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di Franco Esposito

Sarà un caso, una coincidenza, ma così fan quasi tutti. Tutti chi? I politici che beccano condanne. Quelli finiti  in gattabuia si danno poi all'attività di vignaioli. Ma sì, producono vino, loro e anche altri magari ancora non condannati, comunque sempre attivi nella politica. Come dire, dalla cella alla vigna. La politica, a ben vedere, si dà alla vendemmia. Una nuova mania che gli interessati definiscono vera passione, 

Qualche nome dei protagonisti in questa originale mutazione? Totò Cuffaro, già presidente della Regione Sicilia, dopo il periodo di reclusione produce vino. Ma non si arrende, quello no, mai. Il virus della politica è incurabile e lui sogna di essere ancora decisivo in Sicilia. 

Sapete perfettamente chi è Nicola Cosentino. Bene, il ragguardevole ex esponente politico della Destra in Campania ha partecipato al Vinitaly di Verona con l'azienda agricola di famiglia "Napoleone". Il nome è tutto un programma, capirete, Cosentino lo ha scelto ovviamente non a caso. 

I calici del Vinitaly hanno avuto la giusta considerazione di Cuffaro e Cosentino, discutibili  protagonisti della recente storia politica italiana. A Verona c'era la cantina del già sottosegretario berlusconiano e pure i vini biologici delle "Tenute Cuffaro", ovvero Salvatore, l'ex governatore della Sicilia. 

Nick 'o mericano, alias Nicola Cosentino, e Totò Vasa Vasa, al secolo Salvatore Cuffaro condividono la passione per i filari. Dopo aver convissuto quella della politica e anche la frequentazione delle patrie galere, Cosentino, ricorderete certamente, è stato considerato il referente politico dei Casalesi, gente di camorra di alto profilo, un clan decisamente sanguinario, non solo potente. Rimediata alla fine, lo scorso luglio, una condanna "per concorso esterno". Totò Cuffaro, il politico che inseguiva favori offrendo anche gigantesche guantiere ricolme di ottimi cannoli alla siciliana, è riuscito nell'impresa, come dice lui stesso, di "sbattere sulla mafia". A Rebibbia ci è rimasto cinque anni, "per favoreggiamento a Cosa Nostra". 

Il vino, dicono ora, a favorire una forma di ritrovata serenità. Il sollievo dopo le tante sofferenze. Cuffaro continua ad alternare la politica al buon bicchiere. Cosentino ambisce a scomparire dalla vita pubblica e dedicarsi alla pace delle vigne. Almeno questo è possibile leggere nel commovente morbido ritratto che gli ha dedicato recentemente il quotidiano Il Mattino. Parole poche e solo sul vino, chissà perchè. Un lavoro, quello del vigniaolo antico e prezioso, recuperato con  ostinazione. No, il, lucro non c'entra: il sentimento sì, anche quello della propria storia. "Un fatto pure di tenuta mentale". 

Ma sapete chi è il politico più noto che coltiva la vite? I baffi, la barca, il risotto, la mediazione di armi a comporre  una persona non sempre amabile, Il proprietario di queste prerogative e di questi limiti è Massimo D'Alema, già presidente del Consiglio post comunista. Il ragguardevole giudizio su suo vino arriva online e con quattro stelline. "Fruttato con note di ciliegia, poi note di mirto. In bocca si esprime con un finale di arancia e ribes". 

La tenuta della famiglia D'Alema si è posizionata a Narni. "La Verità" ha scoperto un presunto trait d'union tra gli interessi dell'ex presidente nel vino e nell'infruttuosa mediazione per vendere una commessa di armi alla Colombia, Massimo D'Alema avrebbe offerto a Talr Massimo Tortorella di acquistare una quota dell'azienda enoagricola di famiglia. La cifra? Modica un corno. "Due o tre milioni, non ricordo esattamente – dice Tortorella – eravamo tutti mezzi brilli". 

Personaggio dalle molteplici facce, Tortorella viene additato quale soggertto legato agli intermediari della folle fornitura di armi. Ma questa è un'altra storia. E diventa estremamente difficile separare la cultura del politico dal senso per gli affari. 

In Italia esistono e proliferano pure gli eno-politici. Morto Pannella, il radicale Giovanni Megri si è ritirato dalla politica. Produce Barolo e Cesanese tra le amate Langhe e il Lazio. Già senatore di Forza Italia e fautore del "patto dello Sciacchatrà", Luigi Grillo produce e commercia pregiato vino ligure. Cos'è lo "sciaccatrà" è presto detto: favorì l'intesa tra Berlusconi e l'ex governatore di Bankitalia, Antonio Fazio. 

Anche a Luigi Grillo non è poi andata benissimo. Nel 2014, dieci anni dopo, viene arrestato "per tangenti" nell'inchiesta su Milano Expo. Patteggia due anni e otto mesi, e si sfoga da par suo. "Io vecchio e senza forze in galera per aver regalato un po' di vino". Ma si può?

Udite udite, drizzate le orecchie: Aldo Brunetta è un altro ministro col calice in mano. Nel 2019 il forzista ha comperato con la moglie una tenuta in borgo Capizzuchi, periferia di Roma, località Divino Amore, zona agricola tra la Capitale e lo squallore annunciato. Brunetta coltiva un progetto ambizioso. Vuol produrre 250mila bottiglie l'anno. Quando ha iniziato a fare vino correva l'epoca di "populismi ruggenti", quelli del Conte 1 e del governo gialloverde, e Brunetta raccontava della sua disaffezione, "Vendo vino e non mi occupo dei teatrini della politica come Di Maio e Salvini". Il piacere del palco e del proscenio lo ha riscoperto con Mario Draghi. 

In vino veritas, sempre e comunque.