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di Alberto Flores D'Arcais

Il via libera degli Stati Uniti ai paesi alleati per far arrivare in Ucraina carri armati in grado di rinforzare le difese di Kyiv rappresenta una svolta nella guerra di aggressione lanciata da Putin. Per il presidente ucraino Zelensky, che dall’inizio dell’invasione russa chiede più armi per difendere la sovranità e la libertà del proprio paese è una vittoria diplomatica, piccola ma significativa. Dopo le ripetute risposte negative (che restano tali) alla ‘no-fly zone’ e all’invio di caccia da combattimento, la decisione degli Usa - rivelata da un funzionario del Pentagono al New York Times - di agire come intermediario con gli alleati dell’Europa dell’Est apre un nuovo scenario fondato su una convinzione: la guerra durerà ancora a lungo.
L’invio dei carri armati inizierà rapidamente, ma su quanti saranno e da quali paesi arriveranno il Pentagono non dice di più. Saranno tanks di fabbricazione sovietica (rimasti in dotazione agli ex satelliti dell’Urss), come quelli (59, ex Ddr) che invierà la Germania, ma ci saranno anche blindati di fabbricazione occidentale come i Bushmaster che è pronta ad inviare l’Australia. Armamenti che, insieme  ad altri in arrivo dal Regno Unito, potrebbero permettere ai militari ucraini di condurre attacchi di artiglieria a lungo raggio su obiettivi russi nel Donbass.

Gli ultimi rapporti del Tiger Team (il gruppo di esperti militari e di Intelligence creato dalla Casa Bianca) arrivati nello Studio Ovale di Joe Biden, hanno convinto il presidente Usa che anche sul piano militare occorre fare di più. La parziale ritirata delle truppe di Mosca, la riconquista da parte ucraina di diverse aree occupate dai russi attorno alla capitale e nel nord e le ambigue dichiarazioni ufficiali del Cremlino sugli obiettivi finali della guerra, analizzate dall’Intelligence americana prevedono due scenari a breve-medio termine.
Nel primo i generali russi avrebbero convinto il Cremlino a rinunciare (almeno per ora) all’obiettivo iniziale - la conquista di Kyiv e l’insediamento di un governo fantoccio filo-russo - concentrandosi, militarmente, solo sulle regioni separatiste del sud-est che verrebbero annesse direttamente alla Russia. Nel secondo Putin sarebbe pronto a lanciare una nuova massiccia ondata di bombardamenti contro le popolazioni civili in tutta l’Ucraina per costringere Zelensky non ad una reale trattativa ma alla resa.

Con l’invio dei carri armati il Pentagono (e la Nato) rendono più elastico il concetto di “armi difensive” da inviare all’Ucraina (finora erano più piccole e più facilmente trasportabili) per una nuova fase della guerra ancora tutta da decifrare ma che sembra destinata a durare ancora settimane se non mesi. Tra gli esperti militari degli Stati Uniti sempre più spesso si fanno paragoni tra i russi di oggi e le truppe tedesche durante la Seconda Guerra Mondiale, partendo dal fatto che l’Ucraina sia diventata “un cimitero per i carri armati di  Mosca”. Secondo il sito di analisi militare Oryx l’esercito di Zelensky già sta usando carri armati russi (ne avrebbe catturati 161) ma ne avrebbe perso a sua volta diverse decine. Nella loro avanzata - diventata adesso una semi-ritirata - i blindati russi sono stati ostacolati soprattutto dalla mancanza di carburante, che è parte di un problema più grande di logistica.
Per Ian Johnson, professore di storia militare all’università di Notre Dame “Putin pensava di poter ottenere una rapida vittoria con il dispiegamento di forze speciali e unità aeree, ma quando i suoi militari sono stati costretti a passare a una guerra molto più tradizionale non erano preparati per diversi aspetti logistici”. Una scarsa pianificazione logistica che ha giocato “un ruolo critico nella sconfitta della Germania nazista sul fronte orientale”, lì dove Hitler si aspettava “una rapida vittoria”. Una fonte dell’Intelligence la sintetizza così: “Il dittatore che vuole ricreare l’impero è costretto al ripiegamento perché non ha prestato molta attenzione alle lezioni della ‘Grande Guerra Patriottica’ (così viene chiamata in Russia la Seconda Guerra Mondiale)  che venera da sempre”.

Intermediari per i carri armati, gli Stati Uniti invieranno direttamente altre armi. 300 milioni di dollari sono stati stanziati per i sistemi aerei senza equipaggio Puma - droni leggeri lanciati a mano che possono volare per circa due ore - fornendo alla fanteria ucraina capacità di ricognizione estesa, più mitragliatrici “non standard”, il che significa che le armi non sono regolarmente utilizzate dall'esercito degli Stati Uniti. Inoltre invieranno Humvee corazzati, dispositivi di visione notturna, sistemi di immagini termiche, sistemi tattici di comunicazione sicura, servizi commerciali di immagini satellitari, forniture mediche e droni Switchblade, piccoli aerei senza pilota imballati con esplosivi che si schiantano contro obiettivi come i carri armati quasi fossero kamikaze.
La fonte dell’intelligence Usa la vede così: “Questa è oggi la situazione. I colloqui, ad Istambul o altrove, continueranno, ma non crediate la pace sia vicina. La guerra durerà ancora a lungo”.