di ROBERTO ZANNI
La riforma delle concessioni balneari è rimasta nel Ddl Concorrenza: non c'è più il Governo, ma per i bagnini italiani, a differenza dei tassisti (stralciati) pare non sia cambiato molto: il futuro, e molto presto, dall'1 gennaio 2024, sta assumendo sempre più le sembianze di un'enorme incognita. Infatti dal 31 dicembre 2023, tutte le concessioni, per seguire l'Europa, che riguardano le spiagge, dagli stabilimenti balneari ai bar e ristoranti, stanno per cambiare: non verranno rinnovate come si è fatto finora, quasi automaticamente, ma ci saranno dei bandi, delle gare dove ovviamente vincerà l'offerta migliore.
Addio al bagnino che si conosce da una vita? O al baretto oppure il piccolo ristorante la cui proprietà si è tramandata da padre in figlio? Tutto è possibile, anche di più con il rischio di trasformare le coste italiane in un business d'alto livello mettendo sul lastrico chi, fino a questo momento, ne aveva fatto la propria vita, magari per qualche generazione. Un cambiamento epocale che ha attirato anche l'attenzione di CNN Travel, ormai appuntamento classico da leggere per gli americani quando vanno in vacanza. E da quella pagina, molto seguita, specialmente d'estate poi, è stato rilanciato l'allarme riguardanti le concessioni balneari, un grido d'aiuto che è stato accolto più dagli americani a questo punto, che da buona parte delle forze politiche italiane.
'Say goodbye to your favorite Italian beach break' il titolo del servizio, che non lascia dubbi sul tono dell'articolo: 'Dì addio alla tua vacanza italiana al mare preferita'. E CNN Travel, dopo aver evidenziato i quasi 7.500 chilometri di coste italiane, le sue 30.000 imprese sulla spiaggia il cui 98% è a conduzione familiare (dati ottenuti da FIBA, Federazione Italiana Imprese Balneari) ha cominciato un giro d'Italia in riva al mare per mostrare, o meglio ricordare, soprattutto agli americani, quali sono i nuovi paesaggi all'orizzonte: la dolce vita sulle spiagge italiane rischia di non essere più tale molto presto e per sempre.
"Si sta svendendo la costa italiana al miglior offerente - ha affermato Luciano Montechiaro, proprietario di Lido Jamaica nella splendida Baia di Trentova, in Campania, provincia di Salerno - succederà come con i grandi centri commerciali, i piccoli negozi hanno chiuso e anche noi non potremo competere. Quando qui arrivò mio nonno non c'era nulla, chiese questo pezzo di terra, glielo concessero, ha costruito una capanna e ha creato la piccola attività. Ora potrebbero dire: 'Ben fatto, puoi andartene'...".
Come Montichiari anche Marino Vieri, proprietario di 'Sasso della Cajana' ristorante sul mare d'Abruzzo costruito su una tipica piattaforma per pescatori, il trabocco. "E piuttosto che lasciarlo a un altro - il suo messaggio - lo smantellerò". E Fabrizio Rustignoli, presidente FIBA, ha aggiunto che "la legge non è giusta e i prezzi potrebbero aumentare se arrivassero le grandi imprese e dovessero pagare un risarcimento agli operatori uscenti. Ma pochi potrebbero essere coloro che vogliono investire su qualche cosa che nel giro di pochi anni potrebbe essere strappato loro. Qualsiasi imprenditore ha bisogno di certezze sul futuro, se lavora legalmente. Altrimenti il mondo illegale si trasferirà qui: le imprese del turismo sono molto attraenti per i riciclatori di denaro oppure avremo un sistema impoverito".