«Se tu sei in piedi è grazie a me, ma lo vuoi capire». Con questo tono Davide Flachi, figlio dello storico boss della 'ndrangheta del quartiere milanese Comasina, avrebbe messo in chiaro i rapporti "gerarchici" con Franco Terlizzi, ex pugile di cui si ricorda la partecipazione 4 anni fa al reality "L'isola dei famosi".

Per gli investigatori che lo hanno arrestato sarebbe un prestanome della 'ndrangheta. L'ex volto tv, 60 anni, è stato anche pr della nota discoteca milanese Hollywood e vanta una grande presenza sui social come "amico" e personal trainer di vip. Gli sono stati sequestrati un negozio sportivo e una carrozzeria. Terlizzi è finito in carcere per associazione per delinquere finalizzata ad una serie di truffe assicurative su finti incidenti d'auto. L'ex "peso leggero" avrebbe procacciato clienti per la maggior parte delle frodi messe a segno dal gruppo capeggiato da Flachi, attraverso la carrozzeria "Nuova Milano", intestata fittiziamente, per l'accusa, all'ex pugile che era stipendiato come amministratore. In un'intercettazione del gennaio 2021 tra Massimo Molteni e Carlo Alberto Buggio, due dei fermati, il primo parlava così di Terlizzi: «Franco da quello che ho capito è la testa di legno». E il figlio del boss Flachi, condannato in passato per associazione mafiosa, gli diceva: «Tu non fai un c.... e prendi il grano ma ti rendi conto Franco?». L'ex pugile provava a replicare: «Coi sinistri guadagniamo (...) 70mila euro ce li siamo portati a casa». Terlizzi, si legge nel decreto di fermo, si sarebbe speso per «agevolare le denunce dei clienti» sui falsi incidenti. E per questo avrebbe avuto rapporti con Cosimo Caputo, ex carabiniere, indagato a piede libero.

Accuse che l'ex pugile respinge con sdegno. «La mia famiglia deve stare tranquilla, sono pronto a lottare per la verità». L'ex "naufrago" dell'Isola dei famosi sfodera l'aria combattiva nel primo incontro con i magistrati che lo accusano in carcere a Monza. L'avvocato Antonino Crea, che lo difende insieme al legale Marcello Pelillo, afferma che «è molto provato dal punto di vista fisico e psicologico, l'impatto con il carcere è sempre difficile, ma è combattivo, ha sfoderato la sua indole da ex pugile ed è pronto a lottare per far emergere la verità». La difesa chiederà al giudice di non convalidare il fermo, di scarcerare Terlizzi - «non essendoci i presupposti» per tenerlo in carcere - e di concedergli i domiciliari. Al giudice di Monza, l'inchiesta è della procura milanese, l'indagato non intende rispondere. «Abbiamo convenuto - sottolinea l'avvocato - di prendere tempo per leggere la mole di documenti dell'indagine, ma la difesa non cambia: Terlizzi continua a ribadire di non poter negare i rapporti umani con Flachi, ma solo quelli. Quanto alle intercettazioni ambientali e telefoniche vanno contestualizzate». Per l'ex pugile ed ex "naufrago" comincia ora il round più difficile della sua vita.