Il 25 aprile del 2018

DI MATTEO FORCINITI

Un cielo grigio e tanta pioggia accompagnano Montevideo in questo triste e solitario 25 Aprile. Per il terzo anno consecutivo la Festa della Liberazione non ha avuto alcuna commemorazione ufficiale in Uruguay. Le istituzioni italiane hanno preferito mantenere il silenzio più assoluto sulla data che ricorda la liberazione dell’Italia dal nazifascismo nel 1945 e che qui è passata praticamente inosservata come una giornata qualsiasi. Nessun evento, nessun comunicato, niente di niente. Neanche una misera parola è stata spesa.

Al silenzio dell’organo che dovrebbe rappresentare i cittadini (il Comites) ne è seguito uno ben più peggiore da parte dell’Ambasciata. È del 22 aprile infatti l’unico messaggio pubblicato sul suo sito web che recita semplicemente: “Si informa che gli Uffici dell’Ambasciata d’Italia siti in calle José Benito Lamas 2857 e lo Sportello Inform Italia di Avenida Brasil 2980 resteranno chiusi lunedí 25 aprile in occasione della Festa della Liberazione. I servizi riprenderanno normalmente martedì 26 aprile”.

Tre linee per liquidare indegnamente la festa nazionale della libertà dimenticata, un vero e proprio oltraggio alla memoria di chi ha dato la vita per liberarci da una dittatura. Che cosa sta succedendo alle istituzioni italiane in Uruguay? Perché questa Ambasciata in combutta con il Comites di Aldo Lamorte ripudia anche il 25 Aprile? A queste persone fa davvero così schifo celebrare i valori della Resistenza sanciti dalla Costituzione?

Tradizionalmente, il 25 aprile veniva celebrato alla Casa degli Italiani di Montevideo dove il Comites e l’Ambasciata organizzavano una cerimonia con la deposizione di una corona di fiori sotto la targa commemorativa e a volte si cantava anche Bella Ciao. Finché è stato possibile alla cerimonia venivano invitati anche i vecchi partigiani a raccontare la loro storia e a portare la testimonianza di quei drammatici avvenimenti. A dire il vero, l’importanza della festa è calata notevolmente nel corso degli ultimi anni fino a finire nel dimenticatoio con le ultime due edizioni saltate a causa della pandemia, una scusa a cui oggi non è più possibile appellarsi.

La scelta di mantenere il silenzio sulla festa è stata pesantemente contestata dalla minoranza del Comites. “Mai visto qualcosa del genere negli ultimi 25 anni. Una mancanza di rispetto alla collettività, all’Italia e ai caduti” dice indignato Alessandro Maggi, consigliere della lista Unitalia.  “Il silenzio dell’Ambasciata, dell’Istituto di Cultura e dell’attuale Comites è una vergogna. Questi gesti dividono la collettività e negano la storia. Esigiamo spiegazioni al riguardo”.