Interlandi e Lamberti

Riassunto

Sicilia, Cidec-Federlab: “Restituire somme all’Asp Siracusa per prestazioni già erogate anni fa, nel pieno rispetto delle regole? Così laboratori analisi a rischio sopravvivenza".

“Pretendere la restituzione di soldi per prestazioni già erogate anni fa, nel pieno rispetto delle regole, è un atto grave e pericoloso, che mette a repentaglio la sopravvivenza di molti laboratori di analisi cliniche”. È il grido d’allarme lanciato da Elisa Interlandi e Gennaro Lamberti, rispettivamente presidenti di C.I.D.E.C. Federazione Sanità e Federlab Italia (di cui C.I.D.E.C. è parte attiva ed integrante), tra le maggiori associazioni di categoria dei laboratori di analisi cliniche e dei centri poliambulatoriali privati accreditati con il SSN.

IL MONITO DI CIDEC E FEDERLAB
Il monito cade a pochi giorni dall’avvio, da parte dell’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp) di Siracusa, del procedimento di recupero tariffario relativo agli anni 2007-13 ai danni delle strutture di laboratorio e dei centri poliambulatoriali privati di quel territorio.

E' UN ATTO INAMMISSIBILE
Un atto giudicato “inammissibile” da Interlandi e Lamberti, secondo cui: “dopo aver garantito un’assistenza costante e capillare, durante i mesi difficili della pandemia, è assurdo che oggi, in una situazione già di per sé critica a causa del caro energia, si richieda, retroattivamente, la restituzione di somme per prestazioni effettuate negli anni precedenti secondo un tariffario regolarmente sottoscritto ed allora perfettamente in vigore”.

IL TAVOLO DI CONFRONTO
Ed è proprio contro questo provvedimento che il 30 giugno scorso, alla presenza degli associati C.I.D.E.C., dei loro legali – avv. Luca Gioacchino Barone, avv. Davide Di Paola e avv. Vincenzo Minnella – e dell’Asp di Siracusa, è stato aperto il confronto per modificare l’esito delle procedure di recupero forzoso delle tariffe.

L'APPELLO AL GOVERNATORE MUSUMECI
Da qui l’appello al Governatore siciliano Nello Musumeci “che già un anno fa aveva preso posizione invitando ad una riflessione sulle modalità di recupero e soprattutto sulla corretta determinazione degli importi da restituire – che, nella stragrande maggioranza dei casi, si sono rivelati assolutamente sproporzionati rispetto al numero ed alla tipologia di prestazioni erogate – a sospendere il provvedimento. Nel rispetto della normativa e delle sentenze – osservano, infatti, i due rappresentanti dei laboratoristi – va assicurata una corretta modalità di recupero, che sia compatibile con la sopravvivenza delle strutture sanitarie. Altrimenti, l’unica conseguenza dell’applicazione scriteriata di provvedimenti del genere sarà la desertificazione sanitaria”.