di ROBERTO ZANNI
Sono state impiegate 954 parole per esprimere le scuse di Vancouver alla comunità italiana. Un rapporto che deve essere solo approvato dalla città per diventare esecutivo. Una macchia che in questo modo si vuole cancellare, oppure cercare di dimenticare. Si va indietro nel tempo, alla Seconda Guerra Mondiale quando il Canada diventò nemico dell'Italia, ma non solo. A subire le conseguenze di quegli anni orribili, furono anche cittadini italiani innocenti, marchiati solo dal fatto di essere appunto italiani. Infatti dopo il 1940 a Vancouver 33 residenti di origine italiana furono considerati nemici sul territorio canadese, 29 dei quali arrestati e spediti nei campi di internamento che erano stati allestiti nell'Alberta e nell'Ontario. Arrestati senza nessuna accusa, se non quella appunto di essere italiani: infatti non avevano commesso nessun crimine. Oggi nessuno di loro è in vita, ma nella comunità italiana di Vancouver il ricordo di quei momenti è ancora lì. Anche perchè oltre ai 33 considerati nemici, ce ne furono altri 1800 di connazionali costretti a registrarsi presso la polizia locale, dovendo poi riferire mensilmente sulle loro attività e il loro impiego. "Questo riconoscimento dei danni subiti da tante persone e famiglie durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale - si legge nel rapporto - rappresenta una parte significativa del risarcimento e garantisce che la città di Vancouver non ripeta questi errori nel futuro". In quegli anni il Governo canadese internò oltre 600 italiani e italocanadesi, richiedendo poi  la segnalazione di ulteriori 31.000 residenti. "E dopo la fine della guerra - è scritto ancora nel rapporto - le vittime italocanadesi vissero in silenzio, con il peso della vergogna per il loro arresto e la loro detenzione". Fu improbo per gli italiani l'esistenza in Canada durante il conflitto, ma fu anche complicata una volta terminata la guerra. Nonostante fossero innocenti. E il rapporto di scuse nei confronti della comunità italiana, numerosa a Vancouver, rappresenta la continuazione di un impegno per sostenere "i principi dei diritti umani, della giustizia e della riconciliazione". Questo atto rappresenta il seguito a quanto accaduto l'anno scorso con le scuse alla comunità italiana del primo ministro Justin Trudeau lette alla House of Commons. Ma se il riconoscimento di una grande ingiustizia perpetrata dal Canada nei confronti degli italiani è arrivato soltanto nel 2021, all'inizio degli anni '90 era stato richiesto con una campagna promossa, a livello nazionale, dai discendenti di quegli italocanadesi finiti nei campi di internamento senza nessun motivo. Dall'anno scorso così è partita anche l'iniziativa promossa da Vancouver i cui rappresentanti hanno lavorato con la comunità italoacanadese per redigere una bozza di scuse. Il rapporto infatti comprende anche testimonianze delle famiglie degli internati con i racconti di cosa significò vedere all'improvviso, padri, mariti e figli, strappati dalle loro case. "Avevo 10 anni - è uno dei racconti - ricordo che non riuscivo a comprendere perchè mio padre fu improvvisamente detenuto e l'ansia che mi sono portata dietro tutta la vita, credo che dipenda proprio da quel periodo della mia infanzia". Se approvate, e non ci sono motivi perchè non dovrebbero esserlo, le scuse saranno lette in una riunione del consiglio della città di Vancouver in giugno, avvio dell'Italian Heritage Month.