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di Lucio Fero

Che vuol dire fine della politica degli acquisti massicci e programmati di titoli pubblici da parte della Bce? Vuol dire che se l’Italia fa altro debito pubblico, altro rispetto a quello che già c’è, la Bce quel debito non lo compra più. E allora? Allora se si fa altro debito pubblico occorre trovare qualcuno che lo compra. E questo qualcuno, se ci sarà, sarà più esoso di Bce, comprerà debito pubblico italiano volendo in cambio tassi di interesse più alti di quello che oggi costa all’Italia indebitarsi.

Praticamente tutti tra parti e sindacati e rappresentanze di categorie e governi locali, son tutti a spintonare il governo perché faccia “scostamento di bilancio”, cioè altro debito pubblico e quindi faccia altra spesa pubblica a debito. Ma Bce li ha avvertiti: dopo anni e anni in cui per centinaia di miliardi Bce ha comprato il debito italiano, da luglio 2022 non si può più, non lo farà più. Avvertiti certo, ma non salvati. L’intera politica italiana, l’intero dibattito pubblico nella sfera socio economica, la percezione convinzione nella pubblica opinione sono tutti fondati, ancorati sulla certezza eterna di poter spendere a debito tanto qualcuno il debito italiano lo compra.

L’intera campagna elettorale (in Italia eterna, comunque quella amministrative 2022-politiche 2023) e poi il responso elettorale e quindi la prossima maggioranza parlamentare e quindi il prossimo governo saranno a immagine e somiglianza di una realtà svanita, saranno basati su una certezza orfana di realtà, saranno inadeguati al reale, volontà popolare compresa.