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di Paolo Convento

In Ungheria vive una significativa comunità italiana rappresentativa della nuova mobilità. I nostri connazionali hanno eletto la propria rappresentanza presso la rappresentanza consolare italiana e sono coinvolti nella società di nuovo insediamento. Nei giorni scorsi si è svolta a Pècs in Ungheria la prima rievocazione storica dell'antica presenza di Roma imperiale in quel paese. Alla straordinaria iniziativa promossa dall'associazione "Romanitas", un gruppo che ama il romanismo rievocandolo attraverso iniziative tese a ricostruire e far rivivere ambienti e scenografie della gloriosa storia imperiale romana. Tra le finalità di questa associazione è previsto il mantenimento degli usi e dei costumi dei nostri antenati da trasmettere e farli vivere nei giovani e negli adulti. 

L'associazione Romanitas in Ungheria svolge le sue attività in collaborazione  con enti pubblici italiani ed esteri, scuole, camere di commercio, ispettorati archeologici e con musei, quali la vita dei pretoriani. Questa proposta rievocativa trova i favori e la condivisione di molti cittadini, turisti e famiglie.

Far rivivere gli usi e costumi delle società classica romana nei giovani e non più giovani e condividerla con le genti che vivono questo territorio è molto importante, allo stesso tempo è accattivante perché porta la memoria ad un immaginario da riscoprire nella sua essenzialità, dal quale trovare stimoli e nuovi orientamenti sociali e culturali. Si tratta di spaccati di vita ancestrale, replicata in tanti film popolari dell'epopea romana, che configurano una civiltà ambientata nelle lontane province dell'impero romano. 

Ragioni di una proposta culturale italiana in Ungheria.

La città di Sopianea, oggi Pècs, fu fondata dai romani nella seconda metà del primo secolo, quando il transdanubio era provincia della Pannonia dell'Impero Romano.

In questi luoghi veniva lavorata la ceramica, decorata a mano nella città Zsolnay, famosa nel mondo. A Pècs, invece, nel lontano 1367 fu fondata la prima Università ungherese i cui insegnanti erano monaci domenicani. Nei nostri giorni Pècs è una città fiorente, come allora capoluogo culturale, della regione Baranya.

A dar vita a questa inconsueta iniziativa hanno lavorato due italiani, Alessandro Regonasci, l'ideatore, Paolo Convento, il realizzatore, interessati a trasferire gli aspetti culturali di una antica narrazione da riaggiornare, utile alla diffusione culturale e didattica in ambito locale, con il chiaro intendimento di farne uno strumento di interesse turistico, storico ed archeologico.

La portata di questa straordinaria iniziativa è stata assunta dalle autorità locali, che hanno investito in termini di comunicazione e di sostegno materiale attraverso la partecipazione attiva del vice sindaco, Zag Gàbor, dell'assessorato alla cultura, Agoston Andrea, e della locale rappresentanza dell'Unesco, la signora Vàgvolgyi Réka, ed ai suoi collaboratori, che hanno permesso la visita al mausoleum, paleocristiano, riconosciuto nella lista dei siti mondiali dell'Unesco.

"La mia predisposizione a rievocare la nostra storia, in luoghi molto distanti da Roma, muove dall'interesse di far conoscere alla mia nuova comunità di destino, che mi ha accolto e mi ha dato la possibilità di avvicinare aspetti comuni, che hanno interessato la civilizzazione del territorio di Pècs, è motivo di un impegno di riconoscenza e di valorizzazione" conferma Paolo Convento. A volte basta poco per essere portatori sani di proposte universali utili alla società

Paolo Convento