Di Matteo Forciniti

Quando venne inaugurato -nell’agosto del 2019- venne definito addirittura come “il nuovo ufficio consolare di Montevideo” per la gioia del Maie (Movimento Associativo degli Italiani all’Estero). Quello che in realtà è stato uno sportello informativo dell’Ambasciata chiude ufficialmente i battenti oggi, venerdì, dopo una parabola vissuta a fasi alterne segnata dall’emergenza sanitaria e non solo.

 

L’ufficio Inform Italia di avenida Brasil era stato pensato per alleggerire l’insostenibile mole di lavoro che pende sui servizi consolari in Uruguay: una soluzione provvisoria in attesa della costruzione della nuova palazzina i cui lavori sono in dirittura d’arrivo. Dall’entusiasmo iniziale celebrato da politici e diplomatici però si è passati poco dopo a un clima ben diverso: per oltre un anno, tra il giugno del 2020 e il luglio del 2021, lo sportello informativo è rimasto aperto al pubblico soltanto un giorno a settimana, ridimensionato e snaturato rispetto a quelle che erano le sue intenzioni originarie. È stato molto sfortunato, certamente, ad aver vissuto appieno la pandemia ma anche quando in Uruguay riapriva tutto l’ufficio andava ancora a rilento, bloccato da una perenne emergenza.

Quanto è costato l’ufficio fortemente sponsorizzato dall’ex sottosegretario Ricardo Merlo e dal suo referente uruguaiano Aldo Lamorte? E poi, soprattutto, è servito davvero a qualcosa? L’affitto mensile è stato di circa 2mila dollari a cui però bisogna aggiungere un sacco di altre spese relazionate (agenzia immobiliare, trasloco, sicurezza) che hanno fatto lievitare notevolmente i costi.

Sono state tante, fin dall’inizio, le voci critiche a questa iniziativa all’interno della comunità italiana anche alla luce di un aspetto molto importante da sottolineare: in Uruguay il lavoro di informazione e supporto ai connazionali da tempo è esercitato dai patronati che sono fortemente radicati sul territorio. Tra i patronati, le associazioni e i rappresentanti a prevalere è lo scetticismo.

“Io ero contraria allora e oggi lo ribadisco” sostiene Filomena Narducci, responsabile del patronato Inas e in passato con diversi incarichi di rappresentanza. “Stiamo parlando di un ufficio che è servito a fare solo informazione, i problemi della collettività restano, anzi sono peggiorati. Oltre a essere stata strumentalizzata politicamente da più parti, questa soluzione è stata solo tanto fumo e non ha certamente risolto il problema dei servizi consolari. Lo Stato italiano ha scelto di spendere tantissimi soldi in questo modo ma tutti sappiamo che la vera priorità per risolvere il problema è puntare a un aumento del personale per poter soddisfare la domanda”. “Io ricordo” -prosegue la Narducci- “che al momento della decisione ci furono tante critiche, molti ad esempio proponevano l’utilizzo di un container o un centralino telefonico come soluzione temporanea. L’unica cosa certa è che oggi i problemi restano”.

Ancora più duro è il commento di Rolando Rossi, responsabile della sede di Las Piedras del patronato Inca oltre che consigliere del Comites: “L’ufficio informativo è servito solo per la campagna politica di un candidato” dice riferendosi al Maie e ad Aldo Lamorte. “Non ha prodotto niente di significativo per la collettività, sono stati buttati dei soldi solo per giustificare le promesse impossibili lanciate durante la campagna elettorale. Se proprio si voleva cercare una soluzione si poteva creare uno sportello all’interno della bellissima sede della nostra Ambasciata chiusa come un bunker per il pubblico”. Nel suo ragionamento Rossi fa anche autocritica: “Quello che è successo in Uruguay con questa vicenda è grave, le responsabilità sono tante ma bisogna fare anche autocritica come collettività dato che non siamo riusciti a protestare sufficientemente per evitare questo spreco”.

“Senza dubbio” -osserva José Tucci, responsabile del patronato Ital Uil per l’America Latina- “aver investito una quantità enorme di risorse in questo modo è stato un errore. Migliaia di euro potevano essere spesi in modo diverso per assicurare maggiori benefici alla popolazione. Ignoro i motivi con i quali è stata presa questa decisione ma in ogni caso la considero una mancanza di rispetto per la comunità italiana dell’Uruguay oltre che un inutile spreco”.