Biennale di Venezia (foto di repertorio)

MARCO FERRARI

Tutto il mondo dell’arte aspetta la cinquantanovesima edizione della Biennale d’Arte di Venezia, curata da Cecilia Alemani, che aprirà al pubblico il 23 aprile, con la tradizionale vernice dal 20 al 22 aprile. In quei giorni, gli addetti ai lavori, tra artisti, galleristi, collezionisti, sponsor, curatori e critici d’arte, giornalisti e direttori di musei, torneranno a esplorare la città in grande spolvero e ricca di appuntamenti, dopo lo stop prolungato causa pandemia. La Biennale di Venezia rappresenta una vetrina di primissimo piano non solo per gli artisti, ma anche per altre manifestazioni e iniziative collaterali. Cecilia Alemani ha deciso di non concentrarsi solo sul lato femminile dell’arte, anche se sarà preponderante: «Sarebbe come minimizzare una mostra che racconta storie diverse attraverso una pluralità di voci» sostiene. Da lì la scelta di contaminazioni, soggetti nomadi, connessioni eterogenee fra modi alternativi di essere, LGBTQ e figure altre rispetto al tradizionale sistema binario. Una linea che dal surrealismo del primo Novecento approda al surrealismo pop d’ultima generazione. Le donne sono, insomma, regine del surreale. Ma del reale ancora no. Su 213 nomi di 58 Paesi, fra storici e contemporanei, l’80 per cento sono femminili, compresi i due Leoni d’Oro alla carriera assegnati pari merito alla tedesca Katharina Fritsch e alla cilena Cecilia Vicuña. Il titolo stesso di questa edizione, “Il latte dei sogni”, cita un famoso libro di fiabe di un’altra surrealista sciamanica, la pittrice britannica Leonora Carrington (1917-2011). L’evento si articola tra il Padiglione Centrale ai Giardini e l’Arsenale, ma ci saranno anche tanti spazi esterni alla Biennale e ben 31 eventi in città. Ad esempio, Gwangju Biennale Foundation e la città di Gwangju presentano “To where the flowers are blooming”, una mostra speciale dedicata al 5.18 Democratization Movement, che si terrà allo Spazio Berlendis dal 20 aprile al 27 novembre 2022. “Dove sbocciano i fiori” è una citazione tratta dal capitolo finale di “Atti umani”, struggente romanzo di Han Kang, ben tradotto in Italia da Adelphi, che affronta il trauma del “Massacro di Gwangju” del maggio del 1980.

In contemporanea alla Biennale Arte aprirà un nuovo spazio dedicato all’arte contemporanea, all’interno di un edificio del XVIII secolo situato nel sestiere di Cannaregio, Palazzo Diedo, acquistato da Nicolas Berggruen, filantropo francese e fondatore del Museum Berggruen a Berlino e del 21st Century Council for the Future of Europe, oltre a essere l’ideatore e il presidente del gruppo Berggruen Institute con sede in California. Il Berggruen Institute un anno fa aveva annunciato l’acquisto di un altro importante immobile veneziano, la Casa dei Tre Oci. sull’isola della Giudecca, precedentemente di proprietà della Fondazione Venezia, uno dei centri dedicati alla fotografia più importanti d’Italia. Palazzo Diedo sarà un centro prevalentemente adibito all’esposizione delle collezioni di Berggruen e a progetti di residenza d’artista. Il filantropo ha inoltre affermato di aver acquistato Palazzo Diedo su consiglio di Mario Codognato, già capo curatore al Madre di Napoli e direttore della Anish Kapoor Foundation a Venezia, che guiderà il nuovo spazio proprio nel ruolo di curatore.  Il primo progetto che inaugurerà il nuovo corso di Palazzo Diedo vedrà protagonista Sterling Ruby con l’opera “A Project in Four Acts”, un murale che verrà realizzato sulla facciata dell’edificio che, in questo momento, è in fase di ristrutturazione sotto la supervisione dell’architetto veneziano Silvio Fassi. «Nutrendo un profondo amore per Venezia, desideravo da tempo creare un luogo in cui l’arte potesse essere ispirata dalla città e creata nella città - ha dichiarato Nicolas Berggruen. - Siamo emozionati all’idea di realizzare ora questo sogno ristrutturando Palazzo Diedo, un edificio magnifico per molto tempo associato a una delle famiglie storiche di Venezia, rendendolo accessibile al grande pubblico come sede dell’iniziativa Berggruen Arts & Culture. Guardiamo con entusiasmo all’idea di vedere artisti innovativi della città e di ogni parte del mondo venire a Palazzo Diedo per realizzare nuove opere e proporre nuove idee, restituendo a Venezia la sua importanza come luogo di creazione artistica». Sterling Ruby, primo artista ospite, annuncia così il suo lavoro: «L’installazione che ho immaginato cambierà con l’edificio, esprimendo e anche commentando che cosa significa lavorare per un palazzo con una lunghissima storia e riflettendo in modo diretto, concreto, le tradizioni della creazione di arte e artigianato che sono parte integrante di Venezia».

Negli stessi giorni sull’isola di San Giacomo la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo organizzerà una performance dell’artista brasiliano Jota Mombaça (Natal, 1991), curata da Hans Ulrich Obrist.