La nuova Cancelleria consolare di Montevideo

di Matteo Forciniti

Mentre i diritti degli italiani in Uruguay vengono quotidianamente mercificati e calpestati, mentre lo stato dei servizi consolari continua a restare estremamente critico, lo Stato italiano ha deciso di rifarsi il look cavalcando l'onda di un partito politico: è stata inaugurata mercoledì pomeriggio la nuova sede della cancelleria consolare di Montevideo, una struttura a prima vista molto bella nel disegno e nella progettazione ma forse realisticamente molto lontana dal risolvere definitivamente i problemi per la quale era stata originariamente pensata.

Cosa cambia in pratica a partire da oggi? Molto poco da quello che si può facilmente vedere. L'unica novità rilevante è lo spazio destinato al pubblico nella sala d'attesa che diventa adesso molto più grande e accogliente rispetto alla vecchia e imbarazzante struttura, peccato però che la stragrande maggioranza dei ricevimenti siano solo su appuntamento. Il resto degli spazi per il lavoro quotidiano degli impiegati è rimasto praticamente uguale a prima. Dunque, a che cosa serve un'opera che è costata all'incirca un milione e mezzo di dollari?

Forte è il sospetto che sia servita solo per far arricchire le tasche di qualcuno tra politici e costruttori con le mani in pasta ovunque da Montevideo a Roma. Di certo l'inaugurazione della nuova sede è materia di facile consenso e infatti è stata già utilizzata da un partito politico che ha aperto la campagna elettorale in vista delle imminenti elezioni strombazzando ai quattro venti che la costruzione del manufatto à opera loro.... ( come se i soldi per costruirla fossero usciti dalle loro tasche e non da quelle dei contribuenti....)

Il rischio concreto è che questa nuova sede possa trasformarsi in una vera e propria cattedrale nel deserto senza un intervento urgente del Ministero degli Esteri -come si chiede da tempo e come da noi denunciato fin dal primo giorno - con un aumento del personale e un potenziamento di una sede che continua ad essere considerata "disagiata" nonostante il clima di festa che ha salutato il taglio del nastro.

"Il personale arriverà" ha promesso il direttore generale per gli Italiani all'Estero della Farnesina Luigi Maria Vignali, catapultatosi immediatamente  da Roma per tranquillizzare gli animi ma senza aggiungere nient'altro, senza dire come, dove e quando. Nel suo intervento, Vignali ha sottolineato un altro concetto che merita di essere ripreso: "Il vetro è il materiale predominante della struttura. Questa scelta è stata fatta affinché tutti possano vedere come lavorano bene i nostri impiegati e rappresenta anche la trasparenza che vogliamo dare al pubblico".

Peccato però che di trasparenza non se ne sia vista alcuna traccia negli ultimi anni in Uruguay con un'Ambasciata impegnata di più a nascondere se stessa come avvenuto con il caso Ventre oppure a scagliarsi contro la libertà di informazione...

Ma ad essere divisivo, a dire il vero, è proprio questo nuovo edificio della calle Cardona che parte già con il peso di una minaccia: "Se entro 3 mesi il Ministero degli Esteri non prenderà provvedimenti concreti per migliorare i servizi consolari siamo pronti a intraprendere scioperi e manifestazioni qui fuori". Promette battaglia Filomena Narducci con un sentimento che rispecchia il pensiero generale della maggior parte dei cittadini italiani residenti in Uruguay, stanchi di continuare a patire gli stessi problemi di ieri nonostante le frottole raccontate dai diplomatici e dai politici.

 Per la cronaca hanno partecipato alla ceriomonia insieme con l'ambasciatore Iannuzzi la Vicepresidente del Senato uruguaiano, Graciela Bianchi, il Ministro della Salute Daniel Salinas, il Sottosegretario al  Turismo, Remo Monzeglio, il Presidente della Corte Suprema dell'Uruguay, John Pérez Brignani, e i Vice Ministri degli Esteri, Carolina Ache e degli Interni, Guillermo Maciel.  Vignali ha poi incontrato il Comites di Montevideo, i Consoli onorari italiani in Uruguay, e una delegazione di giovani italiani.

Un altro scatto della nuova Cancelleria consolare di Montevideo