Il flop sul referendum sulla giustizia (parliamo del peggior risultato di tutta la storia repubblicana) non può che far riflettere. I numeri dell'ultima tornata elettorale parlano chiaro: due elettori su dieci hanno espresso il proprio parere. Il dato finale parla del 20,9%, lontanissimo dal quorum che prevede il 50% più uno degli aventi diritto. Come si è arrivati a questo scarso risultato? “Il processo referendario, come storia ci insegna, è difficile e molto tortuoso: la scelta dei quesiti, la formazione del comitato promotore, il deposito in Cassazione, la raccolta delle firme, il giudizio della Corte Costituzionale, gli spazi televisivi e infine, solo infine, il quorum da superare”, hanno spiegato in una nota i Radicali Italiani. "Questa campagna è stata organizzata in modo estemporaneo e improvvisato. A partire dalla formazione del comitato promotore, monopolizzato dalla Lega e dalla 'scelta' di non consegnare le firme in Cassazione affidandosi alle deliberazioni delle Regioni”.

“Il mancato raggiungimento del quorum è dovuto alla mancata comunicazione: nessuno sapeva di questi referendum”, le parole di Giulia Bongiorno, senatrice e responsabile Giustizia della Lega. Per il segretario di Più Europa Benedetto Della Vedova “il punto non era il contenuto dei quesiti, ma di affermare in una campagna elettorale un confronto sul futuro della giustizia in Italia. Non si è riuscito a farlo, in parte perché i proponenti, penso a Salvini, si sono occupati d'altro, in parte perché altri temi hanno catalizzato l'attenzione. Si è persa un'occasione, ma quei temi posti dal referendum, checché ne dicano i magistrati organizzati che sono contenti, restano nonostante la scarsa partecipazione”. Ma il mondo della politica si interroga anche sul fatto se il quorum del 50% sia qualcosa da rivedere.

"Occorre modificare il quorum, se no i referendum continueranno a fallire, perché vincerà sempre il partito del non voto. Messun referendum ha raggiunto il quorum, eccetto nel 2011 quelli trainati dai quesiti su nucleare e acqua. La scarsa affluenza a un referendum è sempre un problema per la democrazia. Sarebbe opportuno che ci fosse un intervento, a cominciare dalla questione del quorum - prosegue - il 50% degli elettori, ovvero la maggioranza, è una soglia che con difficoltà si raggiunge persino per le politiche e per le amministrative. Il quorum va modificato, evitando che nei referendum abrogativi il No si trasformi nel partito del non voto, portando facilmente al fallimento di ogni referendum”, il parere del deputato di +Europa, Riccardo Magi. Per Salvini il referendum sulla giustizia “non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Una riflessione sul quorum ai referendum va fatta, perché se si va avanti di questo passo nessun referendum raggiungerà il quorum”.