di Maria Antonietta Calabró

Sembra proprio che sui rapporti con Putin sulla guerra in Ucraina le linee in Vaticano siano due. La prima quella del Papa che ha ribadito anche ieri in un biglietto autografo inviato al presidente dell’associazione russa degli antichi credenti (legata al metropolita Hilarion ) di voler andare a Mosca. E ha ricevuto l’ambasciatore turco presso la Santa Sede, visto il ruolo di Erdogan. E la seconda, quella del segretario di Stato cardinale Pietro Parolin che ormai da mesi si appoggia sulla sponda del leader leghista Matteo Salvini (che da qualche giorno si è messo al collo il crocifisso di legno di San Francesco, o meglio il Tau) di cui venerdì scorso ha “benedetto” il tentativo di andare a Mosca, (grazie all’avvocato dell’ambasciata russa in Italia, Antonio Capuano) alI’insaputa di Draghi, della Farnesina e del Quirinale.

Il punto è però che le forze che puntano sulla “mediazione” di Salvini, il Papa a Mosca non lo vogliono vedere neppure in cartolina. Così ha dichiarato al Corriere della Sera l‘influente amico di Putin Markov, il quale peraltro afferma che Salvini ha soprattutto la possibilità di essere ricevuto dal presidente della Duma (con evidente downgrade), ma che appunto il patriarca Kirill avrebbe espresso un giudizio non positivo sulla visita di Francesco.

Perché Parolin ha abbracciato la via leghista? E’ una scelta che parte da lontano e che si è rivelata già all’ inizio di settembre 2021 (anche allora Salvini venne ricevuto, come oggi, in Vaticano a pochi giorni dalle elezioni amministrative) . Ma che va anche inquadrata nell’ambito del posizionamento del cardinale Parolin in vista del futuro Conclave.A fine settembre abbiamo registrato l’inaudito controcanto di Parolin nei confronti del Papa, i toni accesi, le rivelazioni dello stesso Francesco ai gesuiti polacchi sul fatto che mentre lui era convalescente dopo l’operazione al colon, si erano svolte riunioni di cardinali e, sono state le sue parole, c’era chi “mi voleva morto”. Solo che adesso la situazione interna, se da una parte è segnata dal passare inesorabile del tempo (e il Papa ha 85 anni suonati), dall’altra ha fissato dei punti di non ritorno, perché chi poteva pensare di correre come candidato alla “successione” per il fronte “conservatore”, dovrà fare i conti con una situazione “blindata”, tagliata su misura per la continuità .

Innanzitutto il Papa ha anticipato i tempi di pubblicazione della riforma della Curia (Praedicate Evangelium) che entrerà in vigore già la prossima settimana, il 5 giugno. Secondo, il Papa non ha aspettato la festa dei Santi Pietro e Paolo e ha annunciato la creazione di di 21 nuovi cardinali, di cui ben 16 elettori. In questo modo il collegio che dovrà scegliere il nuovo Papa sarà di 133 “berrette rosse” , cioè 13 in più del numero minimo richiesto. Ciò vuol dire che quello che si svolgerà (anche questa data è atipica, il 27 agosto, nel pieno dell’estate) sarà con ogni probabilità l‘ultimo Concistoro di Papa Francesco, visto che potrà assicurare un voto valido per almeno altri 18 mesi (considerando le età dei prescelti, abbondantemente sotto gli 80 anni). Ma saranno tutti voti che certamente segneranno la continuità e non la rottura con Francesco, ed eviteranno manovre di Curia, ampiamente penalizzata a partire dalla Segreteria di Stato dalle Riforme. Basti pensare che neppure il capo dell’ APSA, cioè dell’ente che amministra tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare della Sede apostolica , l’arcivescovo Nunzio Galantino, ha ottenuto il cardinalato.