di Franco Esposito

 

Ricoperto dalla polvere del tempo, un mistero italiano potrebbe arrivare a soluzione a distanza di trentadue anni. Collezionista di presunti colpevoli, poi assolti in ogni grado   di giudizio, il delitto di via Poma sembra prossimo a una svolta che avrebbe del clamoroso, nonché assai tardiva. La Procura di Roma riapre il caso. La rivelazione è firmata dal quotidiano il Foglio. Nuove indagini riguardano “un sospettato già indagato all'epoca dei fatti”. Il presunto assassino. 

Già, i fatti. Roma il luogo del delitto, Roma, un palazzo di via Poma, non lontano da piazza Mazzini. Simonetta Cesaroni, venti anni, segretaria, viene uccisa nell'ufficio in cui lavora. Ammazzata la giovane da un misterioso assassino con ventinove coltellate, La data del bieco omicidio, 7 agosto 1990. Trentadue anni sono passati dalla sera del rinvenimento del cadavere di Simonetta, trovata morta e muda dalla sorella e dal suo datore di lavoro, Salvatore Volponi, accorsi sul posto allarmati dal fatto che la segretaria non rispondeva al telefono. L'ufficio era chiuso a chiave, sparita anche questa, con alcuni indumenti sdi Simonetta. Mai ritrovata l'arma del delitto, forse un tagliacarte. Uno dei tanti misteri di questo mistero italiano tuttora irrisolto. 

La Procura di Roma avrebbe quindi riaperto il caso. “Il meccanismo giudiziario è già avviato, si procede a ritmo spedito negli interrogatori dei testimoni”. Gestiti dal pm Ilaria Calò, lo stesso magistrato che sostenne l'accusa contro Raniero Bosco, l'ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, condannato a ventiquattro anni di carcere nel 2011, poi assolto con formula piena nei due successivi gradi di giudizio “per non aver commesso il fatto”, 

Ilaria Calò avrebbe già ascoltato, fra gli altri, l'allora capo della Squadra nobile di Roma, Antonio Del Greco, già vice presidente della Federazione Pugilistica Italiana, e titolare delle indagini sul delitto di via Poma. “Gli sviluppi potrebbero essere imprevisti. Forse la nuova pista è quella giusta”, scrive Il Foglio.  

Il pm avrebbe rilevato che “la ricostruzione degli spostamenti del sospettato sarebbero completamente inesistenti”. Sottoposta a diversi interrogatori all'epoca in cui avvenne il fatto di sangue, la persona sospettata è attesa di nuovo in Procura.  

Il delitto di via Poma appassionò e sconcertò l'Italia intera per l'impossibilità da parte degli investigatori di proporre una soluzione del mistero almeno attendibile. 

Il primo a essere indagato fu il portiere dello stabile di via Roma, Pietrino Vanacore. Arrestato e poi assolto nei due gradi di giudizio perchè “il fatto non sussiste”, e infine suicida in mare, vicino Taranto, nel 2010, alla vigilia di un interrogatorio già programmato. Un suicidio inspiegabile, anche questo misterioso. Paura di parlare o che cosa? Quali segreti ha portato con sé nella tomba il portinaio Pietrino Vanacore? 

Condannato e assolto l'ex fidanzato della vittima. Raniero Bosco si è fatto un po' di anni di galera, da innocente quale è stato riconosciuto anche dalla Cassazione. “Forse si arriverà al vero colpevole e a liberare dai sospetti personaggi assolutamente innocenti”, commenta l'avvocato Paolo Loria, lo storico legale di Raniero Bosco. “Il mio assistito sta seguendo lentamente un percorso di recupero dal pesante trauma”. Quello di un innocente condannato e messo in galera. 

Infruttuosa ricerca del vero colpevole ha sistemato sul banco degli imputati via via persone poi escluse da qualsiasi colpa. Un vero e proprio campionario, da Pietrino Vanacore in poi: Salvatore Volponi, capo ufficio di Simonetta Cesaroni, e il giovane Federico Valle, il cui padre, avvocato, aveva uno studio all'interno del palazzo del delitto. Interrogati ed esclusi quali presunti eventuali autori dell'omicidio. 

Lo scoop de Il Foglio apre nuovi scenari. Gli inquirenti mostrano ottimismo. Avrebbero trovato la chiave per aprire un mistero rimasto insoluto per trentadue anni. Doverosa prudenza impone però almeno un minimo di cautela. L'insuccesso di precedenti indagini consiglia di non abbandonarsi a facili trionfalismi. I familiari di Simonetta sono sempre in attesa di verità e giustizia da trentadue anni.