di Ludovico Manzoni

Scrivo dal Brasile, sono qui con Peppe Provenzano, il vicesegretario del Partito Democratico, che assieme a Eugenio Marino sta compiendo una missione in Sudamerica, per incontrare la sinistra sudamericana e stringere rapporti con i partiti progressisti del continente. La prima tappa è in Brasile, a San Paolo la città più grande e ricca dell’America Latina.

All’arrivo a San Paolo siamo subito stati accolti da Fabio Porta, senatore italiano, veterano della Circoscrizione Esteri, che a lungo ha rappresentato gli italiani residenti in America Latina. Le elezioni si avvicinano e il Brasile è in un momento complicato, 4 anni di Bolsonaro hanno lasciato il segno, l’inflazione è al 12%, il tasso di povertà è aumentato (Fabio commentava, indicando un accampamento di senzatetto in Avenida Paulista, la principale strada della città, che è la prima volta in decenni che si vedono così tante persone vivere per strada) e il Brasile è più isolato internazionalmente.

In Brasile è già iniziata la campagna elettorale e abbiamo cominciato gli incontri, a partire da Geraldo Alckmin a lungo governatore dello stato di San Paolo e oggi candidato alla Vicepresidenza del Brasile insieme a Lula. Viene da una storia politica più moderata rispetto a Lula (nel 2006 erano addirittura stati avversari alle presidenziali) ma ha deciso di sostenerlo perché preoccupato dall’erosione delle istituzioni portata avanti da Bolsonaro. Pensa che al netto delle differenze politiche tutte le forze democratiche debbano unirsi per fronteggiarlo e difendere la Costituzione.

C’è preoccupazione per la tenuta democratica del paese, timori di un possibile “6 Gennaio” con riferimento all’assalto statunitense al Campidoglio favorito da Trump, di cui Bolsonaro è sempre stato un acceso sostenitore durante tutta la sua presidenza. Oggi Bolsonaro ha già iniziato a delegittimare il tribunale federale del Brasile, e il processo democratico.

Lula è di nuovo libero dopo l’ingiusta carcerazione inflittagli dalla magistratura vicina Bolsonaro, per impedirgli di candidarsi contro di lui nel 2018, lo abbiamo incontrato il giorno successivo, nonostante i 76 anni è in forma ed è pronto a ricandidarsi per sconfiggere Bolsonaro. Ci ha raccontato la sua visione di un Brasile che riesca a integrarsi di più con gli altri paesi del Sudamerica, seguendo l’esempio dell’Unione Europea (ma senza replicarne il deficit democratico), vuole di nuovo combattere la povertà, coniugare sviluppo e protezione sociale e difendere la costituzione brasiliana.

Oltre a Lula, alla Fundacao Perseo Abramo del suo Partito dos Trabahadores (PT), abbiamo incontrato il Vicepresidente del PT, Luiz Dulci, Aloizo Mercadante e Cezar Alvarez due tra i fondatori e massimi dirigenti del PT, che hanno a lungo accompagnato Lula nelle sue esperienze elettorali e di governo. Anche loro sono molto preoccupati dal possibile tentativo di Bolsonaro di non riconoscere il risultato elettorale, raccontano che è stato l’ultimo capo di stato a riconoscere la vittoria di Biden, e quando un membro del governo americano è venuto in visita ufficiale in Brasile gli ha detto “il vostro presidente è Trump, ha vinto lui le elezioni”.

Su Bolsonaro hanno una posizione molto dura, dicono che “ammira Mussolini e i torturatori, non ha rispetto per la democrazia né per le istituzioni, non è in grado di tenere unito il Brasile”.

Sulle elezioni, che si svolgeranno il 2 Ottobre, chiedono attenzione da parte della comunità internazionale, e c’è una richiesta di inviare osservatori per monitorare le elezioni e confermarne la validità.

Un interessante confronto c’è stato con Celso Amorim, già due volte ministro degli Esteri e poi ministro della Difesa del Brasile, persona di grandissimo spessore e preparazione (Foreign Policy lo aveva nominato, “miglior ministro degli Esteri al Mondo” nel 2009) che ha illustrato le diverse letture della guerra in Ucraina, con ripercussioni che si fanno sentire fino all’altro capo del mondo (i più grandi fornitori di fertilizzanti, fondamentali per l’agricoltura brasiliana, sono Russia e Bielorussia) mentre Provenzano ha difeso la posizione Europea, di sostegno all’Ucraina, e alle ragioni della sua resistenza.

“Se Il Brasile è figlio del Portogallo, San Paolo è figlia dell’Italia” dicono con orgoglio gli italiani a San Paolo, la comunità italiana nella città è una delle più grandi del mondo, milioni di residenti hanno origine italiana. L’importanza degli italiani nella storia della città è testimoniata dall’imponente Edificio Italia, costruito negli anni '50 con i fondi della comunità italiana a San Paolo, con i suoi 161 metri rimane anche oggi uno dei grattacieli più alti della città.

 

Gli incontri al Consolato e alla Camera di Commercio ci confermano l’importanza e l’impegno della comunità italiana a San Paolo, quasi mille aziende qui sono italiane. Una storia oggi di successo, è passata da un secolo di sforzi e sofferenze: abbiamo visitato il Museo dell’immigrazione all’Hospedalaria, che da fine 800 accoglieva gli immigrati in condizione di estrema povertà. Più di un milione di italiani sono passati di lì, curati in quarantena prima di andare a lavorare nelle piantagioni di caffè e zucchero, in condizioni drammatiche, spesso trovandosi a rimpiazzare gli schiavi (appena liberati). Oggi si possono leggere le struggenti lettere che gli emigranti mandavano alle famiglie.

 

Ma la testimonianza della sofferenza si è trasformata in qualcosa di concreto, buona parte delle strutture dell’Hospedaleria vengono oggi utilizzate da un’associazione di origine italiana che si occupa di aiutare i poveri di San Paolo: all’Arsenale della Pace 1200 persone vengono sfamate e accolte ogni giorno, Padre Lorenzo ci ha raccontato che in oltre 20 anni di attività sono riusciti a costruire una comunità unica, che è un punto di riferimento per i bisognosi di tutto il Brasile, anche questo è l’Italia nel mondo.

Ora ripartiamo per Buenos Aires, il Brasile è a un momento di svolta, chi vincerà le elezioni avrà il compito di dover tenere unito il paese e difendere la democrazia da pericolose spinte autoritarie, in uno scenario internazionale incerto. E anche la comunità italiana in questo passaggio fondamentale per il paese farà sentire la propria voce.