di Mimmo Porpiglia

Oggi firmo l’ultimo editoriale di “Gente d’Italia”. Perché dopo oltre venti anni in cui abbiamo provato a mantenere dritta la barra dell’autonomia del giornale rispetto a interessi diversi da quelli dei lettori, unico nostro punto di riferimento, dobbiamo ammainare bandiera bianca. Non è una sconfitta di questo giornale, non è una vittoria di chi ha lavorato in questi anni per farci chiudere. No. Il discorso è diverso. Con la chiusura del giornale, censurato a priori per la sua linea editoriale, vince chi ritiene che l’informazione debba essere sempre al servizio del potere, pena l’accusa di essere divisivi. E perde chi ritiene che la democrazia sia fondata sulla pluralità di idee, sul confronto, sul dibattito e mai sulla censura o, peggio, sull’ostracismo. Vince ancora chi ritiene che la gestione della cosa pubblica debba essere sottratta a ogni valutazione da parte dei mezzi d’informazione e dei cittadini, chi confonde il rispetto delle istituzioni con l’impunità delle proprie azioni. E perdono proprio i cittadini, cui viene sottratto, d’imperio, il diritto di conoscere. Vince chi ritiene che sia normale che le istituzioni debbano curare la propria comunicazione ricorrendo a consulenti strapagati, che provano a rendere la verità diversa dai fatti. E perdono i giornali che provano a raccontare i fatti e i cittadini che perciò possono valutare le cose, con il diritto di scegliere. Vince chi ritiene che l’informazione debba essere asservita, prevedendo 15 anni di carcere per l’utilizzo di un termine non gradito o minacciando l’intervento di autorità giudiziarie per reprimere il dissenso. E perde chi intende come legittima la libertà costituzionale di dissentire. Gente d’Italia in questi anni è sempre stato dalla parte degli italiani in Uruguay e non solo, senza alcuno spirito reverenziale nei confronti di nessuno. Ha raccontato i fatti ed espresso le proprie opinioni. E ci permettiamo di dire che grazie all’abbinamento prima con Republica e poi con il Pais, il secondo ed il primo quotidiano del Paese, è riuscito anche a raccontare le storie d’Italia e degli italiani agli uruguaiani, trovando uno straordinario strumento di diffusione e promozione della lingua italiana. Ma tutto questo è stato superato dalla volontà altrui di silenziare una voce, ritenuta dissonante dai desiderata del potente di turno. Un turno che è stato fatale al giornale. Questo giornale chiude non perché sia stanco di combattere e nemmeno perché io sono oramai alla soglia degli ottant'anni. Ma perché le accuse mosse ad un giornale con tutti i mezzi possibili dal più alto rappresentante del Governo italiano nel Paese in cui il giornale viene pubblicato non possono e non devono essere confutate e contrastate dal giornale stesso, ma dagli organi preposti al rispetto della democrazia. Se la democrazia è ancora un valore. Ecco perché dico: "Basta!". Per non perdere del tutto l’esperienza e la storia di questo quotidiano, il giornale continuerà ad uscire, per qualche giorno ancora, poi solo in edizione digitale fino all’individuazione di un nuovo editore o di un nuovo direttore eventualmente disponibile a continuare l’attività.

AQUÍ PORQUE YO DIGO "¡BASTA!" 

por Mimmo Porpiglia 

Hoy firmo el último editorial de "Gente d'Italia". Porque después de más de veinte años en los que hemos intentado mantener firme el listón de la autonomía del periódico respecto a intereses distintos a los de los lectores, nuestro único punto de referencia, debemos arriar la bandera blanca.

No es una derrota de este diario, no es una victoria de quienes han trabajado en los últimos años para cerrarnos. No. El discurso es diferente. Con el cierre del diario, censurado a priori por su línea editorial, ganan quienes creen que la información debe estar siempre al servicio del poder, so pena de ser acusados ??de divisivos. Y quien crea que la democracia se funda en la pluralidad de ideas, en la confrontación, en el debate y nunca en la censura o, peor aún, en el ostracismo, pierde. Siguen ganando los que creen que la gestión de los asuntos públicos debe quedar fuera de toda evaluación por parte de los medios y la ciudadanía, que confunden el respeto a las instituciones con la impunidad de sus actos.

Y perdono a los mismos ciudadanos, a quienes se les priva de autoridad el derecho a saber. Ganan quienes creen que lo normal es que las instituciones gestionen su comunicación recurriendo a consultores sobrepagados, que intentan diferenciar la verdad de los hechos. Y perder los periódicos que tratan de contar los hechos y los ciudadanos que por tanto pueden evaluar las cosas, con derecho a elegir. El ganador es quien cree que la información debe ser esclavizada, proporcionando 15 años de prisión por usar un término inoportuno o amenazar con la intervención de las autoridades judiciales para reprimir la disidencia. Y quien entiende como legítima la libertad constitucional de disentir, pierde.

Gente d' Italia en los últimos años siempre ha estado del lado de los italianos en Uruguay y más allá, sin ningún espíritu reverencial hacia nadie. Contó los hechos y expresó sus opiniones. Y nos permitimos decir que gracias a la combinación primero con República y luego con País, el segundo y primer diario del país, también ha logrado contar las historias de Italia y de los italianos a los uruguayos, encontrando un extraordinario medio de difusión y promoción de la lengua italiana.

Pero todo esto fue superado por la voluntad ajena de silenciar una voz, considerada disonante por los deseos de los poderosos de turno. Un giro que fue fatal para el periódico.

Este periódico se cierra no porque esté cansado de luchar o incluso porque ahora esté en el umbral de los ochenta años. Sino porque las acusaciones hechas contra un periódico por todos los medios posibles por el máximo representante del gobierno italiano en el país donde se publica el periódico no pueden ni deben ser refutadas y contestadas por el propio periódico, sino por los órganos responsables de respetar la democracia. Si la democracia sigue siendo un valor. Por eso digo: "¡Basta!"

Para no perder por completo la experiencia y la historia de este periódico, el periódico seguirá publicándose, por unos días más, luego solo en edición digital hasta que se identifique un nuevo editor o director, posiblemente disponible para continuar las actividades.