di Massimo Teodori

 

Un sussulto di decenza democratica vorrebbe che, subito, i leader parlamentari - Meloni, Salvini, Berlusconi, Letta, Calenda, Conte – firmassero una solenne dichiarazione con cui si impegnano a votare una nuova legge elettorale rispettosa della volontà dei cittadini tale da abrogare quella semi-autoritaria del 25 settembre. Non occorre che ripeta ciò che in molti abbiamo scritto. Il 3 agosto ho pubblicato su HuffPost un intervento intitolato “Il grande imbroglio della legge elettorale. Tutti gli inganni che i cittadini devono conoscere quando vanno a votare il 25 settembre”.

Non c’è molto da scherzare sul flipper che imperversa sulle nostre teste. Lo spettacolo è penoso non solo perché lo stesso Ministero degli Interni non riesce a calcolare chi deve essere eletto secondo le disposizioni del “Rosatellum” voluto da tutti i partiti che hanno colto l’opportunità di designare i deputati e senatori quale che fosse il voto dei cittadini. Ma anche perché gli strascichi dei ricorsi dureranno l’intera legislatura.

Confermo qui che questa legge è semi-autoritaria per il semplice fatto che non permette a ciascun elettore di scegliere quale deve essere il suo rappresentante. Come altro si può definire se non con l’aggettivo “semiautoritario”?

Da tempo mi meraviglio che la Corte Costituzionale, altre volte così sollecita nell’intervenire nei processi elettorali, in questi anni non abbia mosso un dito per mettere in rilievo segnalandolo al Parlamento quali siano i punti che violano le disposizioni costituzionali circa la sovranità del popolo.

Oggi i nuovi parlamentari di tutti i partiti hanno l’occasione di fare ammenda. Forse dovrebbe proprio essere Ettore Rosato che, mi pare, presiederà la prima riunione della nuova Camera, a dichiarare pubblicamente l’errore che tutta la classe partitica ha fatto guardando al proprio interesse piuttosto che alla legittimità del processo elettorale.

Si dirà che i leader dei partiti non concordano sulla soluzione da adottare. Tuttavia alcune semplici principi possono essere affermati concordemente:
1) Occorre dare ai votanti la possibilità di scegliere non solo il partito ma anche il parlamentare che vogliono eleggere;
2) Basta con l’inganno delle candidature multiple che permettono qualsiasi ambiguità;
3) Come fare per scegliere il sistema che dà il massimo affidamento alla rappresentatività o alla governabilità, o a una combinazione dei due principi senza ricorrere a marchingegni incomprensibili.

Da parte mia mi permetto di indicare quattro sistemi, tutti limpidi e sperimentati che possono soddisfare alternativamente i suddetti principi:

a) La legge della costituente (1946) che dava il massimo di rappresentatività anche con il recupero con il CUN a lista fissa che consentiva ai piccoli partiti il diritto di tribuna;

b) La legge (indebitamente definita) “truffa” (1953) che consentiva una buona rappresentatività con la proporzionale di lista con preferenze e la governabilità con il collegamento tra liste politicamente convergenti a cui era attribuito un premio di maggioranza a chi superava il 50%+1 dei voti;

c) Il mattarellum (1993) con 3/4 di collegi uninominali e ¼ di recupero proporzionale su scala di circoscrizione con liste bloccate;

d) Da parte mia considero migliore il sistema francese con i collegi uninominali a due turni per il quale, se nessun candidato raggiunge il 50% dei voti al primo turno, si effettua il secondo turno tra i due migliori.