Niente da fare. Nonostante i buoni propositi, il Centrodestra sembra sempre essere sull’orlo di una crisi di nervi. Di certo la conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, andata in scena a Milano, non sembra aver rasserenato gli animi. Soprattutto tra Giorgia Meloni e il numero uno della Lega Matteo Salvini. Ripercorrendo il nastro, la leader di FdI due giorni fa si era detta pronta a governare l’Italia, con o senza gli alleati. Insomma, una bella stoccata indirizzata a Lega appunto e Forza Italia.

Una presa di posizione che non è piaciuta per niente al Carroccio che si ieri ha alzato la voce proprio per voce di Salvini: “La Meloni – ha detto l’ex ministro degli Interni del primo governo Conte - legittimamente mette prima di tutto l'interesse del partito e ne ha tutto il diritto, ma quando c'è stato da fare scelte scomode, io non me la sono sentita di fare solo gli interessi del partito”, ha detto Salvini, rincarando poi la dose: “Io preferisco essere protagonista e mettermi in gioco, penso al blocco dei migranti. Senza Lega al governo avremmo avuto ius soli e patrimoniale”. Come a dire: se fossi restato all'opposizione, “avrei fatto gli interessi della Lega non del Paese”.

Il leghista ha cercato anche di mantenersi sull’attacco, forse non riuscendoci proprio del tutto: “Lo dico con massimo affetto, io domenica sarei andato volentieri a salutare Giorgia, che è un’amica. Ma qualcuno del suo partito ha detto che non ero gradito, che non ero invitato e che sarei stato come un imbucato alle feste. E allora sono andato al parco Sempione coi miei figli. Per me l’unità del centrodestra è un valore, ma ho l’impressione che qualcuno invece preferisca giocare da solo”.

Poi via con un esempio: "In Sicilia il Centrodestra è diviso in 2, 3, 4, 5 parti, io sto lavorando per l'unità, ma non possiamo essere sempre noi a fare passi indietro, quando c'è qualcuno che dice che va al governo anche da solo...”, ha detto ancora il leader della Lega. Da Roma a Palermo, quindi, prosegue il braccio di ferro interno alla coalizione. Lega e Forza Italia hanno fatto scendere in campo Francesco Cascio, ma sarebbero disposti a ritirare la candidatura per convergere su Roberto Lagalla, sostenuto invece da Udc, Fratelli d'Italia, i renziani di Italia Viva e la Dc Nuova di Totò Cuffaro.

Il nodo del contendere riguarda, com'è noto, il Musumeci-bis, osteggiato da Nino Minardo e Gianfranco Miccichè, rispettivamente leader regionali di Lega e Forza Italia. Il resto della coalizione, con Giorgia Meloni in testa, spinge invece per una riconferma del governatore uscente: "Un governatore capace non si manda a casa per fare dispetto a qualcuno", ha detto due giorni fa la Meloni da Milano.