Sergio Mattarella (foto: Depositphotos)

Franco Esposito

Gente da record, l'Italia Paese di primati. Uno dopo l'altro, ecco l'ultimo. In Italia, nei primi otto mesi dell'anno, gli infortuni sul lavoro sono aumentati del quaranta per cento. I dati non sono inventati, sono infatti veri, attuali, reali. Li ha forniti Inail. I numeri affermano quanto segue, e la sensazione che si prova è di sgomento. In Italia tre persone al giorno muoiono sul lavoro. "E questo non è degno di un Paese civile", il monito è firmato Sergio Mattarella, presidente della Repubblica Italiana.

Dal Quirinale parte un messaggio. Destinataria l'associazione invalidi. "Lavorare non può essere un rischio. In Italia lo è, e in maniera purtroppo palese. La Scuola intesa come rifugio non deve essere un porto franco". A Firenze l'ultimo morto sul lavoro in ordine di tempo. Se n'è andato un rider, travolto dalle esigenze di un lavoro diventato pericoloso. Un'autentica giungla. 

Davanti alle morti per lavoro, i sindacati non intendono starsene con le mani in mano. Pierpaolo Bombardieri, segretario Uil: "Tre morti al giorno e un aumento del quaranta per cento di disgrazie nei primi mesi del 2022? Sono cifre da guerra civile. Troppo spesso non sono omicidi, perché dietro queste tragedie ci sono consapevoli irresponsabilità". 

Un'occasione preziosa per parlarne, discutere, dibattere, la Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. "Serve a richiamare l'attenzione su un fenomeno inaccettabile". Un dolore grande per il Capo dello Stato, magari a dispetto dell'articolo 1 della Costituzione Repubblicana, che recita: "L'Itali è una repubblica fondata sul lavoro...". 

Terzo Paese in Europa nella graduatoria delle nazioni alle prese con la tragicità degli infortuni sul lavoro, l'Italia non riesce a contrastare la deriva, come la definisce Inail. Le vittime sono 667 nei primi otto nesi di quest'anno. In media 84 decessi al mese. Furono 772 nel 2921, in pieno Covid. Un più attento esame degli ultimi mesi  induce a ritenere che la circolazione del virus sia in diminuzione. Ma l'esplosione della cause di morte con Covid (+32% rispetto a un anno fa) ha causato un rialzo asimmetrico nelle denunce di infortuni. 484.561 rispetto alle 349.449 dei primi otto nesi del 2021. 

Si sono rivelate maggiormente a rischio le costruzioni, l'agricoltura, i trasporti. Chiara e forte, la denuncia arriva dal presidente Sergio Mattarella. "Nonostante i numerosi provvedimenti normativi, otto mesi raccontano storie di vite spezzate, di famiglie distrutte, di persone gravemente ferite, uomini e donne che invocano giustizia". Persone che invano si appellano alle istituzioni, ai datori di lavoro, "alla coscienza di chiunque sia nelle condizioni di rendere i luoghi di lavoro posti sicuri, in cui viene rispettata la dignità delle persone". 

Laddove la centralità del lavoratore, in  quanto uomo, dovrebbe trovare assoluta preminenza nella scala dei valori, Il Capo dello Stato ricorda a tutti che "l'affermazione dei diritti sui luoghi di lavoro, primo quella alla vita, è un generatore di valori per la società, per i lavoratori, per le imprese". 

Il dramma delle morti sul lavoro è un qualcosa di "inaccettabile". Il presidente della Repubblica lancia un'ulteriore serie di moniti. Il primo: recuperare il tempo perduto nell'ultimo scatto epocale. "Quando lo sviluppo di nuove tecnologie ha mutato radicalmente natura e dimensione e spazio temporale dei luoghi di lavoro. Di pari passo, non c'è stata finora la crescita proporzionata delle iniziative dedicate alla prevenzione. Un aspetto ignorato, e non qua e là; molto spesso. 

Le vittime da infortuni sul lavoro rappresentano ferite indelebili Sono vite strappate ai loro affetti, alle loro famiglie, alla società. "Non possiamo rassegnarci a una logica quasi di assuefazione alle continue notizie di incidenti", c'è una grande rabbia nelle parole del ministro del Lavoro Andrea Orlando, Il fenomeno comincia a preoccupare seriamente, molto seriamente, le istituzioni. Ma alle parole seguiranno i fatti, prima o poi? I precedenti fanno pensare piuttosto che il gravissimo problema tornerà a interessare i politici al prossimo incidente mortale sul lavoro. 

Una strage a puntate. Omicidi talvolta, non incidenti. Tragedie dettate da irresponsabilità e dalla fame di profitto. Questa lunga scia di sangue va fermata. Nei cantieri o sui campi, dovunque, dappertutto. "Dobbiamo alzare il nostro impegno", promette il sindacalista Cisl, Luigi Sbarra. Come quando? Qualcosa potrebbe accadere sabato 22 ottobre. A Roma, in piazza Santi Apostoli, è in programma la manifestazione nazionale. Preciso l'obiettivo che l'adunata si propone: il varo di una patente a punti per le imprese. Ma per fare cosa? Le imprese che non rispettano le norme di sicurezza non potranno continuare a lavorare. 

Perché la verità ha molte facce, come sempre, e anche questa nelle tragedie sul lavoro. La costante, perdurante precarietà nella sicurezza.