Depositphotos

La gravissima siccità e l’aumento record dei costi di produzione provocato dalla guerra in ucraina sta mettendo in serio pericolo le semine di riso in Italia dove si ottiene circa la metà del raccolto europeo. È la Coldiretti a lanciare l’allarme in occasione dell’avvio delle semine che potrebbero essere tagliate di oltre 3000 ettari. Si tratta di un settore – sottolinea la Coldiretti –  con 227mila ettari coltivati e 3700 aziende agricole che raccolgono 1,5 milioni di tonnellate di risone all’anno, oltre il 50% dell’intera produzione Ue, con una gamma varietale unica e fra le migliori a livello internazionale.

Uno scenario preoccupante – continua la Coldiretti – proprio nel momento in cui i consumi alimentari mondiali potrebbero nel tempo spostarsi in diversi paesi dal grano al riso, secondo il dipartimento dell’agricoltura statunitense (Usda) che evidenzia come i mercati cerealicoli globali sono stati colpiti dall’invasione russa dell’Ucraina e dalla la quasi completa cessazione delle esportazioni di grano da quel Paese.

All’esplosione dei costi energetici con impatti dal gasolio ai fertilizzanti, va aggiunta – precisa la Coldiretti – la preoccupazione per la grande siccità con i livelli di falda eccezionalmente bassi e il rischio di riduzioni estive della risorsa idrica superiori al 30% con i livelli del Po scesi a -3,38 metri al Ponte della Becca Pavia) più bassi che in piena estate e i grandi laghi semi vuoti con il Maggiore che è ad appena il 28% del suo riempimento e il Como a meno del 6%. La mancata disponibilità di acqua pesa nelle fasi inziali di sommersione con il 90% del riso italiano che – continua la Coldiretti – si coltiva nel triangolo d’ora tra Pavia, Vercelli e Novara ma la coltivazione è presente in misura significativa anche in Veneto, Emilia Romagna e Sardegna.

Le ultime precipitazioni sono state deboli e poco incisive per cui l’area del distretto del Po è ancora in una condizione “estremamente deficitaria” per la quantita’ di risorsa idrica presente e stimata, secondo l’Osservatorio sulle crisi idriche dell’Autorita’ distrettuale.

Senza dimenticare – precisa la coldiretti – la concorrenza sleale delle importazioni low cost dai paesi asiatici che vengono agevolate dall’Unione Europea nonostante non garantiscano gli stessi standard di sicurezza alimentare, ambientale e dei diritti dei lavoratori

“Per cercare di contrastare l’aumento dei costi di produzione bisogna lavorare fin da subito sugli accordi di filiera che sono uno strumento indispensabile per la valorizzazione delle produzioni nazionali e per un’equa distribuzione del valore lungo la catena di produzione” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

A preoccupare – conclude la Coldiretti – non è solo l’economia e l’occupazione per oltre diecimila famiglie tra dipendenti e imprenditori impegnati nell’intera filiera ma anche la tutela dell’ambiente e della biodiversità. Sono 200 infatti – conclude la coldiretti – le varietà iscritte nel registro nazionale, dal vero carnaroli, con elevati contenuto di amido e consistenza, spesso chiamato “re dei risi”, all’arborio dai chicchi grandi e perlati che aumentano di volume durante la cottura fino al vialone nano, il primo riso ad avere in Europa il riconoscimento come indicazione geografica protetta, passando per il roma e il baldo che hanno fatto la storia della risicoltura italiana.