di Fabio Porta

Dieci anni fa, nel 2012, fu un professore italiano (docente presso l'Università Federale di Rio de Janeiro) a fare giustizia di una lunga e grave amnesia di carattere storico-culturale; dobbiamo infatti a Nello Avella, prematuramente scomparso a causa di una grave malattia, la prima biografia articolata su questa donna che nel 1843 partì da Napoli alla volta di Rio de Janeiro per il matrimonio con l'imperatore Don Pedro II.

Teresa Cristina di Borbone, che da imperatrice del Brasile si meritò il titolo affettuoso e riconoscente di "madre dei brasiliani", è in realtà anche la "madre dell'Italia in Brasile"; sì, perché è grazie a lei che le varie manifestazioni dell'influenza italiana in Brasile iniziarono a prendere corpo in maniera "sistemica", così come ci racconta il bel libro di Avella. Nel periodo 1843-1889, dall'arrivo a Rio fino alla sua morte in esilio, si formò infatti il primo nucleo della grande colonia italo-brasiliana sviluppatasi poi con le migrazioni di fine Ottocento e dell'inizio del secolo scorso.

Di particolare rilievo, nel processo di integrazione tra il nostro Paese e il Brasile, fu l'attività archeologica fatta svolgere dall'imperatrice in terreni di sua proprietà in Italia; dagli scavi eseguiti nella zona di Veio provengono i numerosi reperti etruschi oggi esposti nel Museu Nacional di Rio de Janeiro, insieme alla splendida collezione d'arte pompeiana che faceva parte della sua dote nuziale.
Il nome dell'imperatrice inoltre è rimasto legato alla "Collezione Teresa Cristina", una ricchissima raccolta di incunaboli, libri rari e opere d'arte di importanti autori italiani, donata al Brasile da D. Pedro II dopo la morte della moglie. Questa collezione, insieme ai reperti del Museu Nacional e agli oggetti esposti al Museu Imperial di Petrópolis, costituisce oggi uno dei maggiori giacimenti culturali italiani fuori dai confini nazionali.

A ricordare e a rendere in qualche modo popolare la memoria di Teresa Cristina hanno contribuito alcune iniziative in Italia e Brasile in occasione delle commemorazioni per i duecento anni dalla sua nascita. La maggiore rete televisiva brasiliana, la Globo, non poteva mancare a questo appello dedicando proprio all'imperatrice napoletana una telenovela nell'orario di massimo ascolto di questo tipo di fiction televisive; "Nos tempos do imperador", questo il titolo della 'novela', è stata costruita intorno alla figura di Teresa Cristina, interpretata dalla bravissima attrice italo-brasiliana Leticia Sabbatella. Un'altra amica, nonché una eccellente storiografa italiana da anni innamorata del Brasile e delle sue tradizioni storiche e culturali, Antonella Roscilli, ha contribuito alla realizzazione della produzione televisivo-cinematografica supportando la Globo (e in particolare l'interpretazione della Sabbatella) con i suoi preziosi consigli e orientamenti di carattere storico e letterario.

Anche l'Italia ha fatto la sua parte, con diverse iniziative e manifestazioni. Voglio qui ricordarne soltanto una, la bella mostra fotografica allestita preso la "Sala Portinari" dell'Ambasciata del Brasile a Roma, nella splendida cornice di Piazza Navona. Nella presentazione dei curatori della mostra, ricca di immagini inedite dell'imperatrice relative al periodo della sua partenza e agli anni di vita in Brasile, fino alla sua morte nel 1889, si evidenzia come Teresa Cristina "da un lato si impegnò a trasformare Rio de Janeiro in una "Repubblica italiana delle arti", incoraggiando diversi artisti italiani a venire in Brasile; dall'altra, parallelamente, promosse l'Italia come meta di studio per gli artisti brasiliani". Una vera antesignana della grande e bellissima storia di amicizia tra i nostri due popoli; una strada, quella intrapresa dalla "madre dei brasiliani" che dovremmo provare a riprendere e percorrere con altrettanto entusiasmo e determinazione, proprio oggi che il mondo necessita come non mai di bellezza e cultura, integrazione e multiculturalità.