L'ambasciatore Razov

"In Russia hanno suscitato ampia risonanza le dichiarazioni che alcuni funzionari italiani si sono permessi di pronunciare nelle ultime settimane". Nel mondo capovolto visto dalla lente di Mosca, quel che si racconta in Italia dell'invasione dell'Ucraina sono "le classiche fake news", "percezioni interiori" lette con "il prisma di certe fobie".

La Russia prende ancora di mira il nostro paese, forse mai questa volta come prima. Nel giro di poche ore prima la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, poi l'ambasciatore Sergey Razov, hanno lanciato strali contro l'Italia, esponenti del suo governo e sul nostro sistema di informazione. Una concomitanza di tempi che difficilmente può far pensare a un caso.

Da Mosca la stretta collaboratrice di Sergej Lavrov ha dedicato una non trascurabile parte del suo briefing quotidiano a martellare sul governo italiano.

Zakharova ha preso spunto dalle dure reazioni nel nostro paese alle minacce lanciate qualche giorno fa da Aleksej Paramonov, per cinque anni console russo a Milano e oggi direttore del dipartimento europeo del ministero degli Esteri, che aveva avvisato sibillinamente di "conseguenze irreversibili" nel caso Roma non avesse fatto un passo indietro sulle sanzioni e definito il ministro della Difesa Lorenzo Guerini "un falco", dopo che due anni fa "ci chiese aiuto per il Covid".

Nonostante l'esercito di Vladimir Putin stia bombardando da più di un mese l'Ucraina e la sua popolazione civile, Zakharova si è detta stupita che "moltissimo in Italia sia orientato alla ricerca di minacce inesistenti e all'estrapolazione di significati". Tutta una montatura, insomma, per la propaganda russa, a fronte di quella che erano dichiarazioni pacifiche "distorte in maniera volgare e cinica". Ci vuole un bel coraggio da parte russa ad accusare di cinismo chicchessia, ma la portavoce di Lavrov non si ferma qui, e allarga il campo all'intero sistema politico e mediatico italiano. Le dichiarazioni dei politici "hanno un livello sempre più alto" di anti russismo, frutto di "una percezione interiore passata attraverso il prisma di certe fobie", nonostante siano decine le dichiarazioni di bellicosi avvertimenti se non di minaccia da parte di esponenti istituzionali, fino ai livelli più altri, contro l'Occidente e i paesi della Nato.

Zakharova, che ha sostenuto le posizioni ufficiali del Cremlino, quelle che negava la guerra derubricata a "operazione militare speciale", che negano che la Russia stia attaccando l'Ucraina, che arrivano a spiegare che "gli ucraini si stanno bombardando da soli", parla di "fake news" diffuse dai media italiani", con lo scopo di "fomentare la guerra dell'informazione usata dall'establishment".

Passa una notte, e la mattina dopo ecco Razov tenere un punto stampa fuori dalla Procura di Roma dopo aver presentato una denuncia contro La Stampa per "istigazione a delinquere" per un articolo riguardante la possibile uccisione di Putin. Un uno-due che sempre più assume i contorni di una strategia organizzata per mettere pressione sul nostro paese e fornire argomenti alla purtroppo combattiva disinformazione che opera nel nostro paese. Basta sentirlo, Razov, per farsi un'idea: "La Russia non sta attaccando i civili nella città ucraina di Mariupol o in altre località ma seguendo le indicazioni del presidente Vladimir Putin di colpire solo siti militari". Conclamate falsità ripetute in batteria da tutti i livelli del governo russo, che probabilmente vede nel nostro paese un terreno fertile affinché la disinformazione possa attecchire.

Razov aggiunge un'osservazione sibillinamente minacciosa: "La cosa che ci preoccupa è che gli armamenti italiani saranno usati per uccidere cittadini russi", trascurando il particolare che quei cittadini indossano una divisa, imbracciano un fucile, sganciano bombe sulle città ucraine e guidano carri armati per le strade di un paese sovrano. Una leva per cercare di inserirsi nel dibattito italiano sull'invio delle armi e sull'eventuale incremento delle spese militari, uno dei più divisi sul tema tra i paesi occidentali.

Per l'ambasciatore "abbiamo fatto di tutto per costruire ponti, rafforzare i rapporti in economica, cultura e altri campi, con rammarico adesso tutto è stato rivoltato", e ovviamente la responsabilità è la nostra, così come noi "abbiamo morso" la mano tesa che il Cremlino ci ha offerto con la spedizione militare che sotto il governo di Giuseppe Conte girò in lungo e in largo per il paese. Che quella della Russia sia una battaglia per irrobustire il virus della propaganda che ha già attecchito in Italia, lo spostamento del focus del dibattito dal fatto in sé alla sua interpretazione, lo conferma esplicitamente Zakharova: "La cosa più importante è che né i media, né i giornalisti, né i politici italiani cedano alle provocazioni chiaramente organizzate dalle istituzioni della Nato nella sfera dell'informazione". E se non è una provocazione questa.