Gli anni da premier gli sono valsi per conquistare il soprannome di “temporeggiatore”. E di rinvio in rinvio, durante il suo governo, trascorrevano mesi senza che Giuseppe Conte decidesse provvedimenti e riforme rimandando spesso la palla alle Camere. Come quando l’allora presidente del Consiglio diceva che “il fine vita è materia parlamentare” o quando non rispondeva sul disegno di legge Zan contro l’omotransfobia. E nelle sue tante vite politiche Conte, detto il “Camaleconte”, proprio per le sue tante mutazioni, è stato anche premier di un governo gialloverde, nel cui programma messo nero su bianco da M5s e Lega non vi era traccia di diritti civili. Ma ora, si cambia tutto. Giuseppe il Mutante, l’ex gialloverde che si tinge di rosso, il Conte Guevara che nella foresta elettorale va a caccia di voti del Pd, decide di rifarsi l’immagine. E in otto pagine di un programma elettorale che di pagine ne ha addirittura 250 pagine, condensa tutta la sua svolta di sinistra, e inserisce punti votabili perfino dai simpatizzanti di Articolo 1 o di Unione Popolare. Ecco il congedo paterno obbligatorio che deve essere pari a quello della madre. Ma anche la “possibilità di adozione estesa anche alle persone single e alle coppie dello stesso sesso, per le quali deve essere aperto l’accesso all’istituto del matrimonio laico e civile (matrimonio egualitario)”.

Eppure, ma erano altri tempi, nel 2016 il Movimento 5 Stelle si astenne quando il Parlamento votò per la legge, nota come legge Cirinnà, sull’istituzione anche Italia delle unioni civili tra persone dello stesso stesso. Si dirà che il problema non era il testo ma lo strumento utilizzato, poiché si adottò “il canguro” per saltare in blocco gli emendamenti presentati e fare in fretta. In realtà il Movimento era all’opposizione ed era dilaniato al suo interno tra parlamentari più di sinistra, quelli più conservatori e coloro che non sapevano da che parte stare nonostante la Rete si fosse espressa a favore. E poi c’era un tema fortemente divisivo per i grillini, ma anche per Grillo e Casaleggio, che riguardava la stepchild adoption.

“Eravamo un Movimento molto acerbo, magmatico e senza un’organizzazione interna, eravamo allo stato brado”, dice oggi Alessandra Maiorino, che ai tempi non sedeva in Parlamento, e che adesso si è occupata della stesura del programma in tema di diritti civili compiendo così quella trasformazione da un Movimento riluttante, perché incapace di decidere, a un Movimento progressista e di super sinistra. È una mossa per sorpassare il Pd sul terreno dei diritti, svuotare il bacino dem e collocare M5s a sinistra-sinistra? “Niente affatto. Il programma non nasce in contrapposizione a qualcuno”, dice Maiorino.

Certo è che la campagna elettorale di Conte è profilata tutta su un format iper-progressista e quasi libertario. Perfino in tema di migranti oggi Conte scrive nel programma che “le barriere fisiche non sono la soluzione ”nonostante il suo primo governo avesse approvato sanzioni esorbitanti (fino a un milione di euro) per le navi che violavano il divieto d’ingresso, transito o sosta nelle acque territoriali italiane con tanto di confisca e distruzione dell’imbarcazione.

Retromarcia su tutta la linea rispetto ai cartelli del decreto Sicurezza che l’allora premier e attuale leader stellato insieme a Salvini esibiva con un sorriso grondante di law and order. Il leader leghista è rimasto ampiamente su quella posizione, mentre Conte ha pianificato la sua campagna elettorale per entrare nel cuore della gente di sinistra e il buonismo in tema di emigrazione insieme all’aperturismo sui temi etici e familiari sono gli ingredienti per sfondare in quella che lui chiama nei frame elettorali “la parte giusta” anche se in questa parte è arrivato soltanto ora e questo potrebbe minare la sua credibilità agli occhi degli elettori di sinistra.