di Valter Vecellio

Il Consiglio dei ministri ha dato il suo via libera al cosiddetto “election day”, che avrà luogo il 12 giugno prossimo. Quella domenica, in un solo giorno, saremo chiamati a votare sia per le amministrative (là dove si dovranno appunto rinnovare), che per i referendum per una giustizia più giusta. "Sono contento perché votando insieme per referendum e sindaci si risparmiano 200 milioni di euro", commenta il leader della Lega, Matteo Salvini; come spesso gli accade, mostra di non aver capito che in questo modo gli hanno teso un trappolone, e lui ci casca dentro.

I quesiti referendari sono un’iniziativa congiunta del Partito Radicale e della Lega. I dirigenti radicali non per un caso non sono per nulla contenti e minacciano di boicottare il voto. Non hanno torto.

D’accordo, c’è la guerra in Ucraina scatenata da Vladimir Putin che catalizza la nostra attenzione: per la guerra in sé, combattuta praticamente alle porte di casa e per gli effetti disastrosi non solo umani, ma anche economici, che paghiamo e pagheremo tutti. Prima della guerra c’era un’altra devastazione: quella provocata dal Covid. Anche qui con un prezzo elevatissimo di sofferenza, dolore, morte di persone e pesantissime implicazioni economiche (non che sia finita, peraltro).

Fatto è che, tra una novantina di giorni appena, saremo chiamati a esprimerci con un "sì" o con un "no" su una serie di referendum in materia di giustizia; nella pressoché totale assenza di informazione e conoscenza. Nessun dibattito, nessun confronto, neppure una didascalica e asettica “descrizione” dei quesiti. “Conoscere per deliberare” è il fondamentale precetto che ci ha lasciato un grande presidente della Repubblica: Luigi Einaudi, in quella straordinaria raccolta di suoi scritti che sono “Le prediche inutili”. Ebbene, questo precetto è completamente venuto meno. Si assiste anzi a una pervicace e dolosa volontà di tenere all’oscuro i cittadini. Gli avversari dei referendum puntano e giocano le loro carte su questo: su un'astensione di massa, in modo che venga meno il quorum e i quesiti “saltino” automaticamente. Questo, a quanto pare, Salvini, tutto preso dal “risparmio”, non l’ha capito: lo stanno conducendo dritto dritto verso l’ennesima rovinosa sconfitta.

Fosse una sconfitta sua e della Lega, poco male: tutta meritata. Il fatto è che sarà la sconfitta di chi aspira a una giustizia più giusta; il trionfo del giustizialismo più becero; la vittoria del “troncare e sopire, sopire e troncare”; del "quieta non movere" così caro alle corporazioni giudiziarie che non vogliono rinunciare a una sola oncia del loro potere e anzi lo vogliono accrescere. La Giustizia continuerà a (non) essere amministrata come sempre; i processi continueranno a durare come durano, con i loro tempi esasperanti; innocenti dovranno continuare a dannarsi l’anima prima di vedersi riconosciuto che “il fatto non sussiste”; il mercimonio oggi battezzato come “metodo Palamara” proseguirà con altri attori e protagonisti.

È illusorio credere e pensare che in questa novantina di giorni che ci separano dal 12 giugno cambieranno qualcosa per quel che riguarda l’informazione, il dovere del servizio pubblico radio-televisivo di assicurare conoscenza, il diritto del cittadino di averla. Stante la situazione straordinaria, il buon senso avrebbe consigliato di spostare la consultazione in autunno e nel frattempo di predisporre adeguate campagne informative. Ma appunto, occorre buon senso. Le cose vanno chiamate con il loro nome: sarà una consultazione truffa.