di SANDRA ECHENIQUE
Quando si parla di influenza italiana in tutto il mondo, è davvero così. Dall'Argentina all'Uruguay, dal Brasile al Venezuela agli Stati Uniti e al Canada, ma senza dimenticare nemmeno l'Australia. Sono i Paesi dove maggiore è stato nel tempo l'arrivo di connazionali che con loro hanno portato aspetti fondamentali che hanno contribuito a far crescere la nazione che li aveva adottati. Ma la presenza, influente degli italiani, se in certe parti è globalmente conosciuta, si allarga poi in maniera sostanziale anche in altri Paesi dove, almeno per la statistica, la presenza di italiani è stata minore, ma solo per il numero. Così l'altra settimana abbiamo raccontato del primo vigile del fuoco deceduto in Perù, a Lima, il 10 dicembre 1870, Giovanni Battista Berninzoni, un eroe ricordato ancora oggi. Come, sempre nella nazione andina, non sono dimenticati gli studi di Antonio Raimondi, considerato il padre delle scienze del Perù. Personaggi che hanno saputo scrivere una parte della storia. E ce ne sono tanti sparsi nel mondo, e non solo dove maggiore è stata l'emigrazione.
Così non poteva passare inosservato un saggio, molto interessante, di Antonio Celia Martínez-Aparicio apparso su Contexto e dal titolo intrigante: 'Huellas de italianos en Colombia. Una historia de emprendimiento', orme degli italiani in Colombia, una storia di imprenditorialità. Ma, come ci racconta l'autore, non si è trattato solo di ingegno nei vari settori dell'industria. Così, dalla ricerca di Martínez-Aparicio, scopriamo che due italiani, passati prima dal Venezuela, Carlos e Juan José Caballi, furono i primi stranieri ad arruolarsi nell'esercito che all'epoca liberò il Paese dal dominio spagnolo. Ed entrambi sacrificarono la loro vita: Carlos, divenuto tenente colonnello, fu preso prigioniero, poi scarcerato morì per gravi problemi di salute. Juan José invece cadde nella battaglia di Bomboná, il trionfo dell'esercito di Bolivar, era il 1822. Eroi italiani.
Al romagnolo Giovanni Agostino Codazzi si deve invece la mappatura della Colombia: militare, geografo, cartografo e etnologo, Codazzi dopo essersi messo a disposizione di Simón Bolivar, studiò a fondo la geografia del Paese dirigendo la Comisíon Corografica tra il 1850 e il 1859, l'anno della morte, e nonostante la malattia che lo colpì volle finire il lavoro che aveva iniziato. E oggi l'Istituto Geografico governativo porta il suo nome come una città di 50.000 abitanti che si trova del Dipartimento di Cesar.
Ma non è tutto qui. L'inno nazionale colombiano, ritenuto uno dei più belli al mondo, ha l'anima italiana. Fu infatti Oreste Sindici che mise la musica a una poesia patriottica in onore di Cartagena, scritta da Rafael Núñez, il debutto nel 1887, la consacrazione ufficiale come inno nazionale nel 1920. Sindici era originario del Lazio, di Ceccano, e arrivò in Colombia come componente della compagnia teatrale Egisto Petrilli e quando questa si sciolse, decise di rimanere per poi entrare a far parte della storia del Paese.
E poi gli imprenditori, tanti, ma due in particolare raccontati da Martínez-Aparicio: Francesco 'Pacho' Di Domenico, negli anni tra il 1920 e il 1930 che portò il cinema e Juan Bautista Mainero y Trucco, un ligure che lasciata l'Italia, si opponeva alla unificazione, fece fortuna in Colombia creando anche una compagnia armatoriale, La Veloce, le cui navi collegavano Cartagena con Genova.