Giuseppe Conte (foto depositphotos)

di Enrico Pirondini

Parto da lontano ma faccio presto. Primi giorni del governo Conte. Giuseppi irrompe con una profezia. Eccola: “Putin non è una minaccia”. E poi: “La Russia? Non è un pericolo”.

Nei motori di ricerca della Camera la predizione c’è ancora. Ora quella profezia suona come un abbaglio fantozziano. Succede. Andiamo avanti. L’avvocato del popolo fa il sovranista, lo dice anche a New York (Assemblea Generale dell’Onu).

E precisa a scanso di equivoci: “Sovranismo e populismo sono nella Costituzione, articolo uno”. Poi, opla, il salto della quaglia col secondo governo. Conte diventa ultra-europeista. E tresca con tutti, dalla Via della Seta (destinazione Pechino) alla rotta atlantica facendo l’occhiolino a Mosca, peraltro come da tradizione grillina. Cose dì quattro anni fa.

LA SERIE NERA DI CONTE CONTINUA - Arriva Draghi (febbraio 2021) e Conte finisce dietro la lavagna. Come il suo amico Trump, scavalcato il mese prima da Biden. E non si dà pace. Proprio come Donald che l’altro giorno è stato sconfitto pesantemente alle primarie in Georgia.

Anche laggiù è tempo di elezioni, a novembre c’è il Midterm, cioè le elezioni di metà mandato. Tralascio i piagnistei in difesa del reddito di cittadinanza e i recenti attacchi (“Meloni e Renzi Robin Hood al contrario”). Siamo in campagna elettorale, ci sta.

Ma è il poker di autogol che, per dirla alla Mourinho, “è storia“ - Il primo flop riguarda il senatore grillino Licheri, capogruppo del M5S, avvocato in quel di Sassari: trombato. Conte lo aveva candidato alla presidenza della commissione Esteri, hanno scelto Stefania Craxi.

Indimenticabili i flop collezionati al tempo della elezione del presidente della Repubblica, (affossata la Belloni). La sconfitta incassata nella sfida – tutta interna – sui capigruppo di Camera e Senato (Castelleone, Crippa). L’onta subita nella candidatura di capogruppo pentastellato alla Camera.

Ha candidato i suoi pretoriani (Al Bonafede, Lucia Azzolina). È stato riconfermato Davide Crippa, già sotto segretario proprio nel suo primo Governo. Certo, la chicca che brucia di più resta l’autogol sulla sostituzione del filo-putiniano Vito Petroncelli, sbolognato ai primi di maggio. Al suo posto è stata preferita la figlia di Bettino.

Povero Conte! Non gliene va bene una.E monta la fronda grillina.  È un coro:”Troppi autogol, sei un perdente”.

LA DECIMAZIONE DEI GRILLINI - Le rogne mica sono finite. Anzi. Nel movimento dilaga l’incubo dei “tutti a casa” se ci saranno le elezioni anticipate. Otto parlamentari su dieci non saranno rieletti. I sondaggi sono impietosi: danno i Cinquestelle al 13%.

Se poi ci mettiamo la riforma che riduce a 600 i seggi, la frittata è completa. Conte, fiero l’occhio e svelto il passo, ha già iniziato la campagna elettorale politica del 2023. I suoi cavalli di battaglia? La polemica sull’invio delle armi in Ucraina, l’opposizione al termovalorizzatore di Roma, la battaglia in difesa del superbonus. Senza dimenticare le tante richieste di riferire in Parlamento. È evidente: vuole colpire il Governo Draghi sperando di riconquistare spazio nell’agenda politico-mediatica. Campa cavallo.