Federica Pellegrini (foto: depositphotos)

Franco Esposito

La Divina è anche dottoressa. Regina delle piscine in tre epoche del nuoto, sport che consuma e brucia il fisico e la psiche, Federica Pellegrini ha conseguito la laurea Honoris Causa. Signora del nuoto fino allo scorso anno, ora moglie di colui che è stato il suo ultimo allenatore, Matteo Giunta, è diventata dottoressa in scienze motorie all'Università San Raffaele di Roma. Questa la causa, "per il merito di aver fatto vibrare l'Italia". 

Dai Giochi Olimpici di Atene 2004 alle Olimpiadi di Rio 2012, dodici anni di vasche, bracciate, allenamenti infinite, gare, record, medaglie, trofei. Un lungo, lunghissimo percorso segnato da meraviglie in serie e da emozioni regalate all'Italia. Le "vibrazioni" di cui sopra. E ora la laurea. La neo dottoressa ha discusso una tesi "sul ciclo mestruale contro l'ultimo tabu": Tema indiscutibilmente non facile, ancora oggi scabroso, ma non per lei, domatrice e dominatrice a lungo di avversarie dei cinque continenti. La prima in Italia a dire: "Il professionismo deve studiare il ciclo mestruale. Non basta dire prendete la pillola". 

La tesi presentata dalla Divina Federica principia con un'analisi della diversa percezione dello sport maschile e femminile. La Pellegrini mai dogmatica, aperta al confronto. "La donna si è dovuta muovere in un ambiente gestito da uomini, con regole e parametri fissati da uomini. All'inizio non eravamo troppo incluse". 

I giornalisti presenti alla cerimonia di laurea l'hanno incalzata senza una briciola di cavalleria. Lei impermeabile, presente e reattiva anche davanti alle provocazioni. "All'inizio noi donne eravamo incluse, poi siamo state sopportate, ora i numeri portano verso l'uguaglianza". 

Cammino completato, quindi, e le differenze azzerate? Si e no. "Oggi voglio dare un colpo decisivo a un tabù. Ma nei primi dieci anni di carriera ho vissuto sulla mia pelle certe evidenti differenze". 

I ciclo mestruale è ancora tra gli argomenti da evitare. Federica osserva che sul tema ci sono passi in avanti. "Adesso se ne parla, soprattutto i più giovani soprattutto. M ho deciso di raccontare la mia storia proprio per dimostrare che serve un approccio sistematico". Si parla ovviamente nell'ambito di prestazioni di alto livello, dove un decimo di secondo fissa la differenza. "Quindi tutti i fattori devono essere considerati. Incluso il ciclo". 

L'opposizione comune è basata su un concetto chiaro: gli  studi sono inutili perché ogni donna reagisce in modo diverso. E qui la signora delle piscine prende cappello. "Gli studi non sarebbero inutili se si arrivasse ad avere moltissimi dati. La risposta base che si dà alle atlete è questa: prendete un anticoncezionale per calmare le oscillazioni. Non basta, non è sufficiente, non serve. Studi di questo tipo furono fatti ai tempi della Germania dell'Est e per i fini più sbagliati. Soltanto per sfruttare le atlete, non per usare il proprio potenziale". 

Il fare cronaca consente alla Divina Federica di raccontare verità sicure, storiche. "Si è arrivati a provocare e poi interrompere gravidanze per favorire la produzione di ormoni maschili. Il punto di vista più sbagliato e quindi pure le analisi più assurde. Via tutto, qui bisogna ripartire dai fondamentali". 

Il vissuto personale per dare corpo e consistenza a una sorta di denuncia. Però attenzione, Federica non sputa nel piatto in cui si è cibata. "Quando ero adolescente è stata mia madre a dire al mio allenatore che non mi sentivo a mio agio nei giorni del ciclo con l'abbigliamento da piscina. Bisogna parlare, confrontarsi, e non semplicemente dire prendi la pillola". 

Lei lo ha fatto tre volte in carriera. L'ultimo nel 2020, "per tenere il ciclo sotto controllo e non ritrovarmi nelle date clou dei Giochi di nuovo come a Rio nel 2018". Le Olimpiadi le hanno poi spostate per Covid. E allora lei si è resa conto, ha capito, che "funzionano meglio quando il mio corpo risponde a ritmi naturali". Compilando una tabella ogni mese si sono resi conto, lei e i tecnici, di come funzionavano i cali prestativi, abbiamo calibrato le sessioni, i progressi ci sono stati". 

Oggi il tecnico di Federica Pellegrini è suo marito. Un vantaggio o che cosa avere un confidente in famiglia? La domanda richiede una risposta profonda. "I tecnici di nuova generazione dovrebbero acquisire dimestichezza con l'argomento. Si attrezzino, le ragazze ne vogliono parlare. Per i parametri scientifici servono medici, persone competenti che ti aiutino a esaltare ciò che in quei giorni funziona come sempre. La resistenza per dirne una". 

Divina in acqua, campionessa olimpionica e due volte del mondo, Federica ora nuota in una sorta di maremagnum. La parità dei sessi. "Passa anche dagli studi e dai discorsi sul ciclo, ne sono sicura. Noi donne saremo più complicate, ma vale la pena conoscerci meglio". In Italia c'è parità tra uomini e donne, eppure siamo lontani da questo traguardo che riveste notevole importanza civile? 

Ancora non ci siamo. "Però credo che si stia uscendo dalla  fase quota rosa per arrivare a una concreta partecipazione". Di questo tipo, per dire che la grande marcia verso la parità è in pieno svolgimento. "Abbiamo la prima astronauta a capo di una stazione nello spazio, la prima donna ad arbitrare in serie A, probabilmente una premier. Sono tutti passi decisivi decisivi di cui essere orgogliose". 

Entusiasta e convinta, la neo dottoressa Federica Pellegrini in Giunta, della sicura forte avanzata delle donne in Italia. Il rosa è in viaggio verso la parità. "Parlo della maggioranza delle donne, devono essere pronte a competere a livello formativo con gli uomini. Ma sapete perché non si passa davanti? A quella casella manca una figura femminile". 

É il suo mantra, il grido educato e consapevole, diamoci da fare, l'opera è appena a metà. Donne d'Italia, ascoltate  Federica, lei nuota verso la parità.