di Silvana Mangione
Abbiamo sempre citato le quattro parate di Columbus Day, che sfilano nella città metropolitana di New York, e si tengono rispettivamente ad Astoria, grande quartiere nel Borough (Municipalità) di Queens, nel Bronx, a Brooklyn e sulla Fifth Avenue di Manhattan, la Quinta Avenue (non la Quinta Strada, come molti dicono erroneamente). Per quanto riguarda Staten Island, dopo decine d'anni di celebrazioni, nel 2014 l'allora neo-eletto presidente del Borough di Staten Island, l'italoamericano James Oddo, repubblicano, rimasto in carica fino al 2021, comunicò invece pubblicamente il 16 agosto del suo primo anno di incarico, che avrebbe sostituito la parata con una "Italian American Culture Fest" intitolata "Rome through Richmond Town" e la parata di Staten Island ha cessato di esistere. Da notare che Staten Island ha sempre avuto una delle più alte percentuali di residenti di origine italiana. Sabato scorso, 8 ottobre, abbiamo marciato nella 45esima edizione della Parata organizzata dalla Federazione delle Organizzazioni Italo-Americane di Astoria. La Federazione di Queens, nota con l'acronimo inglese FIAO, è nata nel lontano 1975, ed è la prima in ordine di tempo fra le altre Federazioni di New York e del resto degli Stati Uniti. Lo scopo dichiarato era quello di dar vita a una partecipazione visibile della comunità ai festeggiamenti previsti nel 1976 per il bicentenario della nascita degli Stati Uniti, avvenuta nel 1776. La ragione vera era quella di riunire, sotto lo stesso ombrello, le numerose associazioni presenti nel quartiere, create per raccogliere i compaesani e intitolate alle cittadine di origine in Italia. Ognuna di esse ha un proprio statuto, un presidente, un comitato esecutivo, una sede sociale e un folto calendario di iniziative, da quelle religiose per il Santo patrono, a quelle conviviali, culturali, di godimento del tempo libero nello sport o in compagnia. A quell'epoca, la comunità italoamericana non era ancora considerata una forza importante in campo politico, perché non esprimeva un visibile voto di partito né un compatto voto di appartenenza nei confronti dei candidati meritevoli di origine italiana. La scalata della collettività verso la piena integrazione anche politica, infatti, non è stata breve né facile, nonostante l'assoluto successo riconosciuto a Fiorello La Guardia. che fu Sindaco di New York dal 1934 al 1945. La Grande Mela lo amò e lo ammirò tanto da intitolargli uno dei suoi aeroporti. La creazione della Federazione di Queens era scaturita dalle intuizioni di Vincenzo Iannece, di origine irpina, un meraviglioso tessitore di incontri con tutti i Presidenti della zona, un personaggio che, se avesse potuto accedere agli studi universitari, sarebbe arrivato ai massimi vertici in qualunque campo d'azione avesse scelto. Vincenzo, detto Vincent, con il cognome pronunciato all'americana "aiannisi", un paio di anni dopo s'inventò gli Italian American Awareness Days, le Giornate di presa di coscienza degli italoamericani, nel corso delle quali gli oratori, che provenivano dai diversi campi di interesse, spiegavano a platee di centinaia di persone come radicarsi nella società e far valere i propri diritti, prima di tutto quelli di cittadinanza, poi rispondevano a una raffica di domande degli interessati. Vincenzo aveva voluto al suo fianco e aveva convinto a partecipare i Presidenti delle altre Federazioni, spuntate come funghi dopo quella di Queens. Poi nacquero tutte le altre attività federative, dalle mini-maratone per la raccolta di fondi a favore delle fasce più deboli, al campo di calcio per i ragazzi e le squadre italoamericane, al Natale con i regali per i bambini, alle attività culturali, all'assistenza gratuita nella preparazione di documenti, all'ospitalità data ai patronati e molte altre cose ancora. La Parata di Astoria ebbe il suo debutto nel 1976 e si è ripetuta anno dopo anno, tranne che nel 2020 e 2021 per il divieto di assembramento, imposto per contrastare il diffondersi del COVID. Tradizionalmente, la Parata finisce nel cosiddetto Columbus Triangle, tra Astoria Boulevard e 32nd Street, davanti alla Statua di Cristoforo Colombo, finanziata dalla comunità con le raccolte di fondi iniziate nel 1920 e forgiata in bronzo dallo scultore Angelo Racioppi. Il piedestallo della statua in pietra fusa e la sua collocazione, in quello che era già stato ribattezzato Columbus Square, furono realizzati con l'aiuto della New York City Works Project Administration – Art Project, un'agenzia creata per dare lavoro dopo la crisi del 1929. L'intero monumento fu ufficialmente inaugurato il 12 ottobre del 1941. Quando gli Stati Uniti scesero in guerra, la statua fu rimossa e nascosta per evitare che venisse usata come metallo da fondere per costruire apparati bellici. Più volte insozzata di vernice rossa e ripulita dalla comunità, il 13 settembre del 2017 una mano, ancora ignota, la deturpò con uno spray color sangue e l'insulto: "Don't honor genocide, take it down", non onorate il genocidio, abbattetela. La Federazione si rimboccò di nuovo le maniche, la ripulì e la restituì al suo splendore. L'8 ottobre abbiamo potuto terminare ancora una volta il percorso di marcia attraverso Astoria, con la gente assiepata per salutare e applaudire, arrivando allo stand dei discorsi, al triangolo di Colombo. Erano presenti tutte le massime autorità locali, dal Presidente della municipalità di Queens alla Procuratrice distrettuale, dal capo della Polizia al Giudice della Corte suprema dello Stato di New York, Jerry Iannece, figlio di Vincenzo e Chairman dell'evento. Erano convenuti anche i rappresentanti delle massime istituzioni italiane: Consolato Generale, CGIE e Com.It.Es. di New York. Alla fine dei saluti, guidati dal Presidente della Federazione, Joe Di Pietro e dal Grand Marshal della parata, Vito Giannola, Ececutive V. President di un'importante banca americana, siamo andati a deporre una corona sotto la statua. Dall'alto, illuminata dal piacevole sole autunnale, ci guardava la targa col nome di Vincent Iannece, al quale è stato dedicato formalmente dalla Città il triangolo di Colombo, in riconoscimento del suo costante lavoro a favore della popolazione. E sono sicura che, da una nuvoletta nascosta, Vincenzo stesse sorridendo, perché ancora una volta lo scopritore dell'America è stato celebrato dalla "sua" Federazione.