Di Matteo Forciniti

A quasi tre settimane di distanza dallo scandalo che abbiamo denunciato nel corso delle elezioni, in Uruguay esiste ancora un grande mistero irrisolto in attesa della seduta straordinaria del Comites di stasera: come ha fatto Aldo Lamorte a ottenere un voto non suo in quella che è una palese violazione delle legge elettorale provata da un video? Chi gli ha dato quel plico intestato a Valeria De Bellis come si legge chiaramente nel fermo-immagine? E poi, soprattutto, il rappresentante del Comites e del Cgie quanti altri voti non suoi è riuscito a ottenere? Quanti altri voti falsi ci sono stati?

Il tempo passa e a queste domande nessuno è in grado di rispondere, alla faccia della trasparenza proclamata dalle autorità diplomatiche. Eppure è tutto il processo organizzativo del voto italiano in Uruguay che dovrebbe essere messo sotto osservazione, sotto investigazione per capire come sia stato possibile arrivare a una figuraccia del genere, una manovra spudorata che non si era mai vista nonostante tutte le anomalie del sistema del voto all'estero.

Cerchiamo di ripercorre il tragitto di quel plico incriminato per provare a fare luce su una storia piena zeppa di ombre inquietanti.

La scheda dovrebbe essere uscita dalla tipografia Imprimex che ha sempre coperto ogni appuntamento elettorale nel paese. Da lì è passata poi al Correo Uruguayo (ovvero le Poste) che l'ha materialmente consegnata a qualcuno in un domicilio prima di finire -non si sa come- nelle mani del politico del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all'Estero) e del Partido Nacional.

Tanto Imprimex come il Correo Uruguayo dovrebbero essere messi seriamente sotto controllo, ma questo è stato fatto? Le due aziende, tra l'altro, hanno anche stipulato un contratto con l'Ambasciata sotto rigide condizioni.

La titolare del plico, Valeria De Bellis, ha smentito a Gente d'Italia qualsiasi coinvolgimento nella vicenda aggiungendo anche l'indirizzo registrato al Consolato non era aggiornato ma che in ogni caso riceveva sempre le comunicazioni più importanti. Ha detto la verità oppure si sta rendendo complice di un reato?

C'è un altro dettaglio estremamente importante da aggiungere su questa persona che merita di essere rilevato: facendo una rapida ricerca su internet si scopre che Valeria De Bellis lavora come agente immobiliare per la società Remax. Si tratta della stessa agenzia immobiliare che ha affittato all'Ambasciata italiana il locale dove ha funzionato per tre anni lo sportello informativo, un ufficio costato decine di migliaia di dollari fortemente voluto dal Maie in attesa dell'inaugurazione della nuova sede e molto criticato all'interno della collettività.

C'è qualche legame tra la ditta, le autorità italiane e il plico incriminato? In attesa dei chiarimenti da parte dell'Ambasciata, con il passare dei giorni aumentano i misteri in Uruguay.