Il volume edito dal Fondo Editorial de la Universidad San Ignacio de Loyola
Scritto da Rocio Valencia Haya de la Torre, il saggio si concentra in particolar modo sull'influenza degli emigranti italiani e dei loro discendenti in particolare tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo. I più celebrati il colonnello Francisco Bolognesi, eroe nazionale, Antonio Raimondi, studioso e Claudio Rebagliati musicista
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di ROBERTO ZANNI
Oggi l'italiano più celebre in Perù si chiama Gianluca Lapadula, 'El Bambino' per i tifosi della nazionale peruviana. È il bomber che con i suoi gol ha portato la Blanquirroja a un passo dai Mondiali di calcio: manca solo una vittoria per centrare il grande obiettivo e la partita decisiva si disputerà in giugno, nel Qatar (la sede dei Mondiali) contro la vincente dello spareggio Australia-Emirati Arabi Uniti. Si tratta però solo dell'ultimo apporto (questa volta nel campo dello sport) in ordine di tempo, che l'Italia ha dato al Perù. Perchè c'è un legame intensissimo tra le due nazioni che ha la cultura come elemento essenziale: lo dice la storia, e si va indietro centinaia di anni, e lo racconta adesso un interessantissimo libro, appena presentato: 'Aporte de Italia a la nación peruana'. Scritto da Rocio Valencia Haya de la Torre, docente, giornalista, poeta e nipote di Victor Raúl Haya de la Torre che è stato politico, filosofo, autore, ma anche il fondatore del Partito Aprista Peruano, membro dell'Internazionale Socialista. L'opera, edita dal Fondo Editorial de la Universidad San Ignacio de Loyola ha avuto, per la sua presentazione, il patrocinio dell'Ambasciata d'Italia e dell'Istituto Italiano di Cultura a Lima. Ma davvero il contributo dell'Italia al Perù è stato importante? Una domanda che non necessita nemmeno di un'indagine troppo approfondita, perchè la risposta è una sola: sì. Gli esempi sono innumerevoli, basta pensare al Colonnello Francisco Bolognesi, eroe del Perù nella Guerra del Pacifico e discendente da una famiglia della Penisola. Ma il lavoro di Rocio Valencia si concentra in particolare sull'influenza politica, intellettuale ed emotiva dell'Italia nei confronti di tre grandi personaggi che hanno fatto la storia del Paese: José de la Riva Agüero, primo presidente del Perù, José Carlos Mariátegui, intellettuale, considerato uno dei socialisti più rappresentativi dell'America Latina del 20º secolo e naturalmente anche Victor Raúl Haya de la Torre i cui pensieri, visioni ideologiche hanno assunto una rilevanza fondamentale in tutta la nazione sudamericana. Il viaggio di Rocio Valencia Haya de la Torre fa anche il percorso inverso, nel senso che analizza italiani che hanno dato tanto al Perù , a cominciare da Antonio Raimondi (e il Colegio Italiano di Lima porta il suo nome) nato a Milano il 19 settembre 1826, sbarcato nel porto di Callao, il 28 luglio 1850: è stato uno dei docenti fondatori della scuola di medicina alla Universidad Nacional Mayor de San Marcos. Ecco allora che il libro offre uno spaccato sul contributo fornito dall'Italia alla formazione civile, politica e intellettuale della nazione peruviana tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. I primi emigranti italiani erano soprattutto artisti, pittori, religiosi, marinai, mercanti, ma anche appartenenti alla nobiltà napoletana (e non solo) con loro portarono ideali di libertà, progresso e unità nazionale. All'inizio, si parla del XVI secolo, erano soprattutto genovesi, ma nel XVIII secolo ecco la nobiltà del Regno di Napoli rappresentata in particolare dal Virrey Carmineo Nicolas Caracciolo che portò con sè prestigiosi artigiani italiani che crearono una scuola artistica lasciando poi come eredità innumerevoli opere d'arte. Poi compositori come il milanese Roque Ceruti, ma anche Andres Bolognesi, genovese, padre dell'eroe Francisco, era un musicista. Quindi la presenza aumentò nell'Era del Guano mentre la versione definitiva del Himmo Nacional fu opera di Claudio Rebagliati, originario di Noli in provincia di Savona. Dai liguri ai campani, fino a lucani e siciliani, in Perù si può dire che ci siano discendenti con radici in tante regioni d'Italia e in un numero che oggi è stimato in circa mezzo milione.