di Nadia Boffa

Quando gli è stato fatto notare, a più riprese, quanto fosse bravo, lui ha sempre risposto: "No, siamo bravi. Siamo giovani, ma anche talentuosi". Simone Giannelli ha solo 26 anni e ha già vinto praticamente tutto ciò che ogni pallavolista sogna di vincere in un'intera carriera: un argento alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016, un Campionato Europeo nel 2021 e solo un anno dopo, un Campionato del Mondo. Vinto ieri sera, a Katowice, contro la Polonia per tre volte campione del mondo. Nella stessa manifestazione il pallavolista italiano ha vinto anche il premio come miglior palleggiatore e miglior giocatore del torneo. Senza dimenticare i tanti altri tornei vinti con la maglia della Nazionale e con i club in cui ha giocato. Giannelli il capitano "fenomeno di questa giovane squadra", Giannelli il "regista", Giannelli che "sa sempre come e dove distribuire i palloni". Giannelli "il più grande palleggiatore di sempre". Se ne sono dette tante su di lui, eppure lui non ha mai voluto concentrare le attenzioni su di sé, quando invece avrebbe avuto tutto il diritto di farlo. Solo ieri sera, dopo la vittoria più grande, ha detto, forse per la prima volta, di essere fiero di se stesso. "Sono contento anche a livello personale. Sono entrato molto presto a giocare e ho sempre avuto tante responsabilità. Ecco, ora mi sento fiero" ha affermato.

Essere il palleggiatore significa avere su di sè tutto il peso della Nazionale. Significa scegliere a chi dare il pallone, ed essere pronti, all'ultimo, a modificare la propria decisione. Significa essere misurati, equilibrati, perché il pallone non deve andare troppo lontano dalla rete, ma neanche deve avvicinarsi troppo, sennò gli attaccanti rischiano di fare invasione o non riescono a schiacciare. Giannelli ha sulle sue spalle la Nazionale dal 2015, cioé da quando aveva solo 19 anni. La sua prima partita in Nazionale è stata il 29 maggio 2015 ad Adelaide, per la World League. L'Italia aveva vinto contro l'Australia 3 a 1. Da lì ha collezionato, insieme agli azzurri il bronzo ai Campionati Europei 2015, l'argento nella World Cup 2015, l'argento ai Giochi Olimpici di Rio 2016, l'oro agli Europei 2021 e l'oro ai Mondiali 2022. Una carriera stratosferica, tanto che l'ex ct della Nazionale maschile di volley Mauro Berruto l'ha definito ieri sera un "talento fuori scala" aggungendo che sarebbe diventato un campione in qualsiasi sport ma che lui "è la pallavolo". Quello stesso Mauro Berruto che nel 2014, quando era direttore tecnico della nazionale, si era accorto del talento dell'allora giocatore della Trentino Volley e aveva spinto affinché si allenasse con la squadra nazionale juniores maschile in preparazione al Torneo di qualificazione per il Campionato Europeo under 20.

Nato a Bolzano il 9 agosto 1996, Giannelli proviene da una famiglia di tennisti. Suo nonno, Manlio Giannelli, è stato un pioniere del tennis bolzanino, e ha trasmesso la sua passione al figlio Paolo - tecnico nazionale e responsabile dell’Ussa a Bolzano, che insegna lo sport ai più piccoli - che quindi l'ha trasmessa al figlio Simone. In effetti Giannelli, prima di cominciare a giocare a pallavolo, ha praticato per lungo tempo il tennis. E anche lì era forte. Oggi il tennis è il suo secondo sport preferito, dopo la pallavolo. "Era un buon giocatore devo dire, un attaccante, e tirava grandi sassate di dritto. Aveva uno stile estroso da under 12. Tuttavia, quando incontrava gente regolare subiva i ritmi bassi. Si arrabbiava parecchio perché giocava meglio del suo avversario, anche nelle sconfitte" ha raccontato il padre in un'intervista al Corriere della Sera. Prima di avvicinarsi alla pallavolo però Giannelli ha sperimentato anche il calcio e lo sci alpino, come voleva la madre. Quindi a 12 anni ha iniziato ad allenarsi a volley, grazie alla sorella. E fin da subito ci si è accorti che il ragazzo aveva qualcosa in più degli altri. "Era bravino e poi è esploso a 17 anni. Ma io gli ho sempre fatto fare ciò che più che gli piaceva, senza pressioni" ha spiegato il padre.

Giannelli ha iniziato a giocare a pallavolo nella sua città natale nelle giovanili del Südtirol. Nel 2010 è approdato alla Trentino, club nel quale ha continuato a giocare a livello giovanile fino al 2014 e con cui ha mosso i primi passi tra i professionisti, venendo aggregato alla prima squadra, impegnata in Serie A1, già nel corso dell'annata 2012-2013, in cui ha conquistato lo scudetto. A partire dal campionato 2014-15 è stato definitivamente promosso in prima squadra, lì si è aggiudicato uno scudetto ed è stato premiato come miglior giocatore del torneo. Nel 2013 e 2014 ha fatto parte delle nazionali giovanili under 19 e under 20, partecipando rispettivamente alle rassegne continentali del 2013 e 2014. Nel 2015 sono arrivate le prime convocazioni in nazionale maggiore e quello stesso anno il palleggiatore si è aggiudicato la medaglia d'argento alla Coppa del Mondo e quella di bronzo al campionato europeo. La scia di medaglie successive con la Nazionale è conosciuta. Per quanto riguarda i club invece ha militato per sette anni nel Trentino, con cui ha vinto un campionato mondiale per club e una Coppa CEV. Nella stagione 2021-2022 è stato invece ingaggiato dalla Sir Safety Perugia, ancora in Superlega, con cui si è si aggiudicato la Coppa Italia.

L'alzatore azzurro non si sbilancia mai. Mai una parola di troppo, mai un'esuberanza non controllata. Eppure sa, con il suo equilibrio e la sua calma, caricare i compagni da buon capitano. “Dobbiamo pensare al nostro gioco, dobbiamo andare tranquilli con la voglia di divertirsi, determinati allo stesso tempo con la voglia di impensierire l'altra squadra". Le parole sono state sempre le stesse nel corso di questo Campionato del Mondo. Di fronte a qualsiasi squadra, anche quelle che erano più basse nel ranking rispetto all'Italia e quindi sarebbero state probabilmente battute con facilità. Solo una settimana fa sul suo profilo Instagram scriveva: "La forza della squadra è ogni singolo membro. La forza di ogni membro è la squadra. In un Mondiale non c'è nessuna partita facile e non potrebbe che essere così in un competizione dove per definizione si sfidano le squadre più forti al mondo". Ieri sera, nel quarto set della partita contro la Polonia, un giocatore dell'altra squadra ha tentato di innervosirlo, dopo avergli murato in faccia un forte attacco. Giannelli però, con calma quasi serafica, non è caduto nel tranello e ha riproposto pochi minuti dopo, lo stesso attacco, facendo punto.

Sui social il pallavolista azzurro non parla molto di sé. Pochi post, dedicati per lo più alla pallavolo, alla fidanzata o alla famiglia d'origine. Sempre misurati, che non eccedono mai. Stamane, all'incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ancora una volta Giannelli ha mostrato la sua umiltà. "Caro Presidente stiamo realizzando ora cosa abbiamo fatto, ero piccolo e non mi ricordo l'altro Mondiale di 24 anni fa. Sono molto contento di aver portato l'Italia fin qui, l'abbiamo fatto con il nostro stile, la gioia ed il sorriso" ha detto. "Siamo dei ragazzi speciali, con la voglia di mettersi in gioco. Ieri ci sembrava di divertirci e non sembrava di giocare una finale del Mondiale". Perché Giannelli è un palleggiatore anche nella vita, un equilibrista, che si muove su tanti fili diversi, ma che al contempo quei fili li sa reggere come nessun altro. E ora sta già pensando a come reggerne di nuovi. Sta riflettendo verso chi alzare la prossima palla, senza pensare alle palle alzate in passato, come ha sottolineato lui, ieri sera, al termine della partita. "È possibile perdere la testa, ci sta festeggiare, ora festeggio, ma poi si pensa avanti, non si può vivere nel passato".