Con l’apertura di un ciclo incentrato sulla rappresentazione dei riti tradizionali, si è svolta sabato sera a Montevideo la terza sagra della polenta organizzata dalla Famèe Furlane. È stato un ritorno molto sentito dopo i due anni di sospensione a causa del Covid per un appuntamento davvero unico nella collettività italiana apprezzato da molti perché ripropone l’antico rito della minuziosa preparazione della polenta secondo la tradizione friulana con la cottura che avviene al fuoco grazie al cjavedâl, conosciuto anche come alare doppio o da camino. Questo particolare oggetto è costituito da due collegamenti orizzontali che hanno il compito di sostenere -per mezzo di una breve catena terminante con un gancio- le pentole durante la cottura del cibo. L’altro elemento obbligatorio è il taglio con il filo della polenta cotta che consente di fare le porzioni giuste senza spezzettarla.

Questa terza edizione però ha voluto andare oltre l’aspetto gastronomico proponendo anche l’apertura del ciclo “Friuli magico” all’insegna dei miti e delle leggende che ha accompagnato la serata all’interno della splendida cornice naturale della chacra Gemona nella zona rurale di Montevideo.

“Una serata fredda allietata dal caldo del fuoco e dall’ambiente accogliente” ha commentato a Gente d’Italia Bernardo Zannier, presidente della Famèe Furlane e cuoco per l’occasione. “Siamo molto soddisfatti per questo ritorno che ha avuto un’ottima risposta da parte del pubblico, abbiamo preparato quattro pentole ed è stato un record. Dopo due anni di pausa, c’era tanta voglia di tornare a partecipare a questa sagra che rappresenta per noi un modo per poter continuare a mantenere le tradizioni friulane in Uruguay”. “Questa edizione” -ha proseguito Zannier- “ha avuto un’importante novità. Abbiamo cambiato l’orario per la sera e abbiamo inaugurato questo nuovo ciclo con le rappresentazioni teatrali dei miti e delle leggende in modo da offrire qualcosa di originale legato alla cultura friulana che va al di là dell’aspetto gastronomico. Dato che nella nostra regione esistono tante di queste tradizioni, abbiamo pensato che si potessero replicare in Uruguay e ne faremo altre tre durante le prossime iniziative”.

Il ciclo “Friuli magico” è stato aperto dalla rappresentazione dei Krampus, un rito legato alla figura di san Nicolò che in genere si celebra nei paesi friulani a inizio dicembre e sulle cui origini esistono diverse leggende. Una di queste narra che in un periodo di estrema povertà i ragazzi dei villaggi di montagna si travestivano usando pelli e corna di animali e terrorizzavano gli abitanti dei paesi vicini derubandoli delle provviste necessarie per l’inverno. Ben presto, però, questi ragazzi si accorsero che tra loro c’era un impostore, il diavolo, che approfittando del suo volto terrificante si era introdotto nel gruppo rimanendo riconoscibile solo dai piedi a forma di zoccolo di capra. Provvidenziale fu l’intervento di un vescovo, Nicola, che riuscì ad esorcizzare quella terribile presenza. Da allora i ragazzi mascherati da diavolo continuarono a recarsi nei villaggi vicini, non più a depredare ma a portare doni accompagnati dalla figura del vescovo, cioè colui che aveva sconfitto il male. In questa rappresentazione san Nicolò porta una barba folta e bianca e viene accompagnato da alcuni angeli distribuendo dolci ai più piccoli e buoni. Lo seguono dei diavoli inferociti, i krampus, alla ricerca dei bambini cattivi. Dopo il tramonto san Nicolò scompare lasciando la popolazione con i diavoli che si prodigano a rincorse ed inseguimenti.

Anche sull’origine del nome “Krampus” esistono diverse versioni: secondo alcuni viene dal tedesco “Kramp” (artiglio), secondo altri invece dal bavarese “Krampn” (morto, putrefatto, passato). Gli studiosi ritengono che all’origine di questa tradizione ci siano i riti legati al solstizio d’inverno e più in generale i riti pagani (probabilmente di origine celtica) che contrapponevano il bene al male. Successivamente questi riti vennero adattati alla Cristianità introducendo la figura di san Nicolò come emblema del bene anche se non sempre furono ben accettati: durante il periodo dell’Inquisizione, ad esempio, il rito venne interrotto. Attualmente il rito è presente con diverse manifestazioni anche in Trentino Alto Adige, Slovenia, Austria e Croazia.