Franco Esposito

Assolti, tutti. "perchè il fatto non sussiste", la conclusione letta in  aula dal giudice Ada Grignani. Le consulenze d'oro, il crac della Banca Etruria? Calma, gente: per il tribunale non ci sono colpevoli. "Ora gli odiatori da talk dovrebbero mettersi in fila e chiedere scusa", tuona Matteo Renzi in presenza della sentenza del Tribunale di Arezzo: assolti quattordici imputati, tra cui i componenti dell'intero ex consiglio di amministrazione di Banca Etruria. "Le scuse non le presenterà nessuno, vedrete". 

La Procura aveva chiesto condanne da otto mesi a un anno. "Papà è innocente, piango di gioia, finisce un calvario lungo sette anni", si sfoga Maria Elena Boschi, ex ministro e deputato di Italia dei Valori, figlia di Pierluigi Boschi, 73 anni, ex vice presidente di Banca Etruria, prima del commissariamento dell'istituto di credito.  Una lunga e tormentata vicenda. "Mi ha segnato la vita e la carriera", il lungo sfogo affidato a Facebook. "Ho pianto come una  bambina, in ufficio, alla Camera, dopo l'assoluzione di mio padre dall'ultima accusa che gli veniva mossa su Banca Etruria. Proprio io che avevo giurato che non avrei mai pianto per Banca Etruria. Non ho paura di ammetterlo. Il processo si chiude nell'unico modo possibile: con la certezza che mio padre era innocente". 

Con lo stesso verdetto di assoluzione si è concluso il processo sulle "consulenze d'oro" da 4,3 milioni di euro dell'istituto di credito. Anche questa verità la Boschi afferma di aver saputo da tempo. "Ora, però, lo sanno tutti, lo sa il popolo italiano, nel cui nome la sentenza è stata pronunciata. Lo sanno le istituzioni che ho servito con dignità e onore. Lo sanno gli avversati politici che mi hanno chiesto le dimissioni per reati che mio padre non aveva commesso". 

Incassata la sentenza, l'avvocato Maria Elena Boschi promette di combattere "per una giustizia giusta, e ringrazio quei tanti magistrati che in ogni angolo del Paese fanno prevalere il diritto sull'ingiustizia". Le parole dell'ex ministro hanno preceduto quelle di Matteo Renzi. "Quello che è sempre più chiarto è che i mostri non eravamo noi". Il fatto di portare quel nome – ha aggiunto il difensore di Pierluigi Boschi, l'avvocato Guldo Ursini – ha pesato sul suo assistito, "ma per fortuna questa vicenda ha un lieto fine". 

Maria Elena Boschi aveva la delega per le Riforme nel governo Renzi, Il decreto salva banche evitò il fallimento anche di Banca Etruria. Ne conseguì un'immediata bufera mediatica. La ministro finì nel mirino. 

Asciutto il commento del procuratore di Arezzo, Roberto Rossi. "Aspettiamo le moitvazioni per valutare il ricorso in appello". Per l'avvocato Lorenzo Calvanese, di parte civile in rappresentanza dei risparmiatori beffati dal crak di Banca Etruria, "l'obiettivo è far desecretare gli atti della Commissione d'inchiesta": L'istanza è stata inviata ai preisdenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Casellati e Roberto Fico, e alla presidente della commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario, Carla Ruocco. Se accolta, la possibilità di poter accedere a tutti gli atti potrebbe anche riscrivere la storia della fine di Banca Etruria. 

I Boschi, intanto, ricevono il coro di complimenti bipartisan. E l'abbraccio del sindaco di Firenze, Nardella, e la solidarietà del figlio di Bettino Craxi, spesso chiamato a difendere la memoria del padre nella stagione ambigua del psot tangentopoli. "La campagna contro Maria Elena Boschi è stata particolarmente odiosa. Certa stampa e alcuni movimenti politici hanno dato il peggio di loro. Purtroppo non è scontato che non capiti anche ad altri". 

Probabilmente deluso il pm Angela Masiello, che accusava a vario titolo gli imputati di "bancarotta colposa". Le consulenze avrebbero pesato per oltre quattro milioni di euro sulle casse dell'istituto bancario aretino, già al centro di una palese situazione di grave sofferenza. Secondo l'accusa, si sarebbe trattato di "incarichi inuili e ripetitivi, affidati a società specializzate per analizzare e poi avviare il processo di fusione": Ma con chi? Con un istituto di elevato standing, con l'obiettivo di evitare il crac. 

Ma l'operazione non è andata a buon fine. Malgrado sia statra individuata, al termine delle valutazioni, la Banca Popolare di Vicenza. La difesa ha replicato alle accuse esponendo questa tesi: "Gli imputati hanno agito seguendo le disposizioni di Bankitalia". In un momento in cui non sussisteva "lo stato di dissesto dell'istituto di credito".