DI CLAUDIA ZANELLA

 

Una strana normalità. Questa è la definizione che usa Alice (il nome è di fantasia), 33 anni, italiana, per descrivere la situazione che sta vivendo a Mosca. Nel 2017 si è trasferita in Russia e, per il momento, non pensa a tornare in Italia. Ma è un'opzione in campo in caso peggiori la situazione.

La propaganda del presidente, Vladimir Putin, sta facendo un buon lavoro, omettendo le informazioni giuste al posto di altre, ma chi vive a Mosca inizia a insospettirsi. Tra la gente le voci corrono e circolano informazioni ufficiose su quello che sta succedendo. Per esempio, mentre sui giornali italiani si parla già da tempo di giovani trasformati in militari improvvisati e mandati allo sbaraglio al fronte, in Russia "non è stato annunciato ufficialmente, ma inizia a circolare la voce che si stia ripristinando il servizio di leva". Uno dei tanti segnali che fanno alzare il livello di allarme tra gli abitanti di Mosca.

Ma facciamo un passo indietro. Il mondo di Alice e di chi la circonda ha iniziato a trasformarsi la settimana scorsa. Quando le truppe russe hanno iniziato a invadere l'Ucraina, sono stati colti tutti di sorpresa. "Eravamo in stato di shock. Non riuscivamo a lavorare. Vedevo gente che passava ore con lo sguardo nel vuoto". E poi Alice, come altri con cui si è confrontata, ha passato diverse notte insonni, svegliandosi di soprassalto.

Non pensavano che sarebbe scoppiata la guerra nel Paese accanto e che a scatenarla sarebbe stata la Russia. Ma quanto è successo ha assunto concretezza nelle loro vite non appena sono arrivate le sanzioni. Alice le definisce "pesantissime". Racconta che ci sono state subito conseguenze nella vita quotidiana: i prezzi sono aumentati, "soprattutto di quello che non si produce in Russia, come ad esempio gli oggetti tecnologici", dice. Ma soprattutto sono state applicate fin da subito le limitazioni sulle valute straniere. Impossibile cambiare i rubli con un'altra moneta e, soprattutto, i conti correnti esteri "non funzionano più".

Un problema per i cittadini stranieri. Soprattutto per chi di loro non ha un conto in Russia. Alcuni così si sono trovati senza soldi. Molte anche le aziende estere che sono state costrette a chiudere la sede russa, lasciando a casa i dipendenti da un giorno all'altro.

E poi, per chi volesse abbandonare il Paese, c'è il problema dei voli. "La maggior parte sono stati sospesi. I pochi che sono rimasti attivi sono molto cari. Quindi o si hanno i soldi per prenderne uno, o per uscire dalla Russia bisogna viaggiare in auto o in pullman verso i confini a Nord", spiega.

La Farnesina non ha ancora invitato i cittadini italiani residenti in Russia ad abbandonare il Paese, ma tutti stanno ragionando sul da farsi. "Dobbiamo avere un piano B". Perché non si sa cosa avverrà. Così racconta come dallo stato di shock iniziale si è passati alla razionalizzazione, cercando di capire come reagire alla situazione.

Ora il clima è di preoccupazione e di attesa.  "Se prima non pensavamo che il conflitto potesse toccare Mosca, ora abbiamo cambiato idea, perché l'atmosfera non è migliorata e succedono cose strane", ammette. Ad esempio? "Stanno chiudendo molte scuole per motivi di sicurezza non specificati. Obiettivi sensibili, come le torri delle tv, sono stati interdetti al pubblico", racconta. "Poi corre voce che si faranno esercitazioni con le sirene anti aeree".

I più preoccupati sono gli stranieri, che hanno paura che chiudano le frontiere. "Alcuni dipendenti mi chiamano in lacrime dicendo che vogliono lasciare il lavoro e tornare a casa". Ma anche chi resta deve capire come organizzarsi. "Mi chiedo, ad esempio, se devo prelevare tutti i rubli che ho, se cercare di cambiarli, se tenere pronta una valigia", dice Alice, che riesce comunque a mantenere un tono di voce calmo e a non farsi prendere dal panico. Del resto, vorrebbe rimanere a Mosca. Partire significherebbe perdere il lavoro e la casa. "Ho ancora la mia famiglia in Italia, ma la mia vita è qui", dice. Per alcuni lasciare la Russia può essere anche peggio. "Magari in Italia non hanno più niente, neanche un posto dove stare o una rete".

Se partire è una scelta difficile, lo è anche rimanere. Alice è preoccupata per il suo futuro lì. "Se anche la situazione migliorasse in una settimana, ho l'impressione che queste sanzioni non verrebbero ritirate" e la situazione economica e delle aziende sarebbe tale per cui "ci troveremmo a ripartire da zero o quasi".

I russi, invece, sembrano meno preoccupati. Forse perché, dice,"non hanno alternative". Non hanno i documenti per lasciare il Paese, né un altro luogo dove stare. Anche se sulla guerra sono divisi. Una parte di loro appoggia le decisioni di Putin, ma sono tanti quelli contrari al conflitto, "soprattutto i giovani".

E, mentre si attende di capire cosa succederà, la vita va avanti, i locali sono aperti e la gente esce. E così anche Alice - rinunciando a qualche weekend fuori porta e agli sfizi, per risparmiare in questo clima di incertezza - continua a vivere la sua vita "normalmente". In quella che è la nuova nuova "strana normalità".