Nel corso della riunione del 16 febbraio tre membri di minoranza del Comites di Montevideo hanno chiesto formalmente se e quando il presidente Aldo Lamorte avesse rinunciato o avesse intenzione di rinunciare alla carica di Consigliere del CGIE, incompatibile con quella di Presidente del Com.It.Es., ma la questione sollevata formalmente e pubblicamente durante la riunione ha ottenuto da Lamorte la ridicola risposta che: "il CGIE è automaticamente scaduto all'insediamento del nuovo Com.It.Es.". Tale errata interpretazione è stata immediatamente sostenuta dal Capo della Cancelleria dell'Ambasciata Alessandra Crugnola, la quale ha aggiunto che questa era l'interpretazione del Ministero. Questi ultimi fatti sono riportati dagli stessi tre membri del Com.It.Es. in una loro lettera, datata 18 febbraio, inviata all'Ambasciatore Iannuzzi, con copia al Direttore generale della Direzione Generale degli Italiani all'Estero – DGIT, Ministro Plenipotenziario Luigi Maria Vignali. Ben lungi dall'avallare la stupidaggine del termine del mandato del CGIE all'atto dell'insediamento dei Com.It.Es., l'interpretazione dell'Avvocatura di Stato italiana, sostenuta e riferita dalla Farnesina, è che il CGIE rimane in carica, sia pure per l'ordinaria amministrazione e i casi di necessità e urgenza, fino all'insediamento del nuovo CGIE, che avviene dopo le elezioni dei 43 Consiglieri esteri e la designazione dei 20 Consiglieri di nomina governativa con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

Costretto a farlo, in seguito alle insistenze del Ministero e perfino dell'Ambasciatore Iannuzzi,  Lamorte si è dimesso dal CGIE. Il 25 marzo scorso, gli stessi Consiglieri del Com.It.Es. hanno scritto all'Ambasciatore, sostenendo che le decisioni assunte dal Com.It.Es. prima della rinuncia alla carica di Consigliere CGIE da parte del Presidente La Morte non sono valide  e che quindi bisogna annullarle tutte, compreso il parere su La Gente d'Italia, per assumere invece decisioni legittime. L'Ambasciatore Iannuzzi ha risposto il 30 marzo, citando l'Art. 7 del DPR 29 dicembre 2003, numero 395, che è il Regolamento di attuazione della legge 23 ottobre n. 286, istitutiva dei Com.It.Es.. L'Art. 7 è intitolato "Verifica della condizione degli eletti" e al comma 2 recita: "Quando successivamente all'elezione [del Com.It.Es.]si verifichi... qualcuna delle condizioni di incompatibilità previste, il Comitato le contesta al membro interessato". Lo stesso articolo stabilisce al comma 3: "...il membro del Comitato ha 10 giorni di tempo per formulare osservazioni o per eliminare le cause ...di incompatibilità"  e, al comma 4, sancisce: "entro i 10 giorni successivi alla scadenza del termine di cui al comma 3, il Comitato delibera definitivamente".

La normativa è questa e deve essere applicata. Su questo siamo tutti d'accordo. L'Ambasciatore Iannuzzi commenta scrivendo: "Dal momento che il Com.It.Es. di Montevideo non ha attivato tale procedura nei confronti del Sig. Aldo La Morte ed egli pertanto ha, nel frattempo, fatto legittimamente parte del Com.It.Es., non si configura alcuna invalidità degli atti finora adottati dal Comitato".

Evidentemente, l'Ambasciatore Iannuzzi non è stato informato del fatto che la questione dell'incompatibilità è stata sollevata, eccome, a tempo debito, e che Lamorte ha risposto che il CGIE aveva cessato di esistere, il che è falso. Quindi, per La Morte non c'era alcuna condizione di incompatibilità, il che è altrettanto falso a detta dell'Avvocatura di Stato, secondo la quale il CGIE è vivo, vegeto e nel possesso delle citate funzioni, tant'è vero che sta lavorando su molti fronti, compresa l'organizzazione degli aiuti all'Ucraina, insieme ai Com.It.Es. di frontiera. Evidentemente l'Ambasciatore Iannuzzi non è stato informato           ( spieghiamola cosí ) ....... del fatto che il verbale di quella riunione, che proverebbe l'assoluta ottemperanza al dettame dell'art. 7 del DPR, non esiste ancora, non è stato mai presentato e pertanto non è stato mai approvato dal Com.It.Es.. Al noi sta venendo il forte dubbio che quel verbale potrebbe non vedere mai la luce. Perché? Per non dare ai Consiglieri la base documentale necessaria per accogliere il suggerimento dell'Ambasciatore Iannuzzi, il quale conclude la sua risposta scrivendo: "Ovviamente resta aperta la possibilità, da parte di singoli membri del Com.It.Es., di adire la competente magistratura qualora al riguardo lo ritengano opportuno".

A questo punto  per rimettere il tutto sui binari della legalitá é intervenuto il senatore del Pd Fabio Porta che, scrive "torno a insistere sulle gravi irregolarità che negli ultimi mesi hanno caratterizzato l'operato del Comites di Montevideo. Dopo la grave vicenda del parere di censura a "Gente d'Italia", unico quotidiano italiano pubblicato oggi in Sudamerica - scrive il parlamentare del Partito Democratico - ho interpellato formalmente il Ministro degli Esteri Di Maio sul caso del Presidente del Comites dell'Uruguay Aldo Lamorte, attualmente parlamentare nazionale in carica nello Stato sudamericano.

Secondo l'interrogazione la legge istitutiva dei Comites affida agli organismi compiti di rappresentanza della collettività italiana rispetto alle autorità e istituzioni locali, mentre l'art. 5 della stessa legge sancisce la non eleggibilità di coloro che detengono cariche istituzionali (analogamente con quanto è stato successivamente codificato dalla legge elettorale per gli italiani all'estero).

Le irregolarità non si limitano alla situazione di ineleggibilità ma anche all'incompatibilità della carica di consigliere Comites con quella di membro del CGIE (il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero), visto che il Presidente La Morte si è dimesso da quest'ultimo organismo solo pochi giorni fa, con conseguente invalidazione di tutti gli atti deliberati prima di tale atto formale. ..."

Per questi motivi, Porta  ha chiesto al governo quali indicazioni intende dare alle autorità diplomatico-consolari italiane a Montevideo "affinché la vita del Com.It.Es dell'Uruguay sia riportata alla piena legalità e alla sua normalità democratica, in considerazione anche del fatto che le eccezioni di ineleggibilità sollevate da alcuni eletti, pur avanzate nella riunione di insediamento, come la legge prevede, e nelle successive riunioni dell'organismo, sono state finora eluse dalla maggioranza interna e non adeguatamente considerate dagli stessi rappresentanti consolari presenti"