Franco Esposito

Il boom vale la constatazione di una progressiva dilagante anarchia. Traducibile esattamente come il costante proliferare di abusi. I tavolini selvaggi cominciano a preoccupare seriamente l'amministrazione comunale di Napoli. In due anni sono cresciuti a dismisura, 10mila tavolini in più. I Decumani sono finiti sotto assedio, ormai è difficile e complicato trovare un centimetro di strada libera dalle parti di Spaccanapoli. 

L'amministrazione comunale ha accolto 3600 richieste in pochi mesi. Invasi marciapiedi e piazze. Il picco di istanze si registra nei vicoli del centro storico. Va ancora peggio al Vomero dove si assiste a un autentico pressing sulle aree pedonali. Disperati e incavolati neri, i residenti lanciano continui e reiterati Sos, appoggiati dalle associazioni. "L'occupazione è senza controllo, si intervenga". L'invasione dei tavolini all'aperto offre un quadro che preoccupa e allarma. Il numero dei bar a Napoli e provincia è di 6.000; i ristoranti sono 4000. Diecimila, come detto, i tavoli esterni in più rispetto al 2019. Ognuno fa da sé, e i risultati evidenti sono sotto gli occhi di tutti. 

Un andazzo pericoloso che porta ricchezza nelle casse comunali: 100.000 euro in tasse incassati da aprile per occupazione suolo; 3.600 le richieste di occupazione di suolo attive a Napoli. 

La città oggi è riconoscibile anche per i tavolini selvaggi, montati ovunque. I ripiani, le strutture e le sedie dei pubblici esercizi invadono i marciapiedi. A Santa Brigida, ai Decumani attorno ai monumenti, all'interno di un cantiere è accaduto ai Tribunali. Turisti e pedoni spesso costretti ad autentici slalom giganti tra i camerieri. 

Diventa complicato anche attraversare la strada. Succede in Corso Vittorio Emanuele, l'arteria più lunga della città: diversi bar hanno allestito tavoli e strutture addirittura a trenta metri di distanza dal locale, Una delegazione di enormi proporzioni. L'emergenza pandemica ci ha messo indubbiamente del suo, spingendo il Governo verso l'estensione della occupazione di suolo. L'obiettivo originario era quello di limitare l'uso delle sale interne, che avrebbe favorito la diffusione del virus. 

Delle restrizioni Covid, oggi a Napoli, resta il fatto che passeggiare è un percorso a ostacoli tra tavolini di pubblici esercizi e cantieri montati per il bonus facciate. La maggior parte dei quali sono abbandonati a causa del blocco del credito da parte della banche. 

In piazza Dante la distesa di tavolini raggiunge in pratica la statua del sommo poeta. Nuovi tavoli appaiono giorno dopo giorno da Largo Nilo a piazza Bellini. In alcuni casi le posizioni esterne al locale sono montate a ridosso della campane dei rifiuti. 

Discorso diverso per le autorizzazioni sul Lungomare i  ristoratori di via Partenope attendono di conoscere le modalità dei lavori di restyling. E non si conoscono le date di partenza delle operazioni. Con il Covid alcuni hanno aggiunto dei tavoli a via Partenope, ma non tanti quanti in centro. 

La deregulation dei tavolini riguarda in particolare il Centro Storico Unesco. L'assessorato alle Attività Produttive ha imposto il pagamento di "euro 14 al metro quadrato agli esercenti". Secondo i dati Fipe, bisogna tenere conto che per ogni autorizzazione si può installare un numero di postazioni indefinito. Uno o venti, dipende sempre dallo spazio disponibile. Nei fatti il Covid è finito, ma non nelle strade oltretutto intasate dai cantieri del bonus facciale. Evidente la sovrapposizione caotica tra restrizioni e ripartenza. 

Secondo il presidente di Fipe Campania, nonché titolare del ristorante Umberto a Chiaia, Massimo Di Porzio, il fenomeno "dell'occupazione selvaggia va combattuto parametrando le autorizzazioni con la grandezza dei locali. Non va bene che un locale di trenta metri quadrati occupi lo spazio esterno con trenta tavoli". 

Bastano due pagine inviate al Comune per ottenere il via libera per gestire posti su strade pubbliche. Ne consegue un vero e proprio inferno. La semplificazione burocratica ha provocato la crescita esponenziale delle richieste. Le verifiche effettuate spesso all'acqua di rose. Servirebbe un piano con regole chiare. Sicuramente qualcuno se n'è approfittato. É bello che la città viva all'aperto e all'esterno, ma vanno applicate regole definitive. 

Saranno comunque bene accettate le regole sanitarie, ma devono valere per tutti. "Noi esercenti siamo tenuti a rispettare la distanza di un metro tra i tavoli, mentre ai concerti e alle partite di calcio sono tutti assemblati". E proprio per rispettare il distanziamento di un metro, ancora attivo, tanti esercenti  a Napoli sfruttano lo spazio pubblico in maniera illegittima.