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di Alessandro Camilli

 

A suo tempo è piaciuta tanto (e ancora oggi raccoglie consenso) la frase di Draghi sul debito pubblico "buono" e quello "cattivo". Il primo da fare, il secondo da evitare. Quel che piacque e piace tanto era ed è il poter accostare caratteri di bontà, utilità e necessità economiche nel far debito pubblico. Tutti dissero e dicono: evviva il debito "buono", abbasso il debito "cattivo". Ovviamente poi non si ha traccia e notizia di un esempio concreto di spesa pubblica a debito che meriti di essere iscritta tra quelle "cattive".

Tutti iscrivono le loro proposte, richieste, pretese di spesa pubblica a debito nella categoria del debito "buono". Infatti per la grandissima parte dei partiti e sindacati e organizzazioni di mestieri e professioni (nonché amministrazioni e governi locali, nonché mood comunicativo del più della stampa) "scostamento di bilancio" (cioè nuova spesa a debito) è sempre e comunque debito "buono". Parafrasando il crudo detto western dell'unico indiano buono è l'indiano morto, l'unico debito cattivo per la politica e società italiane è il debito non fatto.

Debito alto, salari bassi

Gli stipendi italiani, gli stipendi pagati in Italia: una montagna alta circa 300 miliardi di euro. Una montagna scavata alla base e ai fianchi quasi fino a ridurla a collina prima che diventi stipendio netto. Di quei circa 300 miliardi lo Stato sotto forma di tasse e contributi e costi e assicurazioni sociali ne prende circa 180. Questo è in termini assoluti quello che viene chiamato il "cuneo fiscale": il 60 per cento del monte stipendi (lordo per il dipendente più costo lavoro per datore di lavoro) se lo prende lo Stato. Allo stipendio netto arriva il 40 per cento dei 300 miliardi. Quindi i salari, gli stipendi in Italia sono bassi. Bassi e non crescono. Bassi e da molto tempo. Bassi, più bassi che in paesi europei assimilabili all'Italia. Quindi...perché quindi? Perché gli stipendi sono bassi tanto più il debito pubblico è alto. Coloro che chiedono, magari a nome dei lavoratori dipendenti, sempre più spesa pubblica lavorano contro la possibilità di crescita di salari e stipendi.

Allo Stato 180 miliardi per farne...

Non a caso da decenni i sindacati italiani non riescono o non sanno o non vogliono affrontare davvero la questione di salari e stipendi. E' che non possono. I sindacati esigono ogni forma e luogo di spesa pubblica, a prescindere. Ed è proprio  il finanziare una spesa pubblica sempre crescente e sempre a prescindere "buona" e mai "cattiva" che comprime inevitabilmente salari e stipendi. Con quei 180 miliardi che toglie al monte stipendi (300 mila) lo Stato ci paga i servizi sociali e il welfare. Mica poca roba: la scuola, la sanità, l'ordine pubblico, trasporto pubblico... Se questo è welfare, è welfare buono, anzi ottimo ( a prescindere stavolta da sprechi, inefficienze e via disfunzionando). Welfare buono è anche ovviamente la spesa pubblica per la previdenza sociale nelle sue varie forme (le pensioni soprattutto). Poi però c'è il welfare cattivo, che non è quello dei soldi rubati alla gente ma quello dei soldi regalati alla gente.

La mappa truccata dei redditi

Su una mappa truccata e falsa (clamorosamente e notoriamente e comprovatamente falsa e truccata la mappa dei redditi da dichiarazioni appunto dei redditi al fisco) si traccia e ci si attiene ad una geografia dei redditi e del carico fiscale e para fiscale tanto bugiarda quanto presidiata come fosse oracolo di verità. Una quota rilevantissima della popolazione spergiura al fisco, giura di vivere con redditi che abbisognano di robusti e ripetuti aiuti in forma di welfare. I redditi dichiarati tra 15 e 20 mila euro, i non redditi dichiarati mettono milioni di italiani nella condizione (falsa) di essere assistiti in varie forme di welfare. Qui non si conteggia l'evasione fiscale, qui si fa di calcolo su integrazioni al reddito, bonus vari, esenzioni para fiscali, accessi gratuiti a servizi pubblici erogati a quella parte della popolazione (rilevante) che, per ammissione e nozione comune, nasconde e camuffa il proprio reddito reale. Qualcuno deve pur pagare il costo di questo cattivi welfare. E questo qualcuno o qualcosa è estratto, scavato anche nella miniera dei 300 mld di quella che sarebbe la montagna di salari e stipendi ma che diventa collina. Anche per pagare il welfare cattivo.

Poi c'è pure quello pessimo

Che ancora una volta non è quello dei soldi rubati alla gente ma quello dei soldi regalati alla cattiva gente. Stipendi bassi perché il cuneo fiscale se li mangia per trasferirne ampi bocconi a pagare il welfare di chi mente sui propri redditi reali. Fino a condizioni di indigenza reale pur in presenza di lavoro. Esser poveri o quasi pur lavorando perché troppo bassa è la retribuzione. E questo mentre partiti e sindacati che dicono di essere con te e per te da decenni lavorano perché lo "stipendio" del lavoro paghi di tasca sua lo "stipendio" della rendita, quello dei redditi nascosti, quello dell'assistenza sociale generalizzata e indistinta, quello della spesa pubblica a debito sempre "buono" per carezzare lobby e corporazioni varie. E' questo il welfare pessimo.