PORTOFRANCO

DI FRANCO MANZITTI

 

A Genova regna un “imperatore” che, però, abita lontano e ha avuto i suoi natali a Sorrento. Il suo potere sulla città si è ampliato sempre silenziosamente, ma inesorabilmente e continua a espandersi in una realtà nella quale le leadership da tempo si sono incenerite, una dopo l’altra: quella degli armatori, quella dei finanzieri, poi quella dei sindacati e dei politici, perfino quella degli storici camalli, per non citare la politica dei “grandi” personaggi, dal democristiano Paolo Emilio Taviani, al socialista Sandro Pertini, al funambolico liberale, Alfredo Biondi. Fino agli imprenditori di grandi e rilevanti famiglie, come i Garrone e i Costa, magari ancora sulla scena ma senza velleità di grande presenza pubblica.

Nella tabula rasa di oggi, quando è difficile scovare un nome che spicca, l’imperatore “silenzioso” è GianLuigi Aponte, 82 anni, di Sorrento, fondatore della multinazionale Msc, una grande flotta di navi da carico e di navi di crociera, oggi la prima al mondo con la cinese Kosko.

E’ lui, questo un po’ ermetico capitano di mare, in origine proprio comandante di navi nel golfo di Napoli, figlio di una famiglia di piccoli armatori, orfano a 5 anni di padre, che con i suoi traffici ha conquistato anche la città ex Superba, che oramai ha solo nel porto e nei suoi traffici una rilevanza forte.

Aponte nella classifica di Forbes, pubblicata il 4 marzo scorso, è accreditato di un patrimonio di 17,9 miliardi di dollari. Con i suoi traffici e le sue aziende domina, attraverso la Msc e le altre imprese in cui è entrato socio di grande maggioranza, come la flotta Messina, e quella dei traghetti che faceva capo a Onorato, sulle banchine genovesi.

Il suo quartier generale a Genova è un grattacielo nel quartiere di san Benigno, praticamente in faccia alla Lanterna, dove sono impiegati un migliaio di operatori. La facciata del grattacielo è in vetro blù, come l’ha disegnata una delle archistar genovesi, Antonio Femia, e al tramonto manda riflessi colorati, che la distinguono ampiamente nel panorama del complesso waterfront genovese.

Che Aponte sia veramente l’”imperatore” di Genova lo ha dimostrato anche un fatto significativo di qualche tempo fa. Considerata la sua importanza per il porto di Genova, per i traffici delle sue gigantesche navi da crociera, che riempiono come giganti le banchine genovesi e delle mastodontiche portacontainer, che quando arrivano oscurano l’orizzonte, e pesato il suo ruolo nei terminal e negli spazi a terra, un bel giorno le massime istituzioni genovesi, il sindaco Marco Bucci, il presidente della Regione Giovanni Toti e il presidente dell’Autorità Portuale di Genova, poi diventata Autorità di Sistema Gernova-Savona-Prà -Voltri, Vado Ligure, Paolo Emilio Signorini, sono volati su un aereo privato al quartiere generale del comandante che ha i suoi uffici a Ginevra. Dettaglio non da poco: l’aereo era quello privato di Alessandro Garrone, il leader della grande società ex petrolifera,  diventata delle energie rinnovabili. E alla cloche c’era proprio lui, Garrone jr, figlio del grande Riccardo e erede della dinastia.

Il fatto che “il potere” politico e amministrativo genovese e ligure si fosse mosso per andare a riverire l’”imperatore”, scavalcando perfino le Alpi e in terra straniera, aveva suscitato non poche polemiche. Per la evidente distorsione del cerimoniale che prevedeva, semmai, il contrario: il grande imprenditore che viene ricevuto nei palazzi istituzionali.

A qualche storico più acculturato sono venuti in mente i viaggi dei Dogi genovesi del tempo che fu alla Corte di Re Sole a Parigi, quando la proporzione tra la potenza, seppure influente, della Repubblica di Genova e quella della Corona di Parigi era evidente.

In ogni caso quel viaggio  è stato un segnale molto forte per indicare quale ruolo avrebbe assunto “il comandante” nella città.

Dopo di allora il suo peso è andato via via aumentando. Dopo di allora la grande trasformazione portuale di Genova si è impostata ed ora prosegue con l’opera che più interessa a Aponte.

E ovviamente non solo a lui, ma anche agli altri terminalisti. In testa il vulcanico Aldo Spinelli, coetaneo di Aponte, ma anche lui sempre sulla breccia.

Si tratta della nuova Diga portuale, che sarà costruita a 500 metri da quella attuale ed aumenterà la capacità ricettiva del porto, che grazie alle nuove banchine, capaci di accogliere navi di oltre 400 metri, potrà diventare veramente concorrente di quelli del Nord Europa.

La diga ,opera kolossal, arriverà nello spazio di quattro anni a distanza di oltre 120 anni da quella che fu costruita grazie alla munificenza di un grande genovese dell’Ottocento, il marchese Raffaele De Ferrari, principe di Lucedio, marito di Maria Brignole Sale, duchessa di Galliera, un finanziere di taglio già ampiamente europeo che per i suoi tempi poteva essere dell’importanza di un Rothscild del secolo successivo.

Dopo quel “regalo”, che cambiò il destino del porto e di Genova, le banchine sono rimaste le stesse e ora si apprestano a una trasformazione che muterà di fatto anche la città, modificando la sua linea di costa, perfino il suo orizzonte.

E lo zampino di Aponte c’è sicuramente, perché senza la sua scelta genovese, per altro più che giustificata dalla centralità della Superba, dalla “capienza” dei profondi fondali, sposta molto i grandi traffici in uscita dal canale di Suez verso il golfo ligure.

La stoffa dell’imprenditore, nato nel golfo di Napoli e cresciuto nel mondo, si dimostra non certo solo in questa operazione “piccola” per lui rispetto ai suoi impegni mondiali.

La sua fortuna nasce quando su una nave, di cui era comandante, conosce Rafela Diamant, passeggera di lusso. Si trasferisce con lei a Ginevra e lascia la sua parte di flotta al fratello. Nella città svizzera incomincia a lavorare in banca e convince importanti clienti a investire sulle navi da trasporto commerciale.

Msc nasce da quelle iniziali operazioni di successo e diventa rapidamente un’impresa di livello mondiale. Aponte non dimentica mai l’Italia.

Degli oltre 100 mila dipendenti che ha, almeno 15 mila sono italiani e uno dei segni iniziali forti del suo attaccamento si manifesta quando rileva la flotta Lauro, che diventa il trampolino di lancio delle crociere, una delle sue grandi intuizioni.

La sua scommessa, con il passare degli anni diventa sempre più globale, malgrado l’età avanzata del comandante, che è abilmente affiancato dai figli Diego e Alexa.

L’obiettivo è far diventare la sua flotta player mondiale, ma mantenendo l’anima europea. Intanto ha già superato la danese Maersk, potentissima ed ha incominciato a investire in Africa, comprando le attività portuali e logistiche di Bollorè e si butta nel trasporto aereo, cercando insieme a Lufthansa di comprare una quota di maggioranza di Ita.

Insomma un salto significativo nel trasporto aereo, importantissimo nello scenario italiano e, stringendo l’orizzonte, anche per Genova e il suo aeroporto, sempre in lotta per sopravvivere e così decisivo nella trasformazione del porto.

Una delle ultime mosse di questo personaggio ha ancora una volta un segno genovese. In febbraio il suo gruppo ha sottoscritto un aumento di capitale di 80 milioni per evitare il fallimento del gruppo Moby della famiglia Onorato, che aveva in mano i servizi di traghetto da Genova per le isole.

Un altro salvataggio, che riguarda anche Genova e i suoi traffici. Senza perdere di vista lo scenario globale, dove dopo la pandemia Aponte ha parato bene i colpi del crollo delle navi da crociere con l’aumento dei noli, che le società marittime ben strutturate hanno applicato nella ripresa dei traffici.