Bocciando, infatti, le modifiche apportate nell’estate del 2021 allo statuto pentastellato, i giudici partenopei hanno provocato anche il relativo decadimento della leadership di Giuseppe Conte. Il che pone un problema di tipo formale: se l’ex Avvocato del Popolo non è più il presidente del Movimento, chi siederà al tavolo delle trattative con gli alleati quando bisognerà presentare le liste? All'interno del Movimento c’è grande preoccupazione e lo stesso Conte, proprio temendo il ko dell’urna, potrebbe anche legittimamente approfittare di questa vacatio per tirarsene fuori e non prendersi la responsabilità della sconfitta alle amministrative. Sarà questo l’epilogo dei 5 Stelle?